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Cultura e Società

L'arena digitale: identità e sfide

Paolo Emanuele · 11 anni fa

Una delle domande più antiche che abita da sempre il cuore dell’uomo è la domanda di senso, cioè sapere chi è e perché vive. Guardando semplicemente dentro di noi ci rendiamo conto che ci sono desideri che hanno una certa profondità, come l’esperienza di un amore che sia per sempre, la ricerca di una gioia che non sia condizionata dalle stagioni che si vivono, la ribellione alla morte come fine di tutto. Queste spinte del cuore se non vengono accolte, se non trovano un ambiente nel quale poter essere coltivate e fatte maturare sono la causa dell’individualismo, della disperazione, dell’indifferenza, perché ci si accontenta di ciò che si riesce ad avere e non si cerca quella pienezza che permette di essere veramente se stessi.

Dall’altra parte l’uomo comprende se stesso nella misura in cui vive dentro la sua storia, assumendola con un atteggiamento critico e sapiente, senza fuggire in un passato che non è più e senza cercare un futuro che non è ancora e non si sa se ci sarà. Vivere l’oggi con le sue fatiche e le sue sfide è la strada per amare se stessi ben sapendo di non essere soli ma dentro una storia che cammina nel tempo.

Nel nostro tempo una delle provocazioni più urgenti per la nostra intelligenza di credenti e non, che arricchisce la consapevolezza di chi siamo e ci permette di abitare il presente è il mondo digitale.

Alla luce dei 5 discorsi di papa Benedetto XVI alle giornate mondiali delle comunicazioni sociali dal 2009 al 2013 e dal confronto con il testo del prof. Antonio Spadaro sulla Cyberteologia, mi piace vedere la realtà delle rete attraverso questi tre slogan: la rete è un mondo da abitare, una responsabilità da assumere, una sfida da accogliere.



1.1 Un mondo da abitare

La consapevolezza che i media fanno parte del nostro presente ci deve liberare da

un atteggiamento di paura, che ci fa vedere i social network come una realtà negativa dove l’altro si nasconde, finge o gioca con i sentimenti altrui.

Come ci ricorda Papa Benedetto va promossa una cultura di rispetto, di dialogo e di amicizia perché la comunicazione in rete ci richiama una verità fondamentale: ciascuno di noi è creato ad immagine e somiglianza di Dio, che è comunione e dialogo . Questo mondo digitale è caratterizzato dall’incontro e dalla condivisione di idee, immagini, culture diverse e riduce di molto, quasi annulla le distanze spazio-temporali. Per questo motivo non può essere visto come uno spazio anonimo, virtuale, strumentale, ma tende sempre più a qualificarsi come uno spazio di esperienza antropologicamente significativo perché l’uomo pensa, esprime, comprende se stesso alla luce dell’esperienza che vive in rete .

In questa nuova arena una delle sfide diventa quella di integrare la realtà digitale nella realtà che viviamo ogni giorno, evitando doppiezze o sdoppiamenti di personalità e, tenendo sempre vivi quei valori quali il rispetto, il dialogo, l’ascolto, la trasparenza che ci permettono di vivere in modo fecondo e vero le nostre relazioni digitali.

1.2 Una responsabilità da assumere

Un rischio nei confronti delle nuove forme di comunicazione è quello dell’indifferenza facendo finta di non vedere i radicali e repentini cambiamenti in atto.

Il papa Benedetto XVI ha invitato prima i giovani a portare nel mondo digitale la testimonianza della loro fede, in quanto a loro «spetta in particolare il compito dell’evangelizzazione di questo “continente digitale”. Sappiate farvi carico con entusiasmo dell’annuncio del Vangelo ai vostri coetanei!»

In particolare ai Presbiteri ricorda Benedetto XVI «è richiesta la capacità di essere presenti nel mondo digitale nella costante fedeltà al messaggio evangelico, per esercitare il proprio ruolo di animatori di comunità che si esprimono ormai sempre più spesso, attraverso le tante “voci” scaturite dal mondo digitale» .

La responsabilità che nasce dall’essere chiamati al ministero della parola chiede di saper utilizzare tutti i mezzi che possano favorire l’annuncio del vangelo fino agli estremi confini della terra. La presenza di consacrati in questo nuovo e significativo contesto digitale diventa segno della vicinanza di Dio che si prende cura di ogni uomo. La responsabilità pastorale non può limitarsi alla ordinaria amministrazione dei sacramenti ma deve farsi carico delle nuove esigenze e delle nuove situazioni nelle quali l’uomo di oggi vive.

C’è una vera e propria missione del presbitero che «nell’impatto con il mondo digitale deve far trasparire il suo cuore di consacrato, per dare un’anima non solo al proprio impegno pastorale, ma anche all’ininterrotto flusso delle “rete”» .

Questa responsabilità è infine per ogni credente che trasfigurato dall’amore di Cristo non può non sentire la spinta ad annunciare il vangelo nella sua integrità senza cedere ai compromessi o alle mezze misure. «Nei nuovi contesti e con le nuove forme di espressione, il cristiano è ancora una volta chiamato ad offrire una risposta a chiunque domandi ragione della speranza che è in lui (cfr 1Pt 3,15)» .

1.3 Una sfida da accogliere

La sfida principale nell’abitare questa arena digitale è quella di «essere autentici, fedeli a se stessi, senza cedere all’illusione di costruire artificialmente il proprio “profilo” pubblico» . Se da un lato è fondamentale abitare questo nuovo mondo attraverso una presenza significativa e una testimonianza coerente di ciò che si è, dall’altro è importante mantenere sempre desta l’attenzione per le persone e per gli impegni che siamo chiamati a vivere nel quotidiano. Nonostante le potenzialità e l’opportunità di una comunione che abbracci l’intera famiglia umana che la rete offre bisogna sempre avere chiaro l’insostituibile valore del contatto umano e dei rapporti interpersonali.

Un’altra tentazione da tenere presente è la superficialità che si può manifestare in rete o nelle relazioni che si vivono ogni giorno. Per essere fedeli a se stessi e costruttori di comunione la comunicazione deve saper integrare il rapporto tra silenzio e parola. Proprio perché «nel silenzio ascoltiamo e conosciamo meglio noi stessi, nasce e si approfondisce il pensiero, comprendiamo con maggiore chiarezza ciò che desideriamo dire o ciò che ci attendiamo dall’altro, scegliamo come esprimerci» . In un contesto dove si è bombardati da tante e diverse proposte, dove tanti sono alla ricerca della propria identità la sfida più grande è ascoltare se stessi e ciò che ci circonda per poter discernere e scegliere ciò di cui si ha veramente bisogno.

Paradossalmente proprio mentre alcuni pensano che questo è il tempo del carpe diem, del mordi e fuggi, le provocazioni che vengono dalle relazioni in rete, dove si è molto più liberi e spontanei, testimoniano che c’è una grande ricerca di vivere esperienze spirituali capaci di promuovere l’incontro dell’uomo con Dio, un Dio vivo e amante della vita, capace di motivare e dare senso, speranza e gioia. La sfida è saper essere significativi non perché si è popolari o accondiscendi ma perché si è veri nel condividere ciò che si è e ciò di cui c’è realmente bisogno per poter essere pienamente se stessi .