Cantafora nella Messa per gli ammalati: la malattia ci ricorda che siamo fragili! Nella Chiesa Cattedrale di Lamezia Terme, Monsignor Cantafora ha presieduto la Santa Messa nella Festa della Madonna di Lourdes, con la partecipazione di molti ammalati e dei volontari dell’Unitalsi. Appuntamento tradizionale e atteso, la memoria della Vergine ha permesso al Vescovo diocesano di ringraziare la storica Sezione Unitalsi di Lamezia Terme, che da anni organizza e accompagna i pellegrinaggi dei malati al Santuario francese di Lourdes. Nell’omelia il Vescovo parlando agli ammalati ha detto: Voi testimoniate al mondo che non giova l’apparenza, né la prestanza fisica; non vale la bellezza estetica, ma c’è un'altra bellezza, più profonda da scoprire, che è quella del Figlio di Dio che si è fatto uomo per noi fino alla morte di croce. Di seguito il testo integrale dell’Omelia.
Carissimi fratelli e sorelle, carissimi volontari dell’Unitalsi, viviamo oggi la giornata dedicata al malato, nella quale concentriamo preghiere, intenzioni e particolare ricordo a quanti vivono una situazione di sofferenza.
Grazie per la vostra presenza qui, oggi. Preghiamo e riflettiamo insieme sul senso del dolore con molto rispetto, sapendo che tocchiamo corde importanti e delicate.
Il soffrire è insito nella natura umana, ma il dolore e la sofferenza legati alla malattia, sono una condizione di povertà acuta, di debolezza, di disappropriazione del corpo e dello spirito.
La malattia ci ricorda quanto noi siamo fragili, quanto la nostra carne sia destinata alla corruzione.
Eppure la nostra carne, da quando il Verbo di Dio si è incarnato, è luogo di gloria, è abitata dalla Sua Presenza, è santificata dalla grazia.
Così, con San Paolo sperimentiamo che se che il nostro corpo si va disfacendo, il nostro spirito si rinnova di giorno in giorno.
Carissimi, fratelli, a voi è dato di partecipare in modo forte e diretto alle sofferenze del Cristo. Voi vivete la prova della malattia e la grazia della compartecipazione con Lui.
Voi testimoniate al mondo che non giova l’apparenza, né la prestanza fisica; non vale la bellezza estetica, ma c’è un'altra bellezza, più profonda da scoprire, che è quella del Figlio di Dio che si è fatto uomo per noi fino alla morte di croce.
La vera bellezza è quella di Colui che, provato da i dolori, dona la vita per tutti e che, innalzato sulla croce, attira tutti a sé:
«Volgeranno lo sguardo verso colui che hanno trafitto».
Se Lui, il maestro e Signore ci ha indicato questa via, anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. In se stessa la malattia è un male come il soffrire, ma il Signore ci aiuta a trovare nel dono di noi stessi il senso del nostro soffrire.
Per questo il titolo della giornata di oggi è quanto mai significativo: «Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1Gv 3,16).
Allora la sofferenza non è sterile, diventa un luogo di offerta, di comunione, ha un senso nell’offerta. «Un corpo mi hai preparato», dice il salmista (cfr. greco, salmo 40, 7). Il nostro corpo è il luogo in cui Dio è glorificato, è il nostro altare dell’offerta e del sacrificio e noi siamo assimilati a Lui, all’offerta del Cristo fatta una volta per sempre.
Possiamo dare così un senso alla nostra esistenza, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore, perché nessuno vive per se stesso e nessuno muore per se stesso.
Se il Signore permette e chiede ad alcuni di servirLo nel pieno delle forze e con generosità e ad altri di servirlo nell’offerta della propria malattia, sia benedetto il nome del Signore!
Lui solo sa cosa sia bene per noi, a Lui solo la nostra lode.
Papa Francesco nel messaggio dedicato a questa giornata ci esorta a vivere in questa dimensione alta: «Quando il Figlio di Dio è salito sulla croce ha distrutto la solitudine della sofferenza e ne ha illuminato l’oscurità. Siamo posti in tal modo dinanzi al mistero dell’amore di Dio per noi, che ci infonde speranza e coraggio: speranza, perché nel disegno d’amore di Dio anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale; e coraggio, per affrontare ogni avversità in sua compagnia, uniti a Lui».
La malattia e la sofferenza, dice ancora il Papa, possono diventare così da negative, esperienze positive, nel senso che è positivo il modo con cui si possono affrontare: uno davanti a un dolore può bestemmiare o può benedire, può lamentarsi o può offrire, può rifiutarsi o accogliere… la libertà di scelta è personale, come personale è la nostra risposta a Dio.
Carissimi, oggi siamo accompagnati dalla Vergine di Lourdes. La Madonna che ha saputo dire sì a Dio nell’annunciazione come anche ai piedi della croce ci aiuti e ci guidi nella nostra consegna a Dio perché in tutto possiamo lodarLo e benedirLo.
Amen