Cammino di grazia, di fede e di speranza Nel concludere le numerose e ricche riflessioni fatte sui vangeli nel corso delle visite dei luoghi sacri che segnano la vita di Gesù sulla terra, il sacerdote, don Serafino Parisi, biblista di grande e profondo spessore teologico, che ha accompagnato il gruppo dei pellegrini in Terra Santa,
riportando il brano di Luca: “i discepoli di Emmaus”, con dovizia di significativi accenti Cristologici, concludeva con l’affermazione che il cammino del vero cristiano, ossia di colui che va alla ricerca del raggiungimento della fede che trasforma l’essere umano in Persona di Dio, non è mai conclusivo, è un viaggiare, talvolta faticoso, talaltra dolce e leggero, che non consente il ritorno indietro. Questo pensiero ha toccato la mia sensibilità di cristiano e, ritengo, del numeroso gruppo di pellegrini (oltre 150), per cui ho avvertito la necessità di ringraziare don Serafino, Sua Eccellenza il Vescovo Luigi Cantafora , i sacerdoti Mons. Tommaso Buccafurni e Don Osvaldo Gatto che ci hanno sostenuto con le loro preghiere e tutti coloro che, in qualche modo, sono stati organizzatori e attori di questo meraviglioso viaggio.
Al termine dei doverosi ringraziamenti, mi è venuta in mente la sempre attuale affermazione del grande Leonardo da Vinci che così termina un suo manoscritto: “Non si volge mai retro chi alle stelle è fiso”; riallacciandomi alle riflessioni conclusive sui Discepoli di Emmaus, mi è parso, verosimile, affermare che la citazione di Leonardo da Vinci si adatta benissimo al cristiano che si trova sul cammino della fede. Egli deve guardare le stelle, ossia deve seguire, con la mente e con il cuore la grande luce che promana dall’amore di Dio, di quel Dio che non disdegnò di farsi uomo e di morire crocifisso per salvare l’umanità. è, un cammino difficile, spesso trapuntato di rinunce e di ostacoli, ma sicuramente si può fare perché Dio è Padre e, perciò, lo vuole.
SHALOM ISTRAELE - SHALOM NAZARET
Giunti a Tel Aviv, dopo circa tre ore di viaggio in aereo da Lamezia Terme, il gruppo dei pellegrini prende posto su tre pullman: inizia il cammino, per alcuni per la prima volta, per altri per la seconda, terza o, anche la quarta volta, verso Nazaret.
Don Serafino Parisi, guida del primo gruppo, inizia la presentazione del cammino che ci attende con puntuali e doverose spiegazioni storiche, geografiche, sociali, religiose, dei costumi, delle forme di vita e modi di essere della società e del territorio dell’epoca di Gesù, coniugando l’aspetto storico, sociale, culturale con quello religioso e fideistico. Importanti le riflessioni che, nel corso di tutto il pellegrinaggio la guida propone ai partecipanti nei diversi luoghi visitati, in quanto consentono a ciascuno di essere introdotto, in maniera consapevole e completa nella conoscenza dei fatti e dei momenti riguardanti la vita di Gesù, di Maria, degli apostoli e di quanti accompagnavano l’evento cristiano.
La prima tappa è nella bella città di Haifa dove sorge un santuario mariano inserito nel convento di Stella Maris: è la chiesa della Madonna del Carmelo e della grotta del profeta Elia.
Viene celebrata la S. Messa dal Vescovo e nell’omelia il nostro Pastore manifesta i segni della sua meditata e profonda conoscenza della storia biblica, nonché la capacità di accostare i fatti storici al cammino di fede e di grazia che promana da ogni evento che si inserisce nella storia del cristianesimo. Con puntuale e sempre nuova e viva ansia di amore e di carità, in tutte le omelie, proclamate nella celebrazione delle quotidiane messe nei luoghi visitati, il Vescovo spiega la vicenda evangelica del brano giornaliero con animo denso di significato spirituale, accostando sempre l’aspetto umano e sociale della contemporaneità, con la carità e l’amore incondizionato di Gesù per l’umanità.
Il secondo giorno siamo a Nazaret, città della Galilea la cui importanza nella storia risiede in un “Sì”, ossia l’adesione incondizionata di una fanciulla di quel luogo che all’annuncio di un angelo che Le dice che avrebbe concepito il figlio di Dio, risponde “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Luca). Inizia a Nazaret la storia del cristianesimo. I luoghi, le vestigia, le immagini, le icone e soprattutto, il meraviglioso Tempio dell’Annunciazione, edificato su scavi e reperti archeologici del tempo, danno inequivocabilmente testimonianza della presenza della Vergine Maria e della sacra famiglia.
