Anche in quest’anno il clero giovane ha concluso l’anno pastorale con il secondo momento di formazione permanente in terra umbra. Ventuno sacerdoti della nostra Diocesi insieme al pastore Mons. Luigi Cantafora si sono ritrovati dal 16 al 18 giugno ad Assisi per vivere questo momento di comunione e formazione umana e spirituale. La visita ai luoghi di S. Francesco è coincisa con alcuni momenti di riflessione e formazione. Nella prima tappa vissuta a S. Damiano, incontrando don Pierangelo Giorgi sacerdote della diocesi di Roma, attraverso la sua esperienza di presbitero, veniva sottolineata l’importanza di rimotivare il proprio sacerdozio facendo attenzione alle fatiche che rischiano di impoverire il ministero e alle sfide che oggi interpellano e fanno paura nello stesso tempo, puntando sulla infinita misericordia di Dio, il quale mai mortifica l’uomo, ma è sempre pronto a consolarlo con la sua grazia, ricordando che più il sacerdote è provato più Dio lo ricolma di grazie e di doni. I momenti di formazione umana sono stati curati da Antonella Tropea e Silvestro Paluzzi, coppia di psicologi della Diocesi di Roma che già da tempo conoscono e seguono il nostro clero. Attraverso dinamiche di gruppo hanno aiutato a riflettere sulla soddisfazione/insoddisfazione di un presbitero e sulla conoscenza di se stessi, per rimotivare alla luce della Parola di Dio il ministero. Bisogna far sempre più coincidere il proprio progetto di vita con la volontà del Padre, affinché oggi la vita sacerdotale e ministeriale abbia pieno valore. Altro momento significativo è stato la visita alla città di Cascia con la concelebrazione nella Basilica di S. Rita; sulla sua testimonianza di santità la sottolineatura è caduta sulla dimensione della penitenza e del perdono come virtù fondamentali che devono animare la vita la missione del presbitero. L’ultimo giorno nella concelebrazione all’Eremo delle Carceri il vescovo tirando le somme di questi giorni, vissuti insieme ai suoi sacerdoti, ha ripreso l’importanza della formazione permanente del clero soprattutto nei primi quindici anni di ministero sacerdotale. Esortando i presbiteri durante l’omelia ricordava che questi momenti aiutano a far crescere la comunione, il confronto e la riflessione personale. Nel richiamo dei padri del deserto il presule poneva in particolare evidenza come per un presbitero la battaglia del cuore sia fondamentale, perché esso determina la sua vita e le scelte: il cuore indurito e ostinato al male va continuamente circonciso, perché da esso nascono le intenzioni cattive. La formazione permanente è l’occasione per circoncidere il cuore, significa rigenerarsi per decidere di vivere in modo nuovo. Il cuore cercando la conoscenza del Signore diventa intelligente nell’esperienza di Dio. Il rischio per un presbitero che non fa questo lavoro è di cadere nell’accidia spirituale, che lo porta ad impoverirsi e isolarsi all’interno di una comunità , trascinando nella sua miseria tutte le persone che gli sono state affidate. Oggi l’ostacolo più grande alla pastorale si riscontra nel non sapersi mettere nei panni degli altri, con la conseguenza di rinchiudersi nelle proprie rigidità e nei propri ruoli. Nel luogo in cui S. Francesco scoprì il tesoro del grande Re, la sua chiamata all’apostolato e alla donazione totale verso i fratelli, il nostro clero rientra in Diocesi con la convinzione che riscoprire la gioia del proprio ministero nella grazia e nel perdono di Dio, pone ancora oggi il sacerdote ad essere strumento di salvezza e di amore in mezzo alla sua gente.
Vita diocesana
Formazione clero giovane
Paolo Emanuele · 10 anni fa