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Movimenti e Associazioni

XV assemblea dell'Azione Cattolica: relazione finale

Paolo Emanuele · 11 anni fa

I. Carissimi, con l'odierna Assemblea si conclude il triennio 2011-2014 ed apre le porte a quello nuovo 2014-2017 e con esso, si conclude un percorso associativo, così come previsto dallo Statuto, oggi ci apprestiamo a consegnare ad altri le sorti della nostra associazione diocesana.

Prima di proseguire nell'esposizione di questa Relazione finale, in questo giorno importantissimo e significativo per la vita della nostra associazione, non posso non ricordare l'indimenticabile Presidente Diocesana Ivana Braganò, che ci ha lasciati dopo una lunghissima e dolorosa malattia, il 29 ottobre u.s. (vedi cenni allegati).

Come è doveroso che sia, al termine di un mandato ricevuto, per prima cosa, occorre fare fare una verifica su quello che è stato il triennio appena trascorso e rispondere ai tanti interrogativi che ci interpellano: in questi anni, abbiamo risposto alla chiamata del Signore secondo le Sue aspettative? Abbiamo servito la Chiesa degnamente ed assolto, con consapevolezza e corresponsabilità il nostro compito che è quello di testimoniare il Cristo? Siamo stati capaci di condurre l'Associazione secondo il suo stile e di promuoverla? Quale Associazione consegneremo oggi a quanti ci succederanno?

Il cammino associativo in questi anni, è stato faticoso ed in molti casi anche sofferto. Anche se inserita in un contesto sociale ed economico particolarmente difficile, molte delle nostre associazioni parrocchiali, non hanno ancora maturato piena consapevolezza del senso di appartenenza all'AC, ciò che esso comporta, quello che è il progetto associativo e l'impegno che da esso scaturisce a servizio della Chiesa locale attraverso la comunità parrocchiale e civile.

Forse, nelle nostre associazioni, manca il coraggio di ammettere l'esistenza di una fede debole; la capacità di sapere affrontare la fatica di compiere scelte coraggiose e innovative; di sapere riconoscere ciò che è essenziale nell'esperienza cristiana e di viverlo in modo significativo nell'esistenza di ogni giorno e quindi, di annunciarlo e testimoniarlo; la difficoltà di sapere coniugare fede e vita, in modo per cui, ciò che crediamo dia alla stessa vita, novità di significato, di esperienza, di orizzonti e di speranza;

Occorre prendere seria consapevolezza che siamo dentro una realtà in continuo cambiamento, ci troviamo di fronte a trasformazioni significative della realtà sociale, in questi anni l’AC anche in Diocesi, ha percorso un coraggioso cammino di rinnovamento, nonostante tutto però, le difficoltà non sono mancate. Ogni rinnovamento passa attraverso persone che si convertono, si lasciano coinvolgere, si appassionano, si donano, fino a quando non ci rendiamo conto di ciò, del senso del servizio alla Chiesa, che è vocazione, apostolato, evangelizzazione e missionarietà, non si crescerà mai. Così come Papa Francesco più volte ci sollecita, siamo chiamati ad andare oltre il chiuso delle nostre piccole realtà, ad uscire dei nostri recinti, l'AC per sua natura, è un'associazione popolare, radicata sul territorio, tra la gente, che ascolta i bisogni, che pensa, che si impegna con amore, disponibilità nel servizio, dedizione e sacrificio.

II.

Quale è la situazione attuale dell'Associazione in Diocesi. La maggior parte delle parrocchie presenti nelle otto vicarie, non ha l'associazione, molte neanche la conoscono, su (58) parrocchie, l'AC è presente solo in (15); in alcune di esse dove l'associazione è stata una presenza storica e vivace, l'AC non esiste più da tanto tempo e non si riesce nemmeno a riproporla; alcune associazione sono chiuse in se stesse, alcune stentano a crescere e a rinnovarsi, altre sono ancora incomplete nei suoi rami e la vita associativa fa fatica ad andare oltre al “tesseramento”. Vi sono associazioni in cui i soci di AC, pur essendo molto attivi ed operosi, non hanno però ancora maturato la vera identità associativa; in altre mancano i necessari momenti propri e specifici di vita associativa e di formazione, pur se immersi con generosità, nelle tante cose da fare, spesi nei tanti servizi parrocchiali, spesso ci si dimentica della dimensione missionaria tipica e propria della vocazione dei laici di AC.

