L’omelia del Vescovo alla Messa in Coena Domini Carissimi fratelli e sorelle, viviamo questa solenne celebrazione della Cena del Signore nel giorno in cui Egli ha voluto celebrare la Pasqua con i suoi discepoli. è un giorno di grande intimità: Egli si dona tutto
ai suoi, cerca la loro compagnia, desidera mangiare questa Pasqua con loro. Le promesse si realizzano, le profezie si adempiono e il Figlio di Dio si consegna in totale umiltà! è un grande mistero quello che celebriamo. Per questo abbiamo bisogno di immergerci dentro la Parola del Signore per attingere pienezza di carità e di vita, come ha recitato la preghiera di colletta. Tre sono le immagini sulle quali desidero soffermarmi: l’agnello, il calice, la lavanda dei piedi e quindi l’acqua.
L’agnello, simbolo della Pasqua, con il cui sangue sono stati bagnati gli stipiti delle case degli Ebrei, esprime il sacrificio innocente e la liberazione dalla schiavitù. Con uno stesso simbolo il Signore mette insieme l’offerta e il dono. è molto importante questo per la nostra vita. Noi spesso desideriamo, pensiamo di essere liberati, di raggiungere obiettivi con condizioni vantaggiose, scontate: cerchiamo la strada più breve e soluzioni a basso costo. Il Signore invece ci dona tutto gratuitamente ma il prezzo lo paga Lui; Lui non si concede sconti, Lui arriva fino in fondo nel dono di se stesso.
La sua mitezza ci commuove, ci travolge, perché non cerca nulla per sé. Desidera solo amarci! Siamo disposti ad entrare in questa logica di offerta?
Siamo disposti a rinunciare ad essere lupi e offrirci come agnelli mansueti insieme al Cristo? La seconda immagine è quella del calice.
San Paolo ci parla del calice della nuova alleanza. Perché è nuova?
Perché c’è disuguaglianza. Non è un’alleanza tra parti convenute che si accordano: qui c’è solo Dio che si dona e noi siamo chiamati a ricevere, ad accogliere l’amore!
Noi attingiamo, beviamo al calice della salvezza. Questo significa che la nostra vita viene da Lui, che ciò che veramente ci nutre e ci disseta è il Suo corpo e il Suo sangue.
In questa celebrazione, carissimi, siamo invitati ad essere più consapevoli di ciò che riceviamo; ad accostarci al corpo e al sangue di Gesù con immensa gratitudine, con profondo desiderio di essere salvati, proprio nel giorno in cui il Signore veniva tradito!Questo mistero è molto grande: là dove si consuma il più alto tradimento, si fa strada non la vendetta, non l’odio, non l’ira, ma solo l’amore che si dona! Questo è divino!Così il gesto che compiremo tra poco, la lavanda dei piedi, è il “crinale” di questa Liturgia, la sommità e il punto di partenza per una vita nuova. Ecco la terza immagine che rimarrà fissa nei vostri cuori. Ciò che vivremo non è una scena da teatro, né vogliamo imitare semplicemente il gesto di Gesù.Fare come Lui ha fatto significa per noi qualcosa di molto preciso: entrare nel suo stesso dono d’amore.Se Lui, il maestro e Signore, ha voluto piegarsi e lavarci i piedi, se Lui si è tolto le vesti e si è cinto solo di un asciugatoio, questo non è solo un simbolo, è una realtà da vivere. Il Signore arriva a lavarci i piedi perché vuole lavarci tutti e tutto di noi.Ci lava i piedi perché nulla di noi rimanga nell’ombra del peccato; ci lava i piedi per dirci: io voglio essere una cosa sola con te, voglio mescolare la mia vita con la tua, voglio compromettermi con te.Questo gesto allora diventa pregnante per noi, segna uno spartiacque: se Lui, il maestro e Signore si fa una sola cosa con me, io voglio diventare suo discepolo? Voglio seguirLo dove Lui va?
Questa è la domanda che attende una risposta personale, sincera e vera, non di apparenza. Il Signore sa cosa abbiamo nel cuore e il suo perdono precede la nostra conversione. Accostiamoci a Lui pieni di gratitudine. Lasciamoci lavare, purificare, come in un nuovo lavacro battesimale per essere veramente e profondamente salvati. è la Pasqua del Signore!