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La parola del Vescovo

Dal pellegrinaggio in Terra Santa/1 Pellegrini per cambiare

Paolo Emanuele · 11 anni fa

“Assumere lo stile del pellegrino è inoltre ingaggiare una lotta, fare verità nella propria vita, entrare nella storia. Insomma, è mutare”. E’questo il disegno ideale di “pellegrino” che ha voluto lasciare a tutti i partecipanti al Pellegrinaggio diocesano nella splendida cornice del Monte Carmelo ad Haifa, prima tappa del viaggio in Terra Santa. Omelia di S.E. mons. Cantafora- Vescovo di Lamezia Terme 1.Carissimi fratelli e sorelle, quasi a conclusione dell’Anno della Fede, ci siamo incamminati come pellegrini nella Terra del Signore. Un cammino spirituale di ascolto dell’iniziativa di Dio che si è manifestato, si manifesta e si manifesterà nella vita di ciascun di noi e di ciascun uomo.

Cammineremo sulle sue strade, vedremo e vivremo i suoi luoghi.

Le scene evangeliche che siamo abituati ad ascoltare, diventano per noi ora visive come luoghi da vivere. In questo pellegrinaggio anche io sarò pellegrino come voi. Del resto siamo tutti pellegrini, ovvero tutti proiettati avanti, sulla via di Dio. Scopriremo così in queste tracce, fisse nelle pietre, lo stile di un Dio che non lascia solo l’uomo, ma che lo va a cercare e non ha paura di sporcarsi le mani con lui e la sua povera storia.

Senza questa premessa le pietre rimangono tali, mute, non più latori di quell’infinito mistero di Dio, che follemente innamorato di noi, irrompe nella vita di ogni uomo. Questa è la sola cosa che cercheremo dietro le pietre, gli eventi e i personaggi. Dio ha dimostrato in pienezza il suo amore gratuito per ogni uomo, per tutto l’uomo e per tutti gli uomini. Epilogo di tutto questo sarà l’evento della sua morte e resurrezione che contempleremo a Gerusalemme.

2. Assumere lo stile del pellegrino è inoltre ingaggiare una lotta, fare verità nella propria vita, entrare nella storia. Insomma, è mutare nome, come capitò a Giacobbe, che nell’incontro con Dio gli cambiò il nome: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, forte con Dio”.

Tutti conosciamo Giacobbe come colui che ha lottato con il Signore. Mentre andava dal fratello Esaù