Siamo sempre più convinti che l'AC ancora oggi, continua ad essere una via privilegiata dell'adesione e della partecipazione dei laici alla vita della Chiesa e alla sua missione di annunciare il Vangelo, con il suo stile e in stretta collaborazione con la gerarchia. Se però, nelle nostre comunità, come associazione, non creiamo la differenza, attraverso una presenza attiva, qualificata e competente; se non diventiamo credibili attraverso il nostro impegno costante e rinnovato, non daremo mai ragione del nostro esserci e non risponderemo mai alla convinzione di alcuni secondo la quale: “che necessità c'è di promuovere l'AC, quando già ci sono bei gruppi di giovani e adulti impegnati, che operano bene?” Ancora oggi, nelle nostre comunità parrocchiali, si preferisce privilegiare la formazione di gruppi spontanei che sorgono, talvolta senza un'adeguata strutturazione, senza vincoli associativi, senza una solida cultura teologica e storica, senza una precisa definizione degli obiettivi da perseguire e senza una identità precisa. Noi certamente li rispettiamo, ci sentiamo in comunione e a loro offriamo tutta la nostra collaborazione ma, come qualcuno ha affermato: “Se ci fosse più AC, avremmo meno clericalismo e un laicato più formato e maturo, senza del quale la nuova evangelizzazione difficilmente potrà realizzarsi …”.

La presenza dell’Azione Cattolica nella nostra Diocesi è stata e continua ad essere un dono per la Chiesa, pensiamo ai tanti cristiani che nelle file dell’associazione si sono formati e continuano a formarsi, che hanno maturato la loro vocazione (alla famiglia, al sacerdozio, alla vita religiosa e missionaria), persone che, attraverso le loro scelte personali di vita, hanno animato le parrocchie, si sono impegnate nel servizio educativo, si sono spese anche ai vari livelli della società civile, a servizio del bene comune. Anche la nostra diocesi può fare nomi e cognomi di uomini e donne, laici e sacerdoti, che in AC hanno formato la loro coscienza, hanno vissuto una misura alta della vita cristiana ordinaria, hanno tenuto assieme fede e vita, Vangelo e impegno quotidiano, formazione e missione, amore alla Chiesa e presenza nel mondo, dei veri modelli da seguire, perché hanno vissuto pienamente la volontà del Signore, pensiamo a quelle figure che in questi anni abbiamo ricordato: Teresa Mercuri, Maria Luzzo, don Francesco Maiolo, mons. Vittorio Moietta, Franco Bono, già Servo di Dio.

Se oggi non riescono ad emergere figure significative, forse è perché l'AC ha perso il suo vigore all’interno della comunità ecclesiale e forse anche presso alcuni ambiti della stessa associazione, occorre però non scoraggiarsi e riprendere entusiasmo, vigore e quella consapevolezza che, l’Azione Cattolica, come diceva Papa Paolo VI, «è una singolare forma di ministerialità laicale, da promuovere con convinzione» per questo, ciascuno, deve sentirsi chiamato nel servizio, con il desiderio di mettersi in gioco in prima persona, verificandosi continuamente, per approfondire e riscoprire l’impegno e la bellezza sempre attuale, della scelta educativa dell'AC.

III

Nel solco del cammino della Chiesa Italiana, dedicato per questo decennio all’educare alla vita buona del Vangelo, vogliamo continuare ad accogliere questa sfida e ridire con forza l’impegno e la bellezza della scelta educativa, a partire dalla ricchezza della nostra storia nei suoi quasi 150 anni di presenza, quasi novanta dei quali, vissuti con impegno a servizio anche in questa nostra bella Chiesa che è in Lamezia, essendo stata ufficialmente avviata nel lontano 1926, per poter costruire insieme, con un impegno privilegiato di tutta l’associazione, educatori per l’Acr e per il Settore giovani, preparati e formati, testimoni della fede, esperti in umanità, appassionati della Chiesa, felici di farla insieme.

Le nostre associazioni parrocchiali devono tornare ad essere, sempre più, segno credibile nella nostra Chiesa locale e nei nostri territori, attraverso la presenza di laici formati capaci di contribuire a rinvigorire, mediante la testimonianza apostolica tipicamente laicale dei suoi aderenti, il dialogo e la condivisione della speranza evangelica in tutti gli ambienti della vita quotidiana. In associazione c’è bisogno di responsabili ed educatori affidabili e coerenti, persone capaci di indicare cammini di speranza e di fiducia, in un tempo in cui si è persa la speranza e la fede, non solo in Dio ma anche nei valori e nelle stesse persone. Se siamo educatori è perché qualcuno ci chiama, è il Signore che ci chiama attraverso l’AC a servire la sua Chiesa, ciascuno di noi, deve fare in modo che le nostre associazioni diventino luogo ideale dove al suo interno si crescere e si matura innanzitutto come persona, nei gruppi di appartenenza e nella responsabilità educativa a cui siamo chiamati, sforzandoci di imitare il Dio Padre che educa, che si fa vicino all’uomo, lo accoglie, gli parla e lo accompagna nel vivere pienamente la propria esistenza, quelli di AC vogliamo e dobbiamo essere educatori esigenti e testimoni della fede.

