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Chiesa

VITA CONSACRATA: QUANTI ISTITUTI? COME SI INCONTRANO? CHI LI COORDINA?

Paolo Emanuele · 10 anni fa

L’ANTEFATTO

Nel 1950 fu celebrato a Roma uno storico Congresso per la vita Consacrata. Fu suggerito agli Istituti religiosi di unirsi e di organizzarsi collettivamente, sia a livello nazionale che internazionale, per realizzare insieme il rinnovamento e l’aggiornamento della vita religiosa. Unioni di vario genere e diversi livelli, alcune già avviate da tempo, sorsero ben presto in tutta la Chiesa. Nel 1957, i Provinciali italiani, degli ordini maschili, convenuti a Roma, stesero un Regolamento provvisorio, che fu poi mandato a tutti gli Istituti, perché ne prendessero visione. La totalità espresse parere favorevole circa la costituzione della Conferenza Italiana dei Superiori Maggiori (CISM) su scala nazionale e regionale. Iniziava intanto la redazione del primo statuto. L’Unione delle Superiore Maggiori d’Italia (USMI) è un organismo di diritto pontificio con personalità giuridica (can. 709), costituito con Decreto della Sacra Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secolari e regolato dalle norme di uno Statuto che favorisce ed esprime le esigenze di comunione tra gli Istituti femminili - nel rispetto e nella valorizzazione delle specificità dei vari carismi - per promuovere un dinamico inserimento della Vita Consacrata nella Chiesa in Italia.

IL FATTO

Il 2 giugno, a Cosenza, c’è stato il Convegno Regionale, CISM e USMI: VITA CONSACRATA: TESTIMONIANZA CREDIBILE DI CRISTO RISORTO. Dalla nostra Diocesi siamo partiti in 32 e siamo stati contenti, sia della fraternità che si è creata, sia della relazione della dottoressa Giuliana Martirani. Esperta geografa dello sviluppo ci ha indicato La Via della Bellezza come salvaguardia e custodia del Creato; interessantissima è stata la fiduciosa sollecitudine a riscoprire la capacità dei sud (d’Italia, ma anche d’Europa e del Mondo intero) di sostenere uno sviluppo solidale, evangelico ed integrale; attraverso quella che lei chiama: “Mistica Meridiana”. Cioè quella naturale accoglienza del diverso e del sofferente, quel senso pratico, nel risolvere con semplicità ed umiltà ogni forma di emergenza e difficoltà, che caratterizza proprio i popoli in maggiori difficoltà economiche e sociali. Per le Suore, Frati e Consacrati con vari Carismi e Missioni, è un dovere e una necessità incontrarsi, per collaborare e crescere nel servizio alla Chiesa. Nella nostra Diocesi, sappiamo tutti, che il Vescovo padre Luigi Cantafora, negli ultimi 10 anni di storia diocesana è riuscito a far confluire consacrati (o aspiranti tali) di ogni forma e colore, spesso attirandosi critiche e disapprovazioni anche aspre. Da parte nostra c’è desiderio di collaborare e servire con la gioia nel cuore il Regno di Dio. Vale a dire che tra le suore e i frati, pur appartenendo a Istituti, o congregazioni, diverse si va consolidando una rete di collaborazione e di scambio, a servizio della Persona Umana. Una prospettiva tutta da percorrere, che trova manforte nelle intenzioni di Papa Bergoglio.

IL FATTIBILE

Infatti il 2015 sarà un anno dedicato alla vita consacrata. Lo ha annunciato Papa Francesco a novembre 2013 a Roma. Tra l’altro ha detto che la radicalità è richiesta a tutti i cristiani, ma i religiosi sono chiamati a seguire il Signore in maniera speciale. «Sono uomini e donne che possono svegliare il mondo. La vita consacrata è profezia. Dio ci chiede di uscire dal nido che ci contiene ed essere inviati nelle frontiere del mondo, evitando la tentazione di addomesticarle. Questo è il modo più concreto di imitare il Signore». Il Papa insiste molto sulla formazione, sottolineando che in questo campo è imprescindibile evitare ogni forma di ipocrisia e di clericalismo. «La formazione è un’opera artigianale, non poliziesca», ha affermato Papa Francesco. E ha aggiunto: «l’obiettivo è formare religiosi che abbiano un cuore tenero e non acido come l’aceto. Tutti siamo peccatori, ma non corrotti. Si accettino i peccatori, ma non i corrotti». Interrogato sulle mutue relazioni tra i religiosi e le Chiese particolari nelle quali essi sono inseriti, Papa Francesco ha affermato di conoscere per esperienza i problemi possibili. «Noi vescovi dobbiamo capire che le persone consacrate non sono materiale di aiuto, ma sono carismi che arricchiscono le diocesi». Con desiderio sincero di mettere in pratica il Vangelo, cercheremo in tutti i modi di farci conoscere meglio, in questo anno di Grazia che ci viene offerto dall’intuizione del Papa, fedele portavoce dello Spirito Evangelico.