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La parola del Vescovo

La Chiesa dei Santi Quaranta martiri tra passato e presente

Paolo Emanuele · 10 anni fa

Il 15 novembre, presso la parrocchia San Francesco di Paola di Sambiase, la comunità della Parrocchia dei “Santi Quaranta Martiri”, ha organizzato un convegno dal titolo: “ La Chiesa dei Santi Quaranta martiri tra passato e presente”. Tra gli intervenuti anche il Vescovo Diocesano che ha voluto offrire ai presenti all’incontro il contributo che di seguito si propone. Cari amici, mi rallegra molto la vostra presenza e l’interesse che nutrite per la storia e l’identità che l’Abbazia dei Santi 40 martiri ci consegna ancora oggi. Ringrazio don Gianluca e i laici e le suore del Bambino Gesù che collaborano con lui, nella cura pastorale della nuova parrocchia che ho voluto intitolare ai 40 martiri, riprendendo l’antico titolo dell’Abbazia. Ringrazio anche e saluto i relatori e quanti interverranno con i loro contributi per aiutarci a recuperare la memoria di questa grande presenza. Non entro nei dettagli di una storia che lascio raccontare e condividere a chi interverrà dopo di me, ma desidero ugualmente guardare a ritroso per scoprire una traccia per un cammino nel futuro. L’Abbazia dei 40 martiri ci riporta all’antica Armenia, il primo regno che divenne cristiano ufficialmente nel 303. A questo dato, aggiungiamo che la stessa Sambiase, già ritenuta di vitale importanza per il dominio bizantino della regione, porta dentro di sé nome di San Biagio, Vescovo di Sebaste, città armena. Questi richiami all’oriente cosa hanno da dire alla nostra identità, per il futuro? Se è vero che gli uomini e le donne vivono e crescono a partire dalle relazioni e nelle relazioni, questo principio deve valere anche per le città, anche per le comunità. La storia della nostra città è una storia di una città che non solo ha conosciuto diverse dominazioni, ma ha saputo, grazie alla sua posizione geografica e all’ingegno dei suoi abitanti, entrare in relazione con altre culture e civiltà. Chi direbbe che nel cuore della città lametina o nella sua periferia, sia incastonato come una pietra nascosta e preziosa, un legame tanto forte con una terra sconosciuta come l’Armenia? Eppure è così. E gli storici potranno offrircene il motivo. Allo stesso motivo, come poter pretendere di avvicinarci alla memoria di questa comunità, tacendo l’origine cristiana della sua esistenza e identità? Parlare della storia dell’Abbazia dei Santi 40 martiri, aiuta i fedeli di questa parrocchia, da poco istituita, a consapevolizzare la grandezza della fede e della storia di chi ci ha preceduti. Papa Francesco, riferendosi alla memoria cristiana, si poneva qualche domanda, che possiamo fare anche nostre in questa sede. Considerando la storia dell’Abbazia dei Santi 40 martiri, «questa memoria è vicina a noi? O è una memoria un po’lontana, un po’diffusa, un po’arcaica, un po’da museo?». Quando la memoria non è vicina, quando non facciamo più esperienza della memoria, piano piano essa si trasforma in un semplice ricordo. Sentire vicina la memoria della nostra salvezza accende in noi la gioia. «E questa — ha specificato il Papa— è la gioia del popolo. è un principio della vita cristiana». C’è un antico detto di un maestro orientale: “Tutto quel che so fare, è tener viva la memoria di questa storia”. Cari amici e fedeli, teniamo viva la memoria, ma facciamo in modo che questa memoria sia per noi vicina, capace di scaldare il cuore e di farci gioire perché apparteniamo a un popolo, che ha saputo sempre sentirsi parte di un popolo più grande, quello cristiano, che non guarda i confini, le razze, le lingue, ma riesce ad abbracciare e accogliere tutti. A noi spetta il l’ambizioso compito di trovare la continuità con questa storia e memoria, non solo nell’auspicabile riqualificazione dell’aria archeologica dell’abbazia, ma anche nel rinnovare una presenza cristiana che ha segnato i natali di una comunità diocesana ben più ampia. Pertanto rinfreschiamo la memoria, ma per ricordare chi siamo! Un grazie e buon lavoro.