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Parrocchie news

Gesù fa della cura dei malati un segno privilegiato della salvezza

Paolo Emanuele · 11 anni fa

Novena San Giuseppe Fronti Per poter capire i sacramenti, (contemporaneità di Cristo). Sacramento meno vissuto e più sminuito. Gesù fa della cura dei malati un segno privilegiato della salvezza che viene: «Andava attorno per tutte le città e i villaggi... predicando il vangelo del regno e curando ogni malattia e infermità» (Mt 9,35). I discepoli dovranno avere la stessa attenzione premurosa, quale parte integrante dell’evangelizzazione: «Gesù li inviò dopo averli così istruiti:... “Predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi”» (Mt 10,57-8). è significativo che già alla prima uscita dei discepoli trovi risalto il gesto dell’unzione, quasi un preludio del futuro sacramento: «Predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano» (Mc 6,12-13).

Cristo dispensa la sua salvezza attraverso i sacramenti e, in modo speciale, alle persone che soffrono di malattie o che sono portatrici di un handicap, attraverso la grazia dell’unzione degli infermi. Per ciascuno di noi la sofferenza è sempre una straniera. La sua presenza non è mai addomesticabile. Per questo è difficile sopportarla, e più difficile ancora — come hanno fatto certi grandi testimoni della santità di Cristo — accoglierla come parte integrante della propria vocazione, o accettarla nella propria vita.

La grazia propria del sacramento consiste nell’accogliere in sé Cristo medico. Cristo tuttavia non è medico alla maniera del mondo. Per guarirci, egli non resta fuori della sofferenza che si sperimenta; la allevia venendo ad abitare in colui che è colpito dalla malattia, per sopportarla e viverla con lui. La presenza di Cristo viene a rompere l’isolamento che il dolore provoca.

L’uomo non porta più da solo la sua prova ma, in quanto membro sofferente di Cristo, viene conformato a Lui che si offre al Padre, e in Lui partecipa al parto della nuova creazione. Senza l’aiuto del Signore, il giogo della malattia e della sofferenza è crudelmente pesante. Nel ricevere il sacramento dei malati, noi non desideriamo portare altro giogo che quello di Cristo, forti della promessa che Egli ci ha fatto, che cioè il suo giogo sarà facile da portare e il suo peso leggero (Matteo 11, 30).

Nel momento in cui le nostre forze vengono meno, il sacramento, con il dono dello Spirito di consolazione, ci conforma a Cristo sofferente e glorioso, perché con lui offriamo noi stessi al Padre; rafforza la nostra fede e ci dà sollievo spirituale; ci purifica dai disordini interiori lasciati dal peccato, proseguendo il rinnovamento iniziato con il sacramento della penitenza; ci libera dai peccati stessi nel caso che sia impossibile confessarsi; infine, se così dispone la Provvidenza, può anche procurarci un miglioramento della salute fisica.

La potenza del Signore risorto e del suo Spirito si manifesta sia concedendo ad alcuni la grazia della guarigione fisica sia, e ancor più, concedendo a molti altri la grazia di dare senso alla malattia.

Il rito prevede che il ministro del sacramento applichi l’olio sulla fronte e sulle mani, perché l’uomo pensa e agisce, e pronunzi al tempo stesso la seguente formula: «Per questa santa unzione e la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo. E, liberandoti dai peccati ti salvi e nella sua bontà ti sollevi».

Si tratta di una preghiera umile e fiduciosa, che non ha niente a che fare con la magia: la Chiesa «affida gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché egli conceda loro sollievo e salvezza; e li esorta ad associarsi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo, per cooperare al bene del popolo di Dio».