Carissime sorelle, attorno a questo altare, è facile immedesimarci nella vicenda di Ester che “In quei giorni cercò rifugio presso il Signore”. Con questi sentimenti di abbandono e di fiducia, accogliamo la Parola di cui Dio ci fa dono questa mattina. Per la nostra meditazione, vorrei trarre qualche spunto dalla figura di Ester. Conosciamo la sua storia, una povera orfana ebrea che diventa regina. Queste due caratteristiche di orfana e regina sono i due fuochi, le due identità della stessa persona di Ester. Infatti, Ester mentre è regina, continua ad essere orfana. Quando le viene detto quello che sta accadendo al suo popolo, lei si ritrova in quell’identità di orfana ebrea, che non ha mai dimenticato e sa utilizzare l’essere regina per poter difendere i diritti dell’orfana. Per noi consacrati, la figura di Ester ha da dire molto. Infatti condividiamo a diverso titolo un ruolo regale a motivo della nostra vocazione, ma insieme al ruolo ci vuole anche un cuore.
Un cuore attento ai bisogni e alla vita degli altri. Questa apertura di cuore, ci fa uscire dal ruolo, in cui spesso ci trinceriamo per uscire fuori da noi stessi ed essere protesi nella donazione agli altri. Se noi scegliessimo di isolarci nel nostro “ruolo” non riusciremmo nel nostro compito di portare il mondo a Dio e non avremmo neanche la possibilità di una vita veramente felice. Ester è l’immagine di una donna pasquale perché attraversa la morte, abbracciando il destino del suo popolo e rischiando tutto per salvarlo. Osa affrontare il re Assuero, osa chiedere e rischia tutto! è la donna che non pensa a salvarsi ma a “salvare” gli altri. La storia di Ester ci dice che lei sarà pronta a morire, a donarsi. Perché lo fa? Perché è generosa? Io direi di no. Perché vuole essere l’eroina del suo popolo? Neanche. Ester è disposta a morire, perché lei sa che la sua vita è legata a quella dei fratelli. Lei non può vivere sola perché, anche in una reggia, appartiene a quella gente. Ester, allora, partecipa in pieno alla sofferenza del suo popolo fuori dal palazzo, fa penitenza e prega per il suo popolo, rivolgendosi a Dio con fiducia, sapendo che Lui è il Signore della storia, capace di capovolgere le sorti. Per questo adotta ogni strategia con sapienza per ottenere il bene del suo popolo.Anche il Vangelo che abbiamo ascoltato è in continuità con questa tema; una pioggia di benedizioni, che fa germogliare la fiducia in noi.Infatti è il Signore a dire: “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”. Qui, Gesù fa tre raccomandazioni: chiedete, cercate e bussate. E queste tre azioni si fondano sulla certezza della risposta, per cui quando chiediamo a Dio, lui ascolta la nostra richiesta. Quando cerchiamo Dio, lui si lascia incontrare (Is 55,6). Quando bussiamo alla porta della casa di Dio, lui ci apre. Le parole di Gesù hanno come obiettivo quello di togliere dal nostro cuore qualsiasi dubbio sulla preghiera rivolta a Dio con fiducia. Dio ascolterà! E Luca aggiunge che Dio ci darà lo Spirito Santo (Lc 11,13). Sorelle carissime, con fiducia allora apriamo il cuore! Dalla meditazione di Ester, come figura pasquale, possiamo ben apprendere che la nostra vocazione non è un tesoro geloso, come afferma Paolo nell’Inno ai Filippesi. La nostra vocazione “vive”, dunque quando ci porta a morire per gli altri. Gli uomini e le donne del nostro tempo e della nostra comunità, ci appartengono, in un certo qual modo, siamo responsabili della loro vita. Questo senso di responsabilità ci rende veramente persone d’azione, proprio come Ester. Uomini e donne consacrate che sanno fare penitenza, sanno soffrire per gli altri e sanno portare nella preghiera a Dio, il piccolo mondo che abitano e in cui siamo. Mardocheo dice ad Ester: “Chi sa se non sei diventata regina appunto per un tempo come questo?” (Est 4,13-14). Facciamo risuonare questa Parola per noi. “Chi sa se non sei diventata suora, carissima, appunto per un tempo come questo?” Ognuno di noi sa che la risposta è sì! Il Signore ci ha voluto per se, spetta a noi non sottrarci dal compito che ci ha affidato. Un compito, per certi versi non differente da quello di Ester, perché di mezzo c’è sempre la vita del nostro popolo. Andiamo avanti dunque con fiducia, chiedendo a Dio il coraggio di Ester, perché sappiamo che chi cerca trova, a chi bussa sarà aperto e a chi chiede sarà donato. Così sia!