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Uomo chi sei? Non ti riconosco più

Paolo Emanuele · 10 anni fa

Un marito che uccide in modo brutale moglie e figli, forse per “tornare ad essere libero di rinnamorarsi”. Eccoci di fronte ad una tremenda strage familiare, l’ennesima purtroppo, che lascia senza parole per cattiveria e non senso. Forse l’unica parola che si erge prepotente nel cuore è quella gridata dalla moglie, già ferita dal marito: perché? In attesa di maggiori dettagli, già in molti hanno dato diverse chiavi di lettura della vicenda: dalla spaventosa immaturità del soggetto ad un suo plausibile disturbo di personalità; dal raptus omicida all’omicidio lungamente premeditato nel cuore… qualcuno forse ci avrà pure messo di mezzo la crisi… Ma diciamocelo chiaramente: per quanto ci possa essere di vero in tutte le varie spiegazioni, non basta. Qui ci si ritrova faccia a faccia con il mistero del male, quel male che l’uomo può misteriosamente e drammaticamente scegliere, diventando così fautore di sofferenza e di morte. La Bibbia più volte paragona il cuore dell’uomo a un abisso, che solo Dio può colmare e trasformare col suo Amore. Se Dio viene meno dal cuore dell’uomo, diviene realmente capace di ogni cosa: accecato dal proprio egoismo e tentato dal Maligno, confuso tra verità e menzogna, illuso che la vera libertà sia non aver responsabilità e far ciò che si vuole, persino una moglie o un marito possono diventare “da dolce metà” e “carne della propria carne” a intralcio; i figli da dono a peso; “l’amore per sempre” da sogno a incubo, da legame di bontà a laccio soffocante, limite alla propria libertà, o meglio, al proprio infantile libertinaggio. Fino a giungere all’estremo: eliminare, in un modo o in un altro, quelli che ostacolano i propri progetti: sì, un po’come Giuda, che convinto nel cuore dal diavolo di tradire Gesù, attuò, senza più riflettere quella sua precisa volontà, senza calcolare i danni e il male che stava per compiere. Come accecati, interessa solo perseguire il proprio scopo: l’altro non è più fratello ma nemico. Siamo all’apoteosi dell’iniquità. Ma poi, al “risveglio”, ecco il dramma: non liberi di ripartire, ma prigionieri del male. La soluzione suggerita, si è rivelata un tremendo imbroglio, un inganno. Ora c’è solo spazio per il dolore, per il non senso, per la rabbia. Ecco in profondità l’opera del “falsario”: imbrogliare, defraudare, distruggere e poi abbandonare. Ci può essere via d’uscita da tutto questo? Sia per chi ha ucciso, sia per chi è morto, sia per chi, straziato o meno, è rimasto? Sì. Una è la Via: quella del Crocifisso risorto, che ha dato la sua vita per noi, perché anche un assassino possa trovare perdono, perché chi muore possa incontrare Dio, e perché chi è pellegrino sulla terra possa, aprendosi alla fede, sperimentare la liberazione dalla schiavitù del male e della morte. Sì, come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica: «”Il mistero dell'iniquità” (2 Ts 2,7) si illumina soltanto alla luce del mistero della pietà. La rivelazione dell'amore divino in Cristo ha manifestato ad un tempo l'estensione del male e la sovrabbondanza della grazia (CCC 385). Resta il fatto che davanti a episodi del genere non possiamo non riflettere e soprattutto non cambiare. Non possiamo continuare a far finta di niente, a banalizzare le nostre scelte, a non curare la nostra interiorità, non rendendoci conto che la vita è una cosa seria, che c’è una meta da raggiungere e anche un nemico da combattere spiritualmente, dove in gioco non c’è solo il nostro bene ma anche quello di chi ci sta vicino. Sì, le nostre decisioni hanno un peso: noi siamo chiamati ad essere custodi gli uni degli altri, amandoli, perché solo l’Amore di Dio ci rende liberi: il bene rende liberi, mentre il male rende schiavi. Che il Signore abbia misericordia di noi e ci dia il coraggio di amare. Per questo vogliamo concludere questa breve riflessione pregando con alcune delle parole pronunciate da Papa Francesco in Terra Santa, nella memoria dello Yad Vashem:

Uomo, chi sei? Non ti riconosco più. Chi sei, uomo? Chi sei diventato? Di quale orrore sei stato capace? Che cosa ti ha fatto cadere così in basso? Non è la polvere del suolo, da cui sei tratto. La polvere del suolo è cosa buona, opera delle mie mani. Non è l’alito di vita che ho soffiato nelle tue narici. Quel soffio viene da me, è cosa molto buona (cfr Gen 2,7). No, questo abisso non può essere solo opera tua, delle tue mani, del tuo cuore… Chi ti ha corrotto? Chi ti ha sfigurato? Chi ti ha contagiato la presunzione di impadronirti del bene e del male? Chi ti ha convinto che eri dio? Non solo hai torturato e ucciso i tuoi fratelli, ma li hai offerti in sacrificio a te stesso, perché ti sei eretto a dio. Oggi torniamo ad ascoltare qui la voce di Dio: “Adamo, dove sei?”.

Dal suolo si leva un gemito sommesso: Pietà di noi, Signore! A te, Signore nostro Dio, la giustizia, a noi il disonore sul volto, la vergogna (cfr Bar 1,15). Ci è venuto addosso un male quale mai era avvenuto sotto la volta del cielo (cfrBar 2,2). Ora, Signore, ascolta la nostra preghiera, ascolta la nostra supplica, salvaci per la tua misericordia. Salvaci da questa mostruosità. Signore onnipotente, un’anima nell’angoscia grida verso di te. Ascolta, Signore, abbi pietà! Abbiamo peccato contro di te. Tu regni per sempre (cfr Bar 3,1-2). Ricordati di noi nella tua misericordia. Dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come uomini, siamo stati capaci di fare, di vergognarci di questa massima idolatria, di aver disprezzato e distrutto la nostra carne, quella che tu impastasti dal fango, quella che tu vivificasti col tuo alito di vita.

Mai più, Signore, mai più! “Adamo, dove sei?”. Eccoci, Signore, con la vergogna di ciò che l’uomo, creato a tua immagine e somiglianza, è stato capace di fare. Ricordati di noi nella tua misericordia.