Il servizio alla crescita delle nuove generazioni, che gli educatori di AC oggi sono chiamati a svolgere, rappresenta un impegno privilegiato da parte di tutta l’associazione, in piena collaborazione con i nostri Sacerdoti Assistenti ai quali, rinnoviamo la nostra stima, riconoscenza e gratitudine, innanzitutto per avere creduto nella proposta associativa, consentendo che si impiantasse in Parrocchia e, per il servizio qualificato e generoso che svolgono nell’accompagnamento spirituale di noi laici.

Dietro le associazioni parrocchiali più belle, che hanno dato tanto alla nostra Chiesa locale e alla società civile, ci sono figure di sacerdoti “grandi”, che hanno amato l’AC, l'hanno proposta, ne hanno accompagnato la vita spirituale e i momenti formativi dei laici, hanno curato relazioni di stima, amicizia e comunione, hanno promosso responsabilità. Per il bene della nostra Chiesa e delle nostre comunità parrocchiali, occorre che questo naturale ed imprescindibile legame, tra i sacerdoti e il laicato associato, riprenda vigore, e che i nostri sacerdoti assistenti, si riapproprino del proprio insostituibile ed indispensabile ruolo.

IV.

Nello stile associativo che ci contraddistingue, dobbiamo impegnarci: per un recupero della nostra identità associativa e del senso di appartenenza; per un ritorno alle relazioni interpersonali e nel prenderci cura gli uni degli altri; nel promuovere rapporti di condivisione e di unitarietà associativa, vogliamo continuare ad essere persone che si mettono in gioco per un altro e per altre persone, per un ideale, e vi tendono con tutte le forze, consapevoli delle prove e difficoltà che si incontrano sul cammino, e che fanno parte della vita. Giovanni il Battista deve diventare per noi, il modello del vero educatore, egli ha riposto nel Signore il segreto della propria vita e della propria gioia, e non cessa di risvegliarla negli altri con la propria testimonianza e la generosa dedizione della propria vita.

Oggi, chiusi nell'individualismo e nel personalismo, viviamo una emergenza vocazionale di laici impegnati, oggi più che mai, occorre la generosità di quanti, con consapevolezza e maturità di fede, vogliono rendersi disponibili ad assumere incarichi di servizio e di corresponsabilità all'interno dell'associazione, incarichi non formali ma corrispondenti ad un impegno preciso, quello di collaborare insieme, giovani e adulti, in modo unitario e con senso di consapevole responsabilità, nel portare il proprio contributo, gratuito e molte volte faticoso, per l'edificazione della Chiesa, “un ruolo necessario per l'implantatio ecclesiae e lo sviluppo della comunità cristiana” (Ad Gentes, 15). Ciò comporta per ciascuno, il riappropriarci di quella missionarietà necessaria per la evangelizzazione delle nostre comunità e del nostro territorio perché, non può esserci contrapposizione tra "implantatio ecclesiae" e "annunzio evangelico", come ha affermato il Papa emerito Benedetto XVI. Come ci dice lo slogan che abbiamo voluto scegliere come tema di questa nostra XV Assemblea, vogliamo essere “fedeli nell'impegno missionario, per l'annuncio del Vangelo” oggi, in questo nostro tempo, la nostra, rimane sempre una risposta al dono di una chiamata e,“i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili” (Rm 11,29-36). Il tema della missione è un tema importante che sollecita tutti ad un maggiore slancio, ad ascoltare la vita, saperla leggere nella sua ordinarietà, nei suoi bisogni, nelle realtà che la compongono (famiglia, lavoro, comunità civile ed ecclesiale, ecc.), se non ascoltiamo la vita, ci chiudiamo in noi stessi e non ci accorgiamo dei bisogni e delle richieste di aiuto che ci vengono rivolte. Nel nostro impegno associativo, dobbiamo avere la capacità di saperci spendere, di dedicare il nostro tempo per gli altri, questo significa missionarietà, sentirsi responsabili della vita delle persone.

