·

Cultura e Società

Anniversario. Nel 1989 muore Benigno Zaccagnini. Dopo venticinque anni il suo pensiero rimane alto.

Paolo Emanuele · 10 anni fa

Per ricordarlo vogliamo iniziare con una sua riflessione che ci portiamo ancora dentro“... mai come in questo momento abbiamo avuto bisogno di ricorrere all’ottimismo della fiducia e della speranza, alla coerenza ideale ed al senso della realtà, alla forza liberante e innovatrice delle idee”. Lo ricordo ancora oggi con il suo volto di uomo politico carico di autentico sentimento umano, di senso dello Stato, di senso di popolo, di valori alti della libertà. Ricordo e sento ancora la sua voce, che apriva all’onestà, che rassicurava tutti noi giovani DC. Amavamo quell’uomo sobrio e rispettoso delle ragioni degli altri ed in ascolto degli altri. Partimmo in tanti dalla Calabria, nel 1978, per andare a Pescara e partecipare alla seconda Festa nazionale dell’amicizia della Democrazia Cristiana.Sentivamo di dover incontrare il carisma di Zaccagnini, l’uomo politico che riusciva a darci la speranza e lo sguardo per il futuro. Il suo comizio di chiusura segnò la nuova strada del rigore morale e politico.

Era un uomo, secondo cui, la fede doveva andare all’attacco, doveva essere una piattaforma d’amore, di altruismo, per comunicare, per contagiare beneficamente gli altri. Corrado Belci, giornalista finissimo, esplorando la vita di Zaccagnini, nel 1991 traccia e pubblica anche una lettera che l’uomo politico indirizza al figlio Carlo. Una lettera “ impegnata e impegnativa “ al giovane figlio, nel pieno della contestazione, per molti aspetti drammatica, dove di fronte al dilemma tra riformismo e rivoluzione, sceglie nettamente il riformismo…che si attua spingendo al massimo in ogni fase storica le possibilità concrete e reali di riformare, cioè di trasformare gradualmente e senza perdere pazienza e speranza. Ma ascoltiamo ancora cosa dice all’amato figlio: “ Bisogna imparare ad avere pietà e comprensione anche di se stessi, e con pazienza molta e lunga modificarci, riformarci, migliorarci lentamente, ricadendo e ricominciando ogni giorno, sempre insoddisfatti di sé, ma anche sempre pazienti e pietosi verso se stessi e con i nostri simili che sono tutti gli altri”. Un uomo, insomma, con tanto coraggio interiore, che sapeva dire alla vita, anche a quella nata dalla sua vita, che siamo nel mondo per offrire un servizio permanente di solidarietà e crescita integrale all’uomo. Aldo Preda che ha curato il preziosissimo libro “ Zaccagnini nel futuro della politica “ scrive nella prefazione : << Anche per i cattolici questa è un’epoca di sfide perché, mentre riscopriamo il dovere della coerenza tra proposta politica e testimonianza cristiana, temono di non riuscire a conservare intatta la propria identità in una società più pluralista di ieri, rispetto alla quale non possiamo e soprattutto non devono sentirsi estranei, perché ci sono dentro, perché quello è, oggi, il loro habitat naturale >>. Certo oggi sulla politica, su cosa fa la politica, la gente non esprime un consenso positivo. E’lontana, quasi estranea, fortemente insensibile alla funzione e utilità istituzionale della politica. Al contrario di quanto ci riporta Guido Bodrato, amico di Zaccagnini di tutta una vita, il quale sostiene che il grande leader democristiano “ ha avuto un’idea della politica fondata sul valore del dialogo con le persone che incontriamo e sull’amicizia…e sulla fraternità, intesa come disponibilità ad aiutare il prossimo, offrendo un dono e l’amicizia ”. Straordinario, semplicemente straordinario! Pensare e studiare oggi Zaccagnini diventa un valore civile e civico, perché l’emergenza politica , oltre che l’emergenza culturale, rischiano di travolgerci, di portarci ai margini dell’impegno. Dobbiamo riorganizzare una rete di valori perché l’impegno produca <>. In questi anni, tanti cattolici lametini, nel frequentare la Scuola di Dottrina Sociale, abbiamo compreso che senza radici profonde nei valori cristiani, il vuoto di idee e la superficialità del pensiero liquido ci porterebbero verso il declino istituzionale e sociale. Luigino Bruni, economista che ha portato un segno incisivo alla Scuola di Dottrina , scrive che << dobbiamo investire in capitali spirituali e morali, e fare una manutenzione straordinaria di quanto ci resta>>. Il messaggio è che dobbiamo ritrovare la forza per far venir fuori “una più incisiva presenza sociale dei cattolici in Italia ”. Zaccagnini, nel suo tempo lo ha praticato, ed infatti faceva riferimento ai cattolici “ educati alla lezione di Maritain, cattolici che fanno della democrazia il loro valore di riferimento”. Richiamandoci al suo pensiero, dopo venticinque anni dalla sua scomparsa, bisogna fare ritorno al sociale e all’impegno per la conquista civile del bene comune. Questa è la sfida per riportare il senso della fraternità in politica.