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Liturgia

La ricorrenza delle Ceneri

Ugo Caravia · 13 anni fa

“Ricordati che sei polvere e polvere tornerai ad essere”. E’la formula che pronunciava il sacerdote nel tradizionale rito delle Ceneri, con il quale ha inizio la quaresima, il lungo periodo – cioè – che precede la Pasqua, durante il quale i fedeli sono invitati a rivivere i misteri della salvezza, con grande coinvolgimento nelle suggestive cerimonie di cui tale periodo è assai ricco . Funzioni che, a ben guardare, vengono introdotte – talvolta come quest’anno, con largo anticipo – quando sono trascorsi appena 40 giorni dal Natale, il 2 febbraio, la “Candelora”.

La lettura della profezia del vecchio Simeone che ringrazia Dio per avergli concesso di vedere, prima di morire, il Messia, e che rivolgendosi poi alla Madre del Bambino, adombra il mistero della Passione, costituisce di per sé un addentellato significativo con il percorso liturgico della quaresima. Il rito delle Ceneri è, come si sa, finalizzato ad esortare i fedeli a liberarsi dalla seduzione dei beni terreni.

Esiste, qui da noi, un proverbio dialettale assai eloquente, a tale riguardo. Dice: “Nasci tu, mussu cundutu, trasu io sarda salata”. Si riferisce proprio al mercoledì delle Ceneri, indicandolo come giorno di inizio del precetto di mangiare di magro durante la quaresima ed, in alcuni giorni, anche dall’obbligo del digiuno. Dalla tavola venivano banditi anche i condimenti grassi dei cibi, per fare, invece, ampio spazio ai pesci, a quelli conservati sotto sale (“sarda salata”), più comuni sul mercato. Una mortificazione prevalentemente materiale, che la Chiesa ha, nel tempo, fortemente ridimensionato.

Con la nuova formula per la simbolica deposizione delle Ceneri sul capo dei fedeli, la liturgia sacra ribadisce che “l’uomo è polvere”; ma, con maggior forza, ammonisce percorso spirituale verso la Pasqua. Già da diverse settimane le letture delle celebrazioni eucaristiche domenicali insistono su questo tema, esortando i fedeli all’adesione più completa al progetto evangelico che è soprattutto amore verso Dio e verso il prossimo. Ecco, dunque, che la quaresima offre, oltretutto, anche una occasione perché il cristiano maturi sempre meglio la convinzione di impegnarsi nella società per lottare l’egoismo, la sopraffazione dei più deboli, attraverso anche l’assunzione di responsabilità possibili; andando a testa alta per le proprie idee e per i valori propri. “Non può restare nascosta una città collocata sopra un monte”.

Pratica religiosa, osservanza dei riti, fedeltà alla tradizione, si, tutto questo è certamente richiesto al cristiano; ma non solo questo significa convertirsi. Il vero cristiano non è’solo casa e chiesa. E’coraggio di testimoniare nelle società nella quale vive e opera, la speranza della vita cristiana. Si indigna, il vero cristiano, ma non si limita ad aspettare che qualcuno gli venga ad assicurare che le cose cambieranno: assume lui posizioni chiare nel sociale, nel volontario per incutere nei cuori la speranza di un domani migliore, nella certezza che, a fine della quaresima, vi è la domenica che è risurrezione.