Contemplare con animo sereno, sgombro da pregiudizi, la nicchia dove si è concretizzato l’incontro tra il “Sì” della Vergine e il “Sì” dello Spirito Santo, si avverte una profonda emozione che invade l’animo e il corpo: vibra nell’animo del cristiano una sensazione sovrumana foriera di gioia, di amore puro e di speranza.
La visita al monte Tabor, luogo della Trasfigurazione di Gesù, ci introduce nel mistero della Passione, della Crocefissione e della Risurrezione. In questo luogo Gesù si trova insieme agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, i quali meravigliati e, nello stesso tempo sconcertati, assistono alla Trasfigurazione e Pietro, timidamente, dice a Gesù “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia” (Matteo). La conquista dell’amore di Dio è un continuo viaggiare, quindi non ci si deve fermare, anche se il luogo è bello.
Il terzo giorno è dedicato alla visita del lago di Tiberiade, al Monte delle Beatitudini, alla città di Cafarnao, alla casa di Pietro e, quindi a Tabga, luogo dove sorge una bella chiesa benedettina nel cui interno si può godere la visione di un meraviglioso mosaico raffigurante il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci e, infine, conoscere e ammirare la Chiesa del Primato di Pietro.
Sono tutti luoghi dove si svolge la vita di Gesù nel periodo della sua attività messianica sulla terra. Posti che hanno visto il Figlio di Dio camminare, predicare, operare prodigi e miracoli, trascinare grandi folle di gente in cerca di una vita nuova. Cafarnao è la città scelta da Gesù come dimora privilegiata; molti sono i miracoli operati in questa città: la risurrezione della figlia del capo della sinagoga, Giairo, la guarigione del servo dell’ufficiale romano, del paralitico portato sul lettuccio da quattro amici e calato con delle funi dal tetto dentro la casa piena di gente in cui stava Gesù, la guarigione della suocera di Pietro e, tanti altri. Cafarnao è la citta dove Gesù sceglie i suoi discepoli; nonostante i prodigi e i miracoli non sempre in Cafarnao Gesù trova benevolenza e accoglienza, tanto che dopo il discorso del “Pane di vita” pronunziato nella Sinagoga, molti seguaci lo abbandonano. “Disse Gesù allora ai dodici: volete andarvene anche voi? Gli rispose Simon Pietro: Signore da chi andremo Tu hai parole di vita eterna” (Giovanni).
Il lago di Tiberiade rappresenta un altro punto di incontro di Gesù con la gente, anche in questo ambito numerosi sono i miracoli che narrano i Vangeli.
Pare, però, opportuno soffermarsi un attimo sul discorso della Montagna.
“Gesù passò tutta la notte a pregare. Quando fu giorno, chiamo a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli” (Luca).
Il giorno dopo guardando dal Monte la grande folla che Lo seguiva incomincia a proclamare le Beatitudini: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli…” (Matteo).
Le regole e i comportamenti fondamentali che il cristiano deve tenere nella sua vita terrena, per aspirare alla vita celeste, sono descritti nelle nove enunciazioni.
Alla luce del pensiero umano le Beatitudini appaiono delle contraddizioni, quasi dei paradossi, ciò avviene se si ragiona con le categorie mentali, con l’approccio illuministico e/o razionale. La verità cristiana non può coincidere o essere spiegata con i canoni scientifici, la missione di Gesù Cristo prospetta un nuovo e diverso itinerario di ragionamento, non il concetto, principe della ragione, ma la fede come dimensione di ricerca di vita nuova, una vita che esclude il contingente, il provvisorio, l’aleatorio e, include, la conquista di un mondo trascendente con valori di eternità e di felicità. Questa nuova vita si conquista non con teoremi filosofici, idealisti o scientifici dettati dalla sola ragione, ma con l’amore, con il sacrificio, con la benevolenza, col perdono; essi nascono dall'intimo e dal cuore dell’uomo, per cui, si può dire che risiedono in una nuova categoria, non del pensiero, ma dell’anima: è la dimensione della FEDE. Allora si capisce perché il Regno dei Cieli è riservato ai poveri in spirito, ai miti, ai perseguitati dalla giustizia, ai puri di cuore, agli operatori di pace, agli umili ecc. Già nel Magnificat si rintraccia l’itinerario di salvezza presente nel discorso della Montagna “…Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili, ha ricolmato di bene gli affamati, ha mandato i ricchi a mani vuote…”(Luca).