Nel cammino associativo, così come in quello personale, ciascuno deve porsi in adesione piena alla volontà del Signore, con quell'atteggiamento di umiltà e di fiducia, di cui la Vergine Maria ci ha dato l'esempio, consapevoli che è sempre il Signore ad edificare, noi siamo solo uno strumento, semplici collaboratori di quella gioia che ci viene proprio se rimaniamo in piena comunione con Lui e quando usciamo fuori dai nostri personalismi, dalla nostra autosufficienza, come ci invita Papa Francesco e, ogni nostra azione è rivolta solo a Lui, per sua lode e gloria. Questo è il cammino della nostra fede, questo è il nostro impegno in associazione per i prossimi anni, anche nei momenti più difficili, quando tutto sembra impossibile, il Signore ci fa intravedere quello spiraglio di luce che costituisce la nostra speranza e che ci spinge a proseguire sul cammino intrapreso, senza mai cadere nello scoraggiamento.

Cosi come ci indica il Progetto Formativo al capitolo 6, “l'esperienza associativa costituisce una scuola di non poco valore che richiede attenzione e cura”. Come laici di AC dobbiamo recuperare la capacità di renderci parte attiva e consapevole nella Chiesa, per l'edificazione di un nuovo modo di concepire l'appartenenza ad Essa, ed il servizio appassionato rivolto all'uomo di questo tempo.

Sono certo che la nostra Chiesa diocesana, per la quale dobbiamo recuperare maggior senso di appartenenza e di radicamento, ha tanto da guadagnare dalla presenza di un’AC viva, forte e bella, “tutti sono nella Chiesa, ma voi siete della Chiesa”, diceva il Cardinale Ballestrero. La nostra Chiesa ci guadagna perché l'AC è una scuola di spiritualità laicale che può aiutare le nostre parrocchie ad essere luogo di preghiera, dove le persone possono imparare a confrontare la propria vita col Vangelo e a guardare la vita da credenti; ci guadagna perché l'AC ha una proposta formativa articolata, seria ed ormai sperimentata, che accompagna tutta la vita: dai bambini agli adolescenti, ai giovani, alle famiglie, alla terza età; ci guadagna perché l'AC è una scuola di responsabilità laicale, dove i laici non sono chiamati solo singolarmente per qualche iniziativa, ma insieme, con lo sguardo aperto a tutta la missione della Chiesa, e dove assieme si abituano a guardare la realtà, a progettare e a decidere; ci guadagna perché l'AC è una realtà articolata che vive in parrocchia il suo servizio concreto, ma che sa guardare anche oltre e aiuta la parrocchia ad aprirsi, a collegarsi con parrocchie vicine, con altre realtà ecclesiali, e a sentire maggiormente la Diocesi, il comune riferimento e la piena comunione al Vescovo, successore degli apostoli e pastore della Chiesa locale; ci guadagna perché l'AC è una presenza laicale che può spingere la parrocchia ad essere più missionaria ed attenta a quelle frontiere che a volte raggiunge con fatica (famiglia, giovani coppie, scuola, lavoro, cultura, malattia, tempo libero…), in cui i laici vivono e operano quotidianamente.

“La Chiesa non può fare a meno dell'Azione Cattolica. La Chiesa ha bisogno di un gruppo di laici, che fedeli alla loro vocazione e stretti attorno ai legittimi Pastori, siano disposti a condividere, insieme con loro, la quotidiana fatica dell'evangelizzazione in ogni ambiente. Il legame diretto e organico dell'Azione Cattolica con la diocesi e con il suo Vescovo, l'assunzione della missione della Chiesa, il sentirsi "dedicati" alla propria Chiesa e alla globalità della sua missione; il far propri il cammino, le scelte pastorali, la spiritualità della Chiesa diocesana, tutto questo fa dell'Azione cattolica non un'aggregazione ecclesiale tra le altre, ma un dono di Dio e una risorsa per l'incremento della comunione ecclesiale.

La Chiesa ha bisogno dell'Azione Cattolica, perché ha bisogno di laici pronti a dedicare la loro esistenza all'apostolato e a stabilire, soprattutto con la Comunità diocesana, un legame che dia un'impronta profonda alla loro vita e al loro cammino spirituale. Ha bisogno di laici la cui esperienza manifesti, in maniera concreta e quotidiana, la grandezza e la gioia della vita cristiana; laici che sappiano vedere nel Battesimo la radice della loro dignità, nella Comunità cristiana la propria famiglia con cui condividere la fede, e nel Pastore il padre che guida e sostiene il cammino dei fratelli; laici che non riducano la fede a fatto privato, e non esitino a portare il fermento del Vangelo nel tessuto delle relazioni umane e nelle istituzioni, nel territorio e nei nuovi luoghi della globalizzazione, per costruire la civiltà dell'amore” (Giovanni Paolo II, messaggio all’assemblea nazionale AC 2002).

