“Con questa processione del Venerdì Santo abbiamo voluto rinnovare la nostra fede in Cristo
morto e risorto per la nostra salvezza, perché la morte di Gesù non è fine a se stessa, ma è una morte redentrice. Fissandolo e mettendosi in ginocchio dinanzi a Gesù Crocifisso, si comprende la follia, la pazzia dell’amore, la pazzia di un uomo che ha dato tutto se stesso per noi, Per questo è il più bello dei figli dell’uomo”.
Cosi intorno alle 20 di ieri, Venerdì Santo, il vescovo Luigi Cantafora, ha concluso dal sagrato della chiesa di San Francesco di Paola in Lamezia ovest la processione dei
La processione dei
Dopo il bacio della Croce e la Comunione, il via alla processione con l’uscita dello stendardo della confraternita dell’Annunziata, preceduto dai bambini con le croci. Quindi, ecco le otto statue, portate dagli statuari, che una ad una, sono uscite dalla chiesa dell’Annunziata: Gesù all’orto, Gesù alla colonna, Ecce Homo, Gesù che porta la Croce; a seguire, un figurante, Franco Mastroianni, che ha impersonato Gesù caricato dalla Croce; poi il Crocifisso, portato tradizionalmente dalla famiglia Caligiuri e congiunti; quindi, “a Varetta” –Gesù Morto-, con ai lati i Carabinieri della locale Stazione, guidati dal luogotenente Mimmo Medici; a chiudere, la statua dell’Addolorata, portata da alcune donne, e quella di San Giovanni. Quindi, il vescovo con alcuni sacerdoti diocesani e delle chiese del Quartiere ovest della città. Dietro, tra il popolo di Dio –che ha partecipato numeroso con compostezza, silenzio e preghiera-, la presenza del sindaco di Lamezia Gianni Speranza, di alcuni assessori e consiglieri comunali. La popolazione ha percorso tutto il tragitto della processione, snodatasi per le tradizionali vie di Sambiase; durante l’itinerario si è pregato con le Stazioni della Via Crucis e con canti tradizionali del Venerdì Santo; ma si è pregato in particolare per gli ammalati, per le famiglie, per le persone senza lavoro e per le autorità civili, militari e religiose.
Arrivati all’ingresso della chiesa di San Francesco, monsignor Cantafora ha rimarcato che “in quell’uomo crocifisso c’è il segno più grande della pazzia di Dio, che ha tanto amato gli uomini. Questa contemplazione –ha aggiunto monsignor Cantafora- si fa in silenzio. E il nostro non è un silenzio vuoto, senza senso, ma sentiamo che questo silenzio è carico di attesa, di tensione. Questo silenzio diventa per noi la fonte della rinascita”. Il Pastore della Chiesa lametina a chiusura della sua riflessione ha voluto sottolineare che “il Kyrios, il Signore, è il vero dominatore della nostra vita, colui che ci domina servendoci. Che in questo Sabato Santo –ha concluso il vescovo- Lui ci dia la gioia di attendere l’alba della risurrezione. E allora per tutti noi c’è la speranza di una umanità nuova”. Quindi, monsignor Cantafora ha impartito la benedizione col Crocifisso e la processione si è conclusa nella chiesa dell’Annunziata, ove i fedeli hanno fatto la fila, com’è ormai tradizione, per il bacio delle statue.
Sempre ieri, Venerdì Santo, ma in serata, dopo la funzione in Cattedrale, ha avuto inizio la Processione col Cristo morto e la Madonna Addolorata -giunti da San Teodoro-; e poi la Via Crucis su corso Numistrano, presieduta dal vescovo, con la partecipazione di tutte le parrocchie della Città di Lamezia Terme.
Oggi, Sabato Santo, alle 23 il Vescovo presiederà la Veglia Pasquale in Duomo. Mentre domani, Pasqua di Resurrezione del Signore, le SS. Messe in Cattedrale saranno alle ore 7:30, 10:30, 12 (presieduta dal vescovo) e 18:30.