Scegliere di essere stessi, amarsi, vivere con gioia la propria autenticità, non avere paura del dolore ma cogliere in esso un’opportunità, un cammino “pasquale” che dal buio porta alla luce alla speranza. Sono i messaggi lasciati dall’attore e regista Fabio Salvatore che nella mattinata di sabato 22 marzo ha incontrato gli studenti di diversi istituti superiori lametini nell’auditorium del Liceo Campanella. Una vita “in un mondo senza regole e senza rispetto nemmeno per me stesso”, il cancro a 24 anni, l’incidente stradale in cui perde la vita il padre. Poi l’incontro con Cristo nell’abbraccio con Maria, raffigurata in una piccola medaglietta trovata “per caso” in strada, l’amicizia con Chiara Amirante e la comunità “Nuovi Orizzonti”. Fabio Salvatore ha raccontato le tappe delle sua esperienza di vita e di fede non nascondendo nulla, ammettendo di aver provato di tutto “dallo spinello alla sessodipendenza”, di aver fatto come tanti giovani che “si mascherano per essere quello che gli altri vogliono che noi siamo”.
La scoperta della fede, nella vita dell’attore, avviene nel buio del dolore e della sofferenza, prima con il cancro che si sarebbe ripresentato altre volte nella sua vita, poi con l’incidente che strappò alla vita il padre: e nel buio del dolore “non ho mai detto “Signore perché a me”, non ho fatto prevalere la rabbia e la vendetta, ma grazie a Gesù ho scoperto che il dolore può generare bene, può generare amore”. E nella fede, Fabio trova la forza di accogliere il dolore, trova la forza di perdonare gli assassini del padre e di ricominciare una vita in cui ha spazio solo l’amore, “amore che vive nei piccoli gesti di ogni giorno, a cominciare dall’abbracciare gli altri”. E del percorso interiore che lo ha portato al perdono, Fabio parla nel suo ultimo libro “'il tuo nome è Francesco, a piedi nudi lungo la via del perdono”, Fabio ha parlato di Cristo agli studenti senza moralismi, ma scherzando, prendendo di petto i comportamenti di una generazione che “vive la schiavitù dell’apparire, il timore di essere etichettati come sfigati dagli altri, la sindrome della sessodipendenza che ci fa vivere l’amore non nella logica della condivisione ma del possesso”. L’invito dell’attore è di “riscoprire l’amore per se stessi come condizione fondamentale per amare gli altri, vivere la bellezza della propria autenticità, essere attori protagonisti della propria vita mettendo al centro voi stessi nell’amore”. Ad accompagnare Fabio, Don Domenico Cicione e Padre Gianni Dimiccoli. Tanta partecipazione da parte degli studenti, molti dei quali hanno ringraziato Fabio commuovendosi, toccando con mano un modo nuovo di evangelizzare, un parlare di Cristo che non mette tra parentesi questioni “spinose” come quella del sesso, ma le affronta nella prospettiva dell’amore, nella luce di un Vangelo che “è gioia, che ci fa vivere in pienezza la nostra vita”. “Di fronte al dolore non si hanno risposte definitive ma solo l’immagine di Dio che in Cristo ha condiviso la sofferenza dell’uomo” ha detto il Vescovo Mons. Luigi Cantafora invitando i ragazzi a non avere paura del dolore ma a porsi di fronte al mistero come “ciò che ci svela la reale natura dell’uomo e ci spinge a prendere sul serio la nostra vita”. Per il dirigente del Liceo Campanella, Giovanni Martello, “i giovani hanno bisogno di testimonianze come quella di Fabio che ci illuminano e ci offrono esempi concreti di una vita all’insegna della gioia”.