S.E.Mons. Luigi Cantafora ha presieduto la Solenne Santa Messa della Notte nella Chiesa Cattedrale di Lamezia Terme. Durante l’omelia il Vescovo, traendo spunto dal profeta Isaia ha ribadito come il cristiano non sia un don Chisciotte che lotta contro i mulini a vento, ma “siamo chiamati a trasformare le nostre lance in falci, le spade in aratri (cfr. Is 2,4), a trasformare cioè le armi da guerra, le nostre ribellioni e resistenze, le nostre polemiche, in strumenti di lavoro e di pace. Eppure lance e spade non risparmiano la nostra comunità. Chi ha in mano queste lance e queste spade? Gli uomini, le donne e i clan della mafia, ma anche tutti gli specialisti del malaffare.
Ovvero chi della corruzione e del clientelismo ha fatto il trampolino della sua posizione sociale. E a Lamezia sono tanti. La semplicità e la tenerezza di questo Bambino facciano inorridire il volto dei malvagi e le loro intenzioni perché il cuore di tutti, il nostro cuore, si trasformi”.
Di seguito il testo dell’Omelia.
«Non temete: ecco vi annuncio una grande gioia… oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore».
Carissimi fratelli e sorelle, questo è il lieto annuncio del Natale: oggi è nato per noi il Salvatore!
La nascita di Gesù illumina la notte dei pastori che vegliano nella regione di Betlemme, mentre sono desti e vigilanti nella guardia al loro gregge: lì sono raggiunti dall’annuncio angelico.
Gli angeli hanno la funzione di messaggeri di buone notizie. Essi vengono nel cuore della notte.
è l’esperienza della grazia di Dio che ci raggiunge non quando le cose vanno bene, ma quando la notte è più fonda.
Come i pastori anche noi attendiamo buone notizie: allora come oggi anche noi desidereremmo una vita migliore, un lavoro, un po’di tranquillità, la salute, una sistemazione per i figli…
Quanti desideri “umani”, “legittimi” portiamo nel cuore!
Ma Natale non è questo. Non si tratta di augurarci solo cose buone, di chiedere buoni auspici, di sperare un bene generico come tutti gli uomini di questo mondo… Natale è molto di più per noi!
Natale è Dio che entra nella nostra storia. Noi a Natale siamo attraversati da una luce nuova perché, qualsiasi sia la situazione in cui ci troviamo, le tenebre che attraversiamo o le prove che sopportiamo, non siamo più soli: Dio è con noi, è l’Emmanuele.
La nostra vita è abitata da una Presenza, quella di Dio che viene a visitarci dall’alto come un sole che sorge.
Con la nascita di Gesù è apparsa la grazia di Dio, cioè si è manifestata, si è resa visibile, si è fatta conoscere.
Noi non possiamo più vivere come quando eravamo nell’ignoranza; noi non siamo più il popolo che abita nelle tenebre, perché abbiamo visto questa luce, siamo stati attraversati, investiti, riempiti dalla luce di Dio e dalla voce dei suoi messaggeri, attraverso la Sua Parola e il magistero della Chiesa. Carissimi, noi viviamo nel tempo, in questo tempo, mentre attendiamo la beata speranza: noi sappiamo che la vita non è tutta qui, che attendiamo una pienezza, eppure ci è dato di vivere questa vita, su questa terra, in questo nostro mondo, per renderlo più bello, più amabile, per farlo diventare un giardino.
Siamo chiamati a lavorare per la pace, a contribuire a realizzare un mondo di pace.
La pace che gli angeli augurano agli uomini amati dal Signore corrisponde a questa realtà: non è assenza di conflitti, non è essere indifferenti né vivere da disincantati: al contrario è saper affrontare i conflitti, le difficoltà, sapendo che il Signore è accanto a noi, non siamo soli!
Non siamo chiamati ad essere dei don Chisciotte che lottano contro i mulini a vento, ma siamo chiamati a trasformare le nostre lance in falci, le spade in aratri (cfr. Is 2,4), a trasformare cioè le armi da guerra, le nostre ribellioni e resistenze, le nostre polemiche, in strumenti di lavoro e di pace. Eppure lance e spade non risparmiano la nostra comunità. Chi ha in mano queste lance e queste spade? Gli uomini, le donne e i clan della mafia, ma anche tutti gli specialisti del malaffare. Ovvero chi della corruzione e del clientelismo ha fatto il trampolino della sua posizione sociale. E a Lamezia sono tanti. La semplicità e la tenerezza di questo Bambino facciano inorridire il volto dei malvagi e le loro intenzioni perché il cuore di tutti, il nostro cuore, si trasformi.
Come è possibile questo? Accogliendo questo Bambino. Il popolo che vagava nelle tenebre, dopo l’esilio, brancolava nel buio, ma ha accolto la luce di questo Bambino e la vita è ricominciata! «Un Bimbo è nato per noi, ci è stato dato un figlio».
Così Maria e Giuseppe hanno accolto la precarietà terribile in cui questa nascita è avvenuta, anche loro si sono messi in viaggio e sono stati riempiti di luce.
I pastori hanno saputo accogliere l’annuncio, si sono messi in cammino, hanno lasciato le loro postazioni e hanno accolto questa novità.
E noi? Siamo capaci come i pastori di aprirci alla novità di Dio? Sappiamo, vogliamo accoglierlo per sempre nella nostra vita? Carissimi, questo è il mio augurio di Natale: che possiamo accogliere Gesù nella nostra vita senza timore e aprirci ad una vita cristiana matura, impegnata, lasciando perdere i desideri mondani, per vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo.
Signore, fa di noi un popolo puro che ti appartenga, pieno di zelo per le opere buone!
Buon Natale!