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Il Vangelo della domenica

Il Vangelo della IV domenica di Avvento

Paolo Emanuele · 11 anni fa

La Liturgia della quarta domenica di avvento, ci esorta a tenere il cuore pronto per celebrare, nell’adorazione e nella lode, il sorprendente incontro con il Figlio di Dio, fattosi uomo per la nostra salvezza. Lungo l’itinerario dell’Avvento, la Chiesa ci ha proposto come modelli di fattiva preparazione gli antichi profeti, ci ha fatto ascoltare la parola di san Giovanni il Battista, oggi ci fa incontrare con san Giuseppe e con Maria, la madre dell’Emmanuele. Giuseppe è promesso sposo di Maria. Lui è uomo giusto che non solo opera la giustizia, ma che prima di ogni altra cosa pensa sempre il bene. Al giusto il male non appartiene neanche per pensiero, per giudizio, per mormorazione, per lamento, per critica, o per altro. Giuseppe è giusto perché cerca la volontà di Dio, cui obbedisce sempre, una volta che l’ha conosciuta. Ad essa dona il pieno assenso della risposta con l’offerta della vita. Dio si serve del sogno per manifestargli il suo volere.

Lo fa attraverso un Angelo. Giuseppe non deve temere di prendere con sé Maria, perché quel che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo. Maria è pura, santa, immacolata, vergine. Maria non è se non del Signore, è tutta sua. Lei appartiene a Dio e a Lui soltanto. Lei, che è di Dio, deve essere anche di Giuseppe, ma in modo verginale, nel modo più santo, più puro, più immacolato, castissimo.

Giuseppe deve custodire il mistero di Dio che si compie in Maria e nel Figlio che Lei porta nel grembo. Ma chi porta nel grembo Maria? Porta Colui che deve salvare il suo popolo dai suoi peccati. Porta il Messia di Dio. è Lui il Redentore e il Liberatore. Giuseppe ora sa che lui nel piano della salvezza ha un ruolo ben preciso: dovrà accudire il Messia di Dio e sua Madre. Dovrà vivere solo per loro, a loro dovrà consegnare la sua vita.

Il sacrificio che il Signore chiede a Giuseppe è eccelso. Lui deve rinunziare alla sua paternità umana per acquisirne una più grande. Egli sarà il padre del Messia di Dio, sarà il padre del Figlio di Maria, di quel Figlio che non è stato concepito alla maniera umana, bensì in modo divino, in modo unico. Mai prima di oggi, né mai più dopo oggi, avverrà una seconda nascita così: per sola opera dello Spirito Santo.

Ciò che Maria porta nel grembo è per virtù dello Spirito del Signore. Dio stesso, senza alcun intervento dell’uomo, ha reso feconda Maria, l’ha resa incinta, per mistero. Maria è vergine, non sterile. Fino a questo momento Dio aveva reso madri le sterili, ora rende Madre una Vergine, la rende Madre per suo diretto intervento. Ancora il mistero non è svelato del tutto. Questa è la prima parte. La seconda parte dice che questo bambino che Giuseppe dovrà chiamare Gesù, è l’Emmanuele, il Dio-con-noi della profezia di Isaia.

Con Isaia la vergine che concepisce e che partorisce dona solamente il nome al bambino, lo chiama Emmanuele, che significa Dio-con-noi. Il bambino che nasce da Maria non ha solamente il nome, Lui ha anche l’essenza. Lui non si chiama Emmanuele, Dio-con-noi. Lui è il Dio-con-noi, Lui è l’Emmanuele. L’essenza divina gli appartiene per natura. Il Bambino che è generato in Maria e che nascerà da Lei è lo stesso Dio. Questa è la straordinaria e soprannaturale differenza tra uno che si chiama Emmanuele, e l’altro che è l’Emmanuele.

è grande Giuseppe dinanzi a Dio e agli uomini. Di lui si può fidare Maria, si può fidare Gesù, si può fidare Dio. Lui è l’uomo del rispetto della volontà di Dio su di lui, ma anche su Maria e su Gesù. Giuseppe è l’uomo che non mette mai nulla di suo in questo mistero che si compie sotto i suoi occhi, ma che deve giungere a compimento anche per mezzo della sua vita. Lui veramente si è rinnegato nella sua umanità per essere solo a disposizione del disegno di salvezza di Dio.

Giuseppe insegna ad ogni credente, discepolo del Signore, uomo di fede che c’è un solo modo di vivere con Dio: consegnargli la propria vita perché ne faccia ciò che a Lui piace. Ciò che Dio chiede, lo si deve donare con gioia. A Dio che chiede si dona tutto. Non solo la vita, ma anche ogni progettualità umana che la vita già comporta in sé. Giuseppe è il vero povero in spirito. Niente che è in lui appartiene a lui; niente è suo, tutto è di Dio: corpo, anima, mente, pensieri, volontà, sentimenti.

Anche il sonno qualche volta è chiamato a donare al Signore, perché l’opera di Dio richiede anche questo sacrificio. è grande quest’uomo. è grande nella semplicità, nell’umiltà, nella giustizia, nell’ascolto, nell’obbedienza, nella prontezza, nella sollecitudine, nel silenzio. Giuseppe è l’uomo che non parla a Dio, si lascia parlare da Lui. Per questa grande virtù egli può essere chiamato a portare a compimento l’opera di Dio, che è opera dello Spirito Santo e che è dello stesso Dio, perché è del Verbo che si fa carne nel seno della Vergine Maria.