Nel Salone dell’Episcopio giorno 26 marzo il Vescovo ha ricevuto i dirigenti scolastici della Diocesi, accompagnati dal Direttore dell’Ufficio per la Pastorale Scolastica. Di seguito il testo pronunciato da Monsignor Cantafora. Gentilissimi Dirigenti, con gioia vi accolgo e vi ringrazio per la vostra presenza che dice la stima e la responsabilità comune che avvertiamo nella nostra missione educativa a favore dei fanciulli, dei ragazzi e dei giovani. Ieri sera, ho celebrato il mio decimo anniversario di consacrazione episcopale, per la quale sono stato inviato e legato a questa Chiesa particolare di Lamezia Terme, che amo e voglio servire sempre meglio.
In questa Chiesa, la scuola è un micro-mondo speciale, che merita attenzione e cura del tutto particolari. Sono rimasto molto addolorato nel leggere l’ultimo annuario statistico NoiITALIA, dove emerge quanto nel nostro Paese, l’incidenza della spesa pubblica in istruzione e formazione sia di molto inferiore alla media europea. Così come preoccupa l’aumento del tasso di abbandono scolastico e soprattutto dei giovani NEET[1], specie al sud. Incontrando i ragazzi, nelle varie parrocchie devo confessare con tristezza che sono sempre di più i giovani che né lavorano e né studiano. Investire nel mondo della scuola, per avere un’istituzione adeguatamente attrezzata e impegnata a rendere i nostri giovani, ragazzi e ragazze, a loro volta più istruiti, ma anche educati, capaci e saggi, è d i vitale importanza per il nostro presente e per il comune futuro. A cosa serve la giornata di oggi? A riaffermare che quella stessa Chiesa che durante i secoli dell’analfabetismo ha promosso tanto studio e ricerca, istruzione ed educazione, ancora oggi è per la scuola. è per una scuola capace di preparare ai saperi delle scienze e ai saperi della “vita integrale”. La Chiesa di Lamezia Terme è per la scuola, una scuola accogliente, libera e liberante. Si offre ad affiancare portando in mano la luce di un umanesimo nuovo che sorge dalla libertà della fede. Porsi accanto alla scuola diventa per la nostra Chiesa una scelta missionaria che non può trovarci distratti. Facendosi vicina, la Chiesa vuole offrire una visione di uomo in cui il perno è l’educazione, come incontro creativo con un patrimonio personale e comunitario, aperto e finalizzato al futuro. Ma questo rapporto educativo può essere sostenuto solo se si riconosce all’insegnante una vocazione a svolgere con professionalità la sua missione, che non è altro che quella della scuola stessa. Insegnare coinvolge il cuore, insegnare è una vocazione! E lo dico con tutto il riverbero alto che questo termine porta con sé. Prendersi cura della scuola e della formazione dei giovani significa prendere a cuore e con competenza il futuro della nostra società. Credetemi, le mie non sono parole di circostanza. La scuola è il nostro argine migliore per interrompere il corso dell’illegalità, della malavita e della corruzione.E questo compito, penso non lo assolve una scuola idealizzata e perfetta, ma lo sta già assolvendo la nostra scuola. Per questo anche la Chiesa vi dice, grazie! Papa Francesco nell’udienza del mercoledì, lo scorso 19 marzo, riferendosi a San Giuseppe, ne aveva illustrato soprattutto la sua funzione educativa. San Giuseppe è venerato nella Chiesa come il Custode di Gesù e Maria, una custodia finalizzata a far crescere il Signore. Giuseppe è il modello dell’educatore, perché «custodisce e accompagna Gesù nel suo cammino di crescita in sapienza, età e grazia», come dice il Vangelo. Un po’come dovremmo fare noi, sacerdoti e insegnanti! Questi tre termini, età, sapienza e grazia non sono casuali, li utilizza San Luca per parlare del cammino umano di crescita di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo.Infatti l’età è la dimensione più naturale, riguarda la crescita fisica e psicologica; mentre la sapienza potremmo considerarla come quel giusto rapporto con la realtà che dà valore alle cose secondo un equilibrio vero. E sulla crescita nella grazia, si tratta del rapporto con Dio, ovvero osare insegnare ad avvicinarsi a Colui che ha creato l’uomo e la donna “a sua immagine”. (Gen. 1, 17)Papa Francesco dice: “sarebbe un grave errore pensare che non possiamo fare nulla per educare i giovani a crescere nella grazia di Dio”. La proposta che come Chiesa vogliamo offrire è quella di aiutarci l’un l’altro. La scuola è una comunità come la Chiesa. I nostri mondi si incontrano, anzi si incrociano. Studenti e insegnanti che frequentano le aule, sono anche cristiani che frequentano le Chiese. Per questo una visione alta di bene comune e di umanesimo, ci accomuna in difesa dell’universale diritto alla conoscenza e al sapere. Salvaguardando le dovute differenze e autonomie, cari presidi e dirigenti abbiamo in comune l’uomo, tutto l’uomo da amare, servire e far crescere. L’uomo è la via della Chiesa, come diceva il Beato Giovanni Paolo II. Per questa strada incamminiamoci e facciamo crescere la nostra società.