La Chiesa chiama tutti alla conversione, anche i criminali. Il vantaggio per i singoli e per la società ne è una conseguenza, non lo scopo. “Ai mafiosi dico convertitevi! Ve lo chiedo in ginocchio fermatevi di fronte al male”: così Papa Francesco nella veglia di preghiera con i familiari delle vittime innocenti delle mafie nella parrocchia di San Gregorio VII a Roma, alla vigilia della “Giornata della memoria e dell’impegno” promossa quest'anno a Latina ed organizzata da Libera. C’è tutta la vicinanza di Francesco alle 700 famiglie riunite per ricordare i loro cari, vittime innocenti delle mafie.
E’una cerimonia lunga e toccante. Le parole del Pontefice sono un balsamo per le ferite del cuore dei padri, delle madri, dei fratelli e sorelle, dei figli o dei nipoti mai conosciuti e allo stesso tempo una spada per i mafiosi: "Per favore, cambiate vita, convertitevi, fermatevi di fare il male! E noi preghiamo per voi: convertitevi. Lo chiedo in ginocchio. E’per il vostro bene".
La vita che fate – aggiunge - non vi darà felicità e non porterete con voi il potere ed il denaro: "Il potere, il denaro che voi avete adesso da tanti affari sporchi, da tanti crimini mafiosi, è denaro insanguinato, è potere insanguinato, e non potrai portarlo nell’altra vita. Convertitevi: ancora è tempo per non finire all’inferno".
“Voi avete avuto un papà ed una mamma – prosegue Papa Francesco - pensate a loro. Piangete un po’e convertitevi”. Prima ancora aveva condiviso la speranza “che il senso di responsabilità piano piano vinca sulla corruzione” e il dolore per la morte di un bimbo nell'agguato di Taranto:
"Grazie per la vostra testimonianza, perché non vi siete chiusi, ma vi siete aperti, siete usciti, per raccontare la vostra storia di dolore e di speranza. Questo è tanto importante, specialmente per i giovani!".
All’inizio della cerimonia, era giunta chiara la richiesta della giovane calabrese Stefania Grasso, figlia di Vincenzo, commerciante ucciso a Locri il 20 marzo 1994, vittima della 'ndrangheta. “Ci guardi Santo Padre” - ripete più volte - “guardi i segni della loro assenza e del loro coraggio”:
"... guardi e legga nel nostro cuore la speranza di coloro che sono certi che le cose possono cambiare, e per questo continuano a combattere".
Un Papa Francesco che invita quindi alla conversione dei cuori, anche di quelli degli assassini e dei mafiosi. E che, al di là delle riduttive interpretazioni dei media e non solo, ripercorre e ripropone l'insegnamento e il perdono del Cristianesimo, ribadito tante volte nel Vangelo e nella descrizione degli incontri di Gesù con tanti peccatori: dall'adultera (Gv7, 53 8-11 "Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno... Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più»."), a Zaccheo (Lc, 19 ,5 Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.) fino al buon ladrone (Lc23, 42-43 «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso».)
Quello cristiano è un perdono gratuito ma che esige una vera conversione: «Far penitenza dei propri peccati, secondo l'esplicito insegnamento di nostro Signore Gesù Cristo, costituisce per l'uomo peccatore il mezzo per ottenere il perdono e per giungere alla salvezza eterna. Appare quindi evidente quanto sia giustificato l'atteggiamento della chiesa cattolica, dispensatrice dei tesori della divina redenzione, la quale ha sempre considerato la penitenza come condizione indispensabile per il perfezionamento della vita dei suoi figli e per il suo miglior avvenire.» (Giovanni XIII, Paenitentiam agere).
C'è una continuità nella dottrina, nell'insegnamento della Chiesa e nelle parole dei Pontefici.
Stupisce invece come in queste ore avvenga una differenziazione tra quanto invocato ieri da Papa Francesco e quanto detto, con quasi identiche parole, nel 1993 da Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi ad Agrigento.
Compito della Chiesa è quello di rendere concreta, riconoscibile ed incontrabile un'esperienza, ed è un invito cattolico, cioè universale, come esplicita la stessa etimologia del termine: katà= patecipazione intensa, òlos= tutto. Quindi rivolto anche ai peccatori, mafiosi e non. Che poi da questo derivino aspetti positivi per tutti è una conseguenza.