«è la Chiesa che ha abbandonato l'umanità, o è l'umanità che ha abbandonato la Chiesa? » Ha voluto forse parafrasare questo passaggio de I Cori della Rocca di Thomas Stearns Eliot, Benedetto XVI nel suo incontro con i monaci certosini di Serra San Bruno, per ricordare quanto chi vive nella clausura è in realtà nel cuore vivo della Chiesa universale.
Come era accaduto a Lamezia, con una mattinata scampata alla pioggia, che ha ripreso invece a cadere copiosa nel primo pomeriggio quando ormai quasi tutti i pellegrini avevano lasciato l’area dell’incontro, anche a Serra S. Bruno la pioggia concede qualche attimo di tregua, pure nella giornata fredda per il clima, ma calda per i cuori, quando il Pontefice arriva nel paese delle Serre.
Quando il Santo Padre varca la porta d'ingresso, un applauso caloroso si leva dai monaci, in piedi davanti ai loro scranni in legno lungo le pareti della Basilica.
Il Pontefice entra e sorride. Quindi prende posto al lato sinistro dell'altare. E' il priore Jacques Dupont a porgere il saluto. «Santo e amatissimo papa - dice il priore - la sua venuta ci concede un evento di grazia». Nel suo breve intervento, padre Dupont con parole semplice ricorda la filosofia dei certosini, eremiti per tutta la settimana, quando vivono gran parte della giornata nel chiuso delle loro celle senza scambiare parola con gli altri anche nei momenti conviviali o durante la recita delle ore, dal notturno “Mattutino” fino alla “Compieta”, per poi vivere in comunità la domenica.
«Teniamo accesa la lampada della preghiera – dice il Padre Priore - nel silenzio e nella contemplazione.»
«Siamo consapevoli di occupare un posto marginale nella Chiesa – prosegue padre Dupont con la consueta umiltà - ma non cerchiamo di convincere nessuno. L'amore non si giustifica. La nostra solitudine si apre alla comunità universale».
Il Papa segue attento le parole del priore, quindi, insieme ai monaci, recita i vespri con particolare partecipazione. E quando arriva il momento dell'omelia, lancia il suo messaggio a tutto il mondo della Chiesa: «Sono venuto qui per dirvi che la Chiesa ha bisogno di voi e che voi avete bisogno della Chiesa. Il vostro ruolo non è marginale: nessuna vocazione è marginale nel popolo di Dio. Anche voi, che vivete in un volontario isolamento, siete in realtà nel cuore della Chiesa e fate scorrere nelle sue vene il sangue puro della contemplazione e dell'amore di Dio».
A conclusione dei Vespri, il Santo Padre vuole conoscere personalmente tutti i monaci, uno ad uno. Tutti si inginocchiano davanti al Pontefice. E per tutti Papa Ratzinger ha una parola ed un gesto affettuoso. La visita volge al termine. Prima di andarsene, il Pontefice chiede di vedere una delle celle che ospitano la vita immersa nel silenzio dei monaci, quindi riparte alla volta dell'aeroporto di Lamezia Terme per fare ritorno a Roma. Non prima, però, di ricevere nuovamente un saluto gioioso da parte dei certosini che lo accompagnano sino alla “Papamobile”. La visita si conclude tra i volti sorridenti dei monaci. Ognuno di loro commosso dalla visita del Papa. Ma anche con la Chiesa tutta, non solo quella calabrese, che sicuramente più grata della loro presenza.