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Educazione e Scuola

PIANETA SCUOLA: UNA SFIDA NELLA SFIDA

Antonio Cataudo · 11 anni fa

PIANETA SCUOLA: UNA SFIDA NELLA SFIDA Come, oggi, giovani e adulti, genitori e insegnanti giudicano la Scuola? Può essere considerata ancora un punto di riferimento importante per la crescita delle nuove generazioni? L’idea che la scuola abbia perduto la sua funzione educativa è ampiamente diffusa nell’opinione pubblica e tra coloro che vivono nel mondo della scuola. Vivendo a scuola accanto ai nostri ragazzi condividendo con essi un pezzo della loro vita, osserviamo che la scuola viene vissuta come una realtà “estranea” da sé che non c’entra realmente con la propria sfera di interessi, con la “vera” vita che essi vivono: è come un’appendice fastidiosa, a volte dolorosa, da levare nel più breve tempo possibile o da sopportare anestetizzandosi.

I fatti che accadono nelle scuole, bullismo, violenze, suicidi, atti di vandalismo, ampiamente documentati dai media, testimoniano il malessere dei giovani che si può trasformare in violenza sugli altri o su se stessi e l’inadeguatezza degli adulti nello stare di fronte ad essi con una proposta educativa valida. Eppure in ogni scuola vengono spesi soldi ed energie per promuovere attività educative finalizzate alla crescita umana, culturale e civile degli allievi: educazione alla legalità, alla salute, alla cittadinanza, all’affettività …… Ma l’inadeguatezza di una proposta educativa rimane, ed il divario tra scuola e giovani si estende. Siamo, come in tanti ormai riconoscono, in piena “emergenza educativa” cioè in piena"emergenza uomo". I nostri giovani oggi vivono una debolezza del desiderio, un affievolirsi dello slancio ideale, accontentandosi dei prodotti che la società offre, immersi, come Papa Francesco dice, nella cultura del provvisorio. Ma quando il cuore dell’uomo, che è fatto per cose grandi, si trova così bloccato e omologato, prima o poi si ribella, spesso tragicamente con la violenza dei comportamenti o con fenomeni di autodistruzione. O, più semplicemente e meno drammaticamente, perde il gusto della vita ed il desiderio del cuore viene anestetizzato o censurato. Questa condizione di emergenza nella quale oggi viviamo e che coinvolge soprattutto le nuove generazioni è sotto gli occhi di tutti. I giovani chiedono a genitori e scuola di essere educati cioè accompagnati verso il compiersi della loro umanità. Papa Francesco, nel suo breve e incisivo intervento alla plenaria della Congregazione per l'Educazione Cattolica del 13 febbraio scorso, ha ricordato che le scuole nate dall'esperienza cristiana offrono a tutti, credenti e non, "una proposta educativa che mira allo sviluppo integrale della persona e che risponde al diritto di tutti di accedere al sapere e alla conoscenza". Ma questo, se ci riflettiamo bene, è anche lo scopo per cui esistono le scuole: far crescere la personalità dei ragazzi introducendo ciascuno di essi al meglio di ciò che hanno trovato le generazioni passate. Gli insegnanti, come rispondono alle nuove sfide educative? I cristiani che svolgono funzioni educative nella scuola cosa propongono? Nel suo intervento Papa Francesco traccia i lineamenti della figura dell’educatore e del suo compito specifico. Un’ipotesi educativa cristiana che non sia un'ideologia o l’ennesima nuova teoria pedagogica da applicare nasce dallo sguardo che Cristo stesso ha introdotto nel mondo, come possibilità per ogni uomo. Siamo quindi chiamati ad offrire a tutti "con pieno rispetto della libertà di ciascuno e dei metodi propri dell'ambiente scolastico, la proposta cristiana, cioè Gesù Cristo come senso della vita, del cosmo e della storia." Educazione non è uguale a tecnica formativa, neppure è sufficiente un’ottima preparazione disciplinare: "Educare è un atto d'amore, è dare vita". è un'esperienza di comunicazione di sé, e implica la persona dell'educatore fino in fondo: "L'amore è esigente, chiede di impegnare le migliori risorse, di risvegliare la passione e mettersi in cammino con pazienza insieme ai giovani". “Seriamente”e “Senza improvvisare” come ha detto ancora il Papa. La serietà, la competenza e la passione con cui l'insegnante si confronta con la propria disciplina e la comunica scaturiscono da questo amore. E’un percorso educativo difficile e rischioso quanto affascinante, rivolto ad una generazione che “cambia” e, proprio per questo, tale da costituire una sfida nella sfida. Non basta un sapere astratto: occorre ripartire da ciò che può risvegliare nei ragazzi l'interesse per il reale, la domanda, la curiosità. "I giovani hanno bisogno di qualità dell'insegnamento e insieme di valori, non solo enunciati, ma testimoniati". L'educatore è quindi innanzitutto un testimone: “Non si può far crescere, non si può educare senza coerenza: coerenza, testimonianza”. Proprio per questo è necessario, come il Papa ha ricordato, che "l'educatore ha bisogno egli stesso di una formazione permanente". Come ripeteva spesso Don Giussani, "nessuno genera se non è generato".

Rosa Filice