V.

Quale dovrà essere l'impegno delle Associazioni parrocchiali, nei prossimi anni:

- quello di dare maggiore risalto e dignità all'impegno per l'adesione all'associazione, che non è solo un atto formale, ma la risposta a quella vocazione da vivere e condividere, che coinvolge la persona inserendola pienamente nella vita associativa,certo, bisogna crederci e individuare nuove forme per proporla;

- quello di avere cura di promuovere i passaggi, con particolare attenzione all'ACR ed ai giovanissimi;

- quello di recuperare la sensibilità associativa che ci spinge ad interessarci e farci carico dell'altro, perché non ci siano mai più disdette di persone che vanno via, l'associazione non è fatta di numeri ma di persone da accogliere, coinvolgere e valorizzare;

- quello di favorire la fedeltà ai cammini ordinari di gruppo;

- quello di coltivare la vita spirituale e custodire l’interiorità:

- quello di promuovere i Consigli Parrocchiali e suscitare nuove vocazioni laicali e religiose;

Oggi celebriamo la nostra XV Assemblea diocesana elettiva, la democraticità è per noi un segno distintivo, l'Ac è anche una scuola di democraticità, noi non abbiamo un leader ma dei responsabili democraticamente eletti che si prendono cura della vita associativa, la struttura dell'AC è partecipativa, ogni socio ha la possibilità di operare le proprie scelte.

Il nuovo Consiglio diocesano, che oggi sarà eletto, raccomando, sia composto da persone generose, responsabili e coraggiose, che sentono gli appartenga lo stile associativo e ne condividono le finalità, persone premurose che hanno a cuore le sorti dell'AC in Diocesi, fedeli al mandato missionario che il Signore gli affida, persone che senza paura, sanno assumersi tutte le responsabilità che gli competono, che vivono la responsabilità associativa servendo e non servendosene..

La nuova presidenza, dovrà avviare quel rinnovamento che questa Assemblea vorrà sicuramente indicare, serve una presidenza che in piena unità e collegialità, collabori con il Presidente diocesano, sappia stare in ascolto del Consiglio e dell'intera Associazione; sappia umilmente procedere secondo le indicazioni dell'Assemblea e del Consiglio, radicandosi nell'essenziale e impegnandosi in scelte concrete, rapide e coerenti; sappia sviluppare una propositività che rinsaldi il legame tra il centro diocesano e la base associativa dislocata sul territorio della Diocesi, per una presenza capillare nel tessuto diocesano, per un'AC più curata, diffusa, conosciuta, aperta; sappia far ruotare la vita dell'associazione attorno al suo cuore, che è la dimensione spirituale e formativa, attraverso quelle attività tipiche che ne caratterizzano lo stile associativo, quali per esempio la Lectio Divina, gli esercizi spirituali, gli incontri formativi.

Occorre educare i soci al senso di responsabilità e al discernimento nella disponibilità, fermo restando che nessuno è indispensabile.

In fine, nel cammino associativo, in spirito di continuità, anche se nel rinnovamento, sia sempre custodito il patrimonio prezioso lasciato da coloro che ci hanno preceduto ed hanno fatto della fede, la motivazione del loro agire in associazione a servizio di questa Chiesa locale, una storia viva, una testimonianza che non può essere dimenticata o cancellata, che ci ricorda e ci conduce alla radice del nostro essere di Azione Cattolica.

Conclusioni

Il nostro compito è veramente terminato: «Cosi, anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”». Con questo invito dell'Apostolo Paolo e con questi sentimenti, nel ringraziare tutti quanti in questi anni, hanno dato tutta la loro disponibilità, e la loro collaborazione nel servire questa nostra Chiesa locale attraverso l'Azione Cattolica, dalla più piccola alla più grande associazione parrocchiale, dal più piccolo al più grande dei soci, dai responsabili ad ogni livello; nel ringraziare il Vescovo per la fiducia riposta in noi, per la stima e per l'affetto paterno con cui ci ha seguiti; nel ringraziare tutti i nostri sacerdoti assistenti parrocchiali e diocesani, ma soprattutto, nel ringraziare il Signore per questa magnifica esperienza che ci ha permesso di vivere, consegniamo con grande affetto e senso di responsabilità, l'associazione a quanti il Signore vorrà chiamare a servire dopo di noi.

Personalmente chiedo scusa se ho mancato in qualche cosa e verso qualcuno, confermo per sempre il mio grande amore per l'AC, che ringrazio per quello che mi ha dato e concludo con le stesse parole di Carlo Carretto: “Se rinascessi di nuovo, rifarei l'Azione Cattolica”.

Grazie.