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La parola del Vescovo

Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori

Paolo Emanuele · 10 anni fa

L'omelia di mons. Cantafora nella Via Crucis del venerdì santo 1 “Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente” (Is 52,13). Il profeta parla di successo, onore e esaltazione, eppure oggi è Venerdì Santo. L’altare è nudo, il silenzio ci avvolge, tra poco una Croce attirerà il nostro sguardo e la nostra preghiera. è un giorno veramente straordinario questo! La nostra preghiera, oggi, è una preghiera di adorazione e benedizione. Noi adoriamo Cristo che muore in Croce e lo benediciamo perché ha aperto per noi, la via della salvezza e della redenzione.

Per questo l’autore della Lettera agli Ebrei scrive: “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno” (Eb 5,7). Noi, seppur colpevoli e responsabili di questa morte, ci presentiamo all’altare di Dio perché Cristo stesso ha preso parte alle nostre debolezze. Infatti “egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori”. Questa è la prima sconvolgente risposta al Venerdì Santo del Signore. Cristo è morto per noi.La sua morte ci riguarda, la sua morte è nostra, è per noi, è a vantaggio nostro. Prendendo su di sé i nostri peccati, Cristo ha fatto morire il peccato e ne ha eliminato il potere. La passione e morte del Signore sono avvenute per me e per te.Egli, l’unico innocente e giusto, ha preso su di sé le nostre ingiustizie, sul proprio corpo, versando il proprio sangue per noi. E così ha tolto ogni potere al peccato su di noi e nel suo sangue siamo stati salvati.Cristo non ci perdona con un decreto, ma con il suo amore. E la Croce, con la sua sofferenza e umiliazione, è la testimonianza dell’amore di Dio, un amore che si fa niente, si fa peccato. Per questo, ognuno di noi, stasera può dire: dov’è il mio peccato? Quello più grave, che fa sentire il suo peso e tutto il suo rimorso? Dov’è il mio peccato? Il tuo peccato, il nostro peccato è in Croce. “Cerca il tuo peccato nelle piaghe del Signore, e il tuo peccato sarà perdonato, le tue piaghe saranno guarite” (cfr. Papa Francesco, Omelia 8.04.2014). Ma, sulla Croce, il Signore non soltanto inchioda il nostro peccato e lo sconfigge; sulla Croce il Signore genera la Sua Chiesa.“Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.” Ma dopo quel primo e unico Venerdì Santo, egli ha fatto di noi un popolo di figli di Dio e suoi coeredi. Sì, oh carissimi, il frutto della Croce è il popolo dei salvati. Il frutto della Croce, siamo noi, la sua Chiesa!Oggi Gesù ce la indica di nuovo: “Ecco tua madre”. Siamo tutti pronti a criticare questa madre. Qualche volta ne prendiamo le distanze, perché ne vediamo i limiti ed anche il peccato. Ci comportiamo con lei come dei figli ribelli. Però la amiamo!Altre volte ci tiriamo fuori con orgoglio dalla sua vita, perché preferiamo fare da soli e seguire noi stessi. Però la amiamo, è nostra madre!Ma così facendo, sviliamo la potenza della Croce dentro di noi, perché Cristo muore, appunto per scongiurare il pericolo che ognuno segua la sua strada individualistica ed egoistica, chiusa ai fratelli. Per questo sotto la croce ritroviamo quell’unità tra noi e con Lui per cui il Signore ha pregato prima di essere arrestato e condannato. Infatti “Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti”.Anche noi siamo questi molti, che da sotto la Croce attendono l’alba del giorno di Pasqua, quando ogni peccato, ogni divisione e ogni morte scompare per cedere il posto alla luce senza tramonto dell’amore di Dio. Un Vescovo dell’antico Oriente pone sulle labbra del Signore in Croce queste parole, le lasciamo riecheggiare anche per noi, come parola di vita e di consolazione. “Sono io che ho distrutto la morte, che ho trionfato sul nemico, che ho rapito l’uomo alla sommità dei cieli. Orsù, dunque, venite voi tutte stirpi umane immerse nei peccati. Ricevete la remissione dei peccati. Sono io, infatti, la vostra remissione ... io il vostro riscatto, io la vostra vita, io la vostra risurrezione, io la vostra luce, io la vostra salvezza” (Melitone di Sardi). Accostiamoci dunque al trono della grazia con piena fiducia di essere amati, liberati e salvati!