Il quarto giorno si lascia Nazaret e si parte per Betlemme e Gerusalemme.
Dopo una breve sosta sulle sponde del Mar Morto, il pellegrinaggio prosegue per la città di Gerico. Qui si ha modo di dare uno sguardo dove, presumibilmente, è avvenuto il miracolo del cieco e, quello, non meno importante, della conversione di Zaccheo, l’uomo ansioso di trovare nel Messia una nuova vita. Nel pomeriggio sosta nella località Qasr El Yahud località dove scorre il Fiume Giordano. Suggestivo e toccante l’impatto con il Fiume che ricorda il battesimo di Gesù: numerosissimi sono i pellegrini, provenienti da ogni parte della terra, che si immergono nelle acque, con devozione, per essere purificati o per rinnovare i voti battesimali. In serata si arriva a Betlemme.
SHALOM GERUSALEMME - SHALOM BETLEMME
Il quinto e il sesto giorno sono i più ricchi di visite ai luoghi (Betlemme e Gerusalemme) dove si sono dispiegati e concretizzati gli avvenimenti e gli eventi del percorso cristiano. Sono i luoghi più storicamente significativi che hanno interessato la Nascita, la Passione, la Morte e la Risurrezione del Salvatore dell’umanità.
La Basilica della Natività, pregiato Tempio di fede e di amore, luogo di incontro e di conversione, palcoscenico di milioni di fedeli credenti e non, passaggio obbligato di chi vuole, trovandosi in Terra Santa, accostarsi alle origini del mistero salvifico del Bambino, figlio di Dio, partorito da donna, venuto sulla terra per riscattare l’umanità dal peccato originale; alle meraviglie di fede occorre aggiungere le bellezze architettoniche, la preziosità dei dipinti e delle icone, i suggestivi addobbi ornamentali, la semplicità della grotta, ma soprattutto la pacata, paziente e devota attesa, in file interminabili di fedeli premurosi di scendere nella grotta per toccare con le mani e con le labbra il Santo luogo del Divino Mistero: è in quel semplice e, direi misero, posto che il figlio di Dio viene dato al mondo da Maria, umile fanciulla, ma donna tetragona nello spirito.
Altro luogo visitato a Betlemme è il campo dei pastori, luogo dove la stella cometa diede il suo splendore per rischiarare l’umanità in attesa del Messia.
Gerusalemme! Città cosmopolita, crocevia di immense folle provenienti da ogni parte della terra portando con loro storie, costumi, linguaggi, religioni, tradizioni, aspirazioni, pensiero, attese e speranze di vita diversa. Gerusalemme è la Città Santa scelta da Dio come luogo di incontro, è in essa che risiede e da essa si diffonde il mistero biblico, il mistero delle tre religioni monoteistiche: l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islamismo. “Si dice che il mondo è come l’occhio: il mare è il bianco, la terra è l’iride. Gerusalemme è la pupilla e l’immagine che in essa si riflette è il Tempio”. Monumento grandioso, di storia ultra millenaria, costruito da Re Salomone, diverse volte distrutto e sempre ricostruito.
La maestosità della Città Santa appare ad ogni visitatore, quando si trova a contemplarne le vallate su cui sorge, le strutture edilizie, le grandiose mura di recinzione della città vecchia e il Tempio, luogo di preghiera e di incontro della umanità della storia, da tremila anni ad oggi.
Gesù dà i suoi insegnamenti nel Tempio, fin dall’età di dodici anni. Il Tempio, perciò, è la casa di Dio, è Luogo Santo dove i cristiani, gli ebrei, gli islamici, gli armeni, i musulmani, e tutti i credenti nel Dio della Bibbia e della storia ecc. si incontrano perché è in quel posto, fra quelle mura sacre che trovano la ragione dell’appartenenza ad un Dio.
