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Movimenti e Associazioni

La solidarietà tra le Chiese regala una scuola alle popolazioni del terremoto

Don Giacomo Panizza · 13 anni fa

Ricordiamo quando la terra ha tremato in piena notte, il 6 aprile 2009 alle ore 3,32, colpendo un’ampia zona della provincia de L’Aquila provocando 298 vittime. Ricordiamo anche gli ingenti danni ad abitazioni, scuole, luoghi di lavoro, di ricreazione e di culto, di cui molti non ancora recuperati. In quei giorni la Protezione civile segnalava le persone sfollate in oltre 64 mila unità, 32.103 delle quali alloggiate in 170 tendopoli; 23.980 dislocate in 457 strutture negli alberghi di Pescara, Teramo, Chieti e Ascoli Piceno; e circa 8.729 persone accolte in 2.185 abitazioni messe a disposizione di privati. A questi sfollati sistemati tramite i canali ufficiali, se ne aggiungevano altre decine di migliaia che rimediavano sistemazioni autonome, dormivano in auto, camper e roulotte, allestivano microinsediamenti spontanei di tende nel giardino di casa o presso parenti o parrocchie.

Di fronte alla tragedia e ai disagi conseguenti, le Chiese che sono in Italia, e anche quelle della Calabria, non sono rimaste alla finestra a guardare. La Delegazione calabrese della Caritas ha partecipato fin da subito con tempestivi e preziosi interventi per portare i primi aiuti come risposta ai bisogni primari (generi alimentari, vestiario, letti, coperte, igienico-sanitari). Man mano che l’emergenza si andava superando, d’intesa con la Chiesa abruzzese e la popolazione terremotata, abbiamo promosso un progetto di ricostruzione, ideato in gemellaggio con le Caritas della Toscana.

L’impegno del nostro volontariato s’è profuso ascoltando le persone e le parrocchie di quei territori disagiati e prendendosi cura di anziani, ammalati, disabili e minori, per liberare tempo ai giovani e agli adulti per il loro lavoro e la cura della casa. Una volta stabilizzata la presenza nelle tendopoli e nei centri di accoglienza, le Caritas della Calabria e della Toscana hanno ritenuto valido e pratico donare alla popolazione di uno dei comuni disastrati una struttura utile, che contenesse un germe di speranza e potesse ridestare nella popolazione il coraggio di rimanere ad intraprendere in autonomia la strada del futuro.

A quasi due anni dal violento terremoto che ha colpito L’Aquila e le zone circostanti dell’Abruzzo, la Chiesa è ancora accanto alla popolazione. Nel comune di Fossa (AQ), sabato 26 febbraio 2011, Monsignor Luigi Antonio Cantafora, Vescovo di Lamezia Terme, ha inaugurato una scuola primaria e dell’infanzia frutto dell’impegno ecclesiale attento ai bisogni umani e sociali. Del suo messaggio riporto alcune frasi esplicative dell’iniziativa.

« Sono veramente lieto di partecipare all’inaugurazione della Scuola primaria e dell’infanzia “Don Pino Puglisi”, realizzata grazie al contributo delle Caritas regionali della Toscana e della Calabria che io rappresento.

Anche la Calabria sa cosa voglia dire il terremoto e sa cosa voglia dire essere poveri, ed anche ritrovarsi impoveriti da un momento all’altro a causa di un disastro sismico o di una frana, di una mareggiata o un’alluvione. Aiutarsi a vicenda, solidarizzare, condividere le fatiche e le speranze tra vicini e anche tra lontani nel momento del bisogno è un segno di fratellanza umana e cristiana.

Nel frangente del terremoto d’Abruzzo poi, si manifesta come un grande segno di speranza che i poveri aiutino i poveri.

Così è successo per noi in Calabria. Dio solo sa quanti bisogni, quante necessità, quante povertà! Eppure non è venuta meno la generosità, la solidarietà di questo popolo sofferente. Questo diventa un segno di giustizia: dare all’altro ciò che serve a me per vivere. Così si moltiplica il bene!

Un altro segno di bene è il realizzare le cose insieme. Le Caritas della regione Toscana e della Calabria hanno elaborato e promosso un progetto comune.

Per questo sento di ringraziare la Caritas nazionale che sa creare ponti, legami tra le diverse realtà. Come anche ringrazio vivamente tutti e tutte coloro che dalla Calabria e dalla Toscana hanno donato tempo, energie e anima per la realizzazione di quest’opera-segno, utile al pensiero e alla socializzazione dei piccoli.

Infine è bello che la scuola sia intitolata ad un uomo del Sud, Don Pino Puglisi, un uomo che ha saputo fare della sua vita un dono per gli altri fino alla testimonianza suprema. Auguro che i bambini e le bambine di questa scuola possano apprendere da questi testimoni la sapienza della vita!»