·

Cultura e Società

DIVORZIO BREVE: IL TRISTE ISTITUTO

Sabatino Savaglio · 10 anni fa

Il 29 maggio la camera dei deputati ha approvato a larga maggioranza la legge sul "divorzio breve", visto l' accordo trasversale fin dal momento della discussione in commissione giustizia della proposta di legge. La nuova legge che contempla la modifica dell' art. 191 del codice civile e dell' art. 3 della legge n° 898 del 1/12/1970 , stabilisce la riduzione dei termini per lo scioglimento del matrimonio dagli attuali 3 ad 1 anno nel caso di separazione giudiziale ed addirittura a 6 mesi nel caso di separazione consensuale a partire dal momento in cui i coniugi sono comparsi dinanzi al presidente del tribunale nel giudizio di separazione. Il legislatore In sede di discussione ha voluto sottolineare la rigidità della legge n°898/70 in quanto è limitativa della libertà e dell' autonomia dei soggetti rispetto alle attuali dinamiche sociali, risultando d' intralcio per le successive scelte di vita, oltretutto l' applicazione del provvedimento è vista come un grande passo in avanti in quanto produrrà enormi benefici per gli interessati, oltretutto l' attuazione al caso concreto prescinde dalla presenza o meno di figli all' interno del nucleo familiare.In un paese civile il governo dovrebbe attuare politiche orientate a promuovere la famiglia che rappresenta il fulcro della società, il contenitore per eccellenza di principi e valori fondamentali alla base del vivere quotidiano, orientare le coscienze dei giovani a vivere il loro amore nella pace e nella serenità ed unirsi in matrimonio dinanzi a Dio e portare al mondo dei figli che sono i raggi di luce che illuminano d'immenso la coppia. la legge approvata sembra andare nella direzione opposta in quanto rappresenta un ulteriore strumento di indebolimento delle fondamenta sulle quali è basata la famiglia. In tal senso effetti disgreganti del tessuto familiare si sono manifestati subito dopo l' entrata in vigore della succitata legge n° 898/70 che fu vista dal legislatore e dai sostenitori come una grande conquista di civiltà. In realtà ha contribuito a diffondere la consapevolezza che la sacra unità familiare, che ha contraddistinto la storia ultramillenaria del nostro mondo e che si basa sul vincolo di indissolubilità che lega i coniugi orientati al mantenimento ed alla crescita della prole, è frutto di una concezione anacronistica della realtà. Come conseguenza negli ultimi 4 decenni c'è stata una crescita esponenziale dei divorzi e quindi l' assurda concezione che un limite temporale sia connaturato alla durata del coniugio, con la relativa crescita delle convivenze more uxorio che lasciano percepire una visione del rapporto più debole rispetto al matrimonio che salda le menti e gli animi dell' uomo e della donna sopratutto se consacrato dal Signore. La tristezza del provvedimento consiste nel porre come punto d' interesse non tanto la famiglia ma gli interessi egoistici dell' uomo e della donna presi singolarmente. In questo quadro gli effetti negativi maggiori si riversano sulla prole che vittima degli egoismi dei genitori diventa oggetto di pretesa e nello stesso tempo subisce la mancanza di quell' amore e di quell' affetto che solo un papà ed una mamma sotto lo stesso tetto possono dare. Quindi i nostri cari governanti dovrebbero adottare leggi che preservino il rapporto coniugale predisponendo adeguati sistemi di assistenza psicologica, consultori per le coppie che attraversano un momento di crisi e quindi adottare tutti gli strumenti possibili di mediazione familiare per favorire la riconciliazione dei coniugi, perché il grado di civiltà di una nazione si deve evincere non tanto dalla capacità del legislatore di adottare provvedimenti che producono una liquefazione dell' istituto famiglia ma dal valorizzare sempre più quel bene" Famiglia sacra" che il Signore ci ha consegnato.