La visita dei luoghi più importanti e significativi della Città che segnano le vicende della vita e della Crocefissione e della Risurrezione di Gesù sono stati percorsi dal gruppo dei pellegrini con grande devozione: il Monte Sion, il Cenacolino francescano, la Basilica della Dormizione e la Chiesa del Gallicanto, luogo dove avvenne il tradimento di Pietro, il Monte degli Ulivi, con uno sguardo alla chiesetta dell’Ascensione, la Chiesa del “Pater Noster” e del “Dominus Flevit”, dove si ricorda il lamento di Gesù sulla città di Gerusalemme, il Getzemani, dove sorge la Basilica delle Nazioni, luogo dove Gesù decise di morire, la via Dolorosa o via Crucis, con sosta alla chiesa della Flagellazione, e, infine il Calvario, il Santo Sepolcro e la Basilica della Risurrezione.
Questo lungo e nutrito itinerario di incontro con i luoghi che segnano gli ultimi giorni della vita del figlio di Dio sulla terra si distinguono per la loro pregnanza di significato e di mistero, in particolare la Chiesa del Gallicanto dove è possibile rilevare, tramite i reperti archeologici che costruiscono la prigione in cui Gesù trascorre la sua ultima notte, la smisurata malvagità e crudeltà umana, il disprezzo senza limite della persona umana e contemporaneamente l’immane sofferenza di un uomo-Dio che accetta il tutto per realizzare il disegno di salvezza.
Il percorso della Via Crucis, la visita al Calvario e al Santo Sepolcro rappresentano i momenti più toccanti e dolorosi di tutto il pellegrinaggio. Gente di ogni nazionalità, di ogni lingua e stato sociale cammina in silenzio, o pregando, o cantando lungo la stradina che si inerpica verso il luogo ultimo delle sofferenze del Signore Gesù. è veramente ammirevole rilevare la compostezza e la tolleranza di tutte le persone (sono migliaia) che camminano in quelle vie piene di negozi con mercanti che invitano a fermarsi per comprare i souvenirs: il silenzio e il raccoglimento sono atteggiamenti che caratterizzano il comportamento dei pellegrini. L’incontro con il Santo Calvario e con il Santo Sepolcro, dopo file interminabili e tempi lunghi di attesa, ripaga di ogni disagio e delle fatiche sopportate durante tutto il pellegrinaggio. è veramente emozionante! Sembra di trovarsi in una dimensione di vita mai conosciuta prima: nel toccare le pietre, le reliquie del Santo di Dio ti senti attraversare tutto l’essere da una “corrente” di vita cristiana nuova.
Il settimo e l’ottavo giorno i pellegrini visitano la località di Ain Karem dove si trovano la chiesa di San Giovanni e la chiesa francescana della Visitazione. L’ultimo giorno è dedicato ad Emmaus, luogo di incontro tra Gesù Risorto e due discepoli.
“Ed ecco, in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus … e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù si avvicinò e camminava con loro, ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Egli disse loro: “Che cosa sono questi discorsi … Cleopa gli rispose: “Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai che vi è accaduto in questi giorni? “Domandò loro “Che cosa?” Gli risposero “Ciò che riguarda Gesù il Nazareno…”. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro “Non ardeva forse in noi il nostro cuore, mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?” (Luca).
I discepoli di Emmaus hanno bisogno della prova concreta della Risurrezione di Cristo, vogliono toccare con mano l’esistenza del Dio morto sulla Croce; probabilmente anche noi abbiamo bisogno di questa dimostrazione, abbiamo necessità di vederlo, di toccarlo, di sentire la sua presenza accanto a noi. Ma per avere questa presenza basta capire che Egli non è fuori o estraneo alla creatura umana, ma è sempre presente e operante nel nostro cuore. Sant’Agostino, dottore e pilastro fondamentale della dottrina della Chiesa, nel libro delle Confessioni dice:
“Non andare fuori alla ricerca di Dio, ma ritorna in te stesso perché Dio si trova nell’intimo dell’uomo”. Dio è presente in noi fin dal concepimento, vuole nutrire le sue creature con l’amore e la carità, solo bisogna riconoscerlo, cercarlo, camminare, per le vie del mondo con fiducia nella sua misericordia e con speranza, verso la luce della verità e della vita, quella vita che sgorga come acqua viva e limpida, dai suoi insegnamenti presenti nei Vangeli.
Il pellegrinaggio che abbiamo fatto in Terra Santa, del quale è doveroso ringraziare la Diocesi di Lamezia Terme, ha senso se, nelle vicende giornaliere della nostra vita seguiamo l’insegnamento che deriva dal passo evangelico di Luca: i Discepoli di Emmaus e, come loro, pellegrini, non ci voltiamo indietro, ma camminiamo sempre sulla via illuminata dalla fede e dalla speranza.