Papa Francesco “buca lo schermo”. Papa Bergoglio è “communicative friendly”. Potrà sembrare “blasfemo” trovare queste espressioni sulla rivista ufficiale di una Diocesi, a un anno esatto dall’elezione di Jorge Mario Bergoglio al soglio pontificio, dopo la storica rinuncia di Benedetto XVI. Eppure, essendo la Chiesa fatta da uomini e operando in una società dominata da logiche di tipo mediatico, dobbiamo riconoscere che Papa Francesco è piaciuto ai media.
Dal suo ormai storico “buonasera” – diventato quasi l’emblema dello stile comunicativo rivoluzionario del suo pontificato – alla “misericordina”, alle diverse manifestazioni di sobrietà e di ricerca di una Chiesa dal volto povero capace di parlare ai poveri, Papa Francesco ha trascinato il mondo dell’informazione e della comunicazione che ha trovato in lui un personaggio su cui scommettere, da inserire in qualsiasi format con la certezza di ricevere il consenso del pubblico.Papa Francesco ha avuto senz’altro maggiore fortuna nel rapporto con i giornalisti rispetto al suo predecessore: nessuna espressione male interpretata dai media, nessun inchiesta che andasse a ripescare nel passato lontano (come avvenne con i tanti pseudodossier sulla gioventù di Papa Ratzinger), nessun approfondimento sui documenti ufficiali del Magistero che potessero marcare posizioni conservatrici.Insomma tra il Papa argentino e i media è stato subito amore e l’amore continua, con un Tg nazionale che nell’edizione serale del primo anniversario di Pontificato ha proposto un sondaggio che difficilmente sarebbe stato realizzato per i precedenti pontefici: quanto piace Papa Francesco alle donne, agli uomini, alle diverse categorie sociali. Quanto c’è di positivo in tutto questo. Masticando qualcosa di comunicazione, dobbiamo ammettere che in una società come la nostra per guadagnarsi il consenso mediatico e l’attenzione del mondo dell’informazione occorre lavorare. Per questo è un bene la liaison tra Papa Francesco e i media: il messaggio della Chiesa, grazie alle parole cult e agli “slang” giusti, è riuscito ad arrivare laddove prima non sarebbe mai arrivato, ad avere uno spazio che sui media non aveva mai avuto, a intercettare un mondo che fino ad oggi era rimasto ostile e pregiudiziale nei confronti di tutto ciò che odorava di incenso.C’è però un’altra faccia della medaglia, un risvolto di questa attrazione mediatica che richiede di muoversi con i piedi di piombo quando si cammina sul terreno insidioso del mondo dei media e si vuole, attraverso di essi, annunciare il Vangelo di Cristo. Papa Francesco non è stato soltanto beneficiario dell’attenzione mediatica ma, in un certo senso, ne è stato anche strumento: non sono mancati organi di informazione che, con la capacità propria dei media di fare il buono e il cattivo tempo e di cogliere ciò che più smuove la “pancia del pubblico”, hanno fatto del Vicario di Cristo un personaggio mediatico come tutti gli altri, la star del momento su cui puntare per qualche punto di share in più. Il rischio di questa operazione mediatica non è solo quella di ridimensionare nettamente la figura del Papa, ma è di disorientare i fedeli e di far passare messaggi che tali non sono. Qualche esempio: quante “aperture” di Papa Francesco su temi scottanti, dai divorziati agli omosessuali, si sono tradotti in documenti ufficiali che abbiano sancito ufficialmente tali aperture? Si rischia di raccontare, a uso e consumo dei media, posizioni che non corrispondono alla realtà, con il rischio di generare false attese che produrrebbero l’effetto contrario a quello del consenso.Ci sono rischi e opportunità, dunque, in un Papa amato dai media e qui lo sguardo cristiano fa la differenza, lo sguardo di fede di chi, al di là del carisma personale, riesce a cogliere un’unica storia, quella della salvezza, quella disegnata da Dio, e che il messaggio della Chiesa è sempre lo stesso: il Dio rivelato da Gesù Cristo ama ogni uomo e vuole salvarlo. Rispetto a questa Verità, che la Chiesa annuncia agli uomini di ogni epoca storica, gli spot passano e lasciano il tempo che trovano. Rimane la ricerca di una risposta a quei desideri umani di verità, di infinito, di senso radicati nei cuori degli uomini a cui il Papa e la Chiesa sono chiamati a rispondere. E di fronte a questa missione, c’è la sfida di una comunicazione in cui – come dice Papa Francesco – “non sono le strategie comunicative a garantire la bellezza, la bontà e la verità della comunicazione”. E sempre Papa Francesco parla di “una luminosità che non provenga da trucchi o effetti speciali, ma dal nostro farci prossimo di chi incontriamo ferito lungo il cammino, con amore, con tenerezza”. Tra i fuochi d’artificio e la corretta informazione, c’è sempre quel crogiuolo del discernimento a cui ogni credente è chiamato. Anche di fronte ai media, anche quando i media parlano del Papa e della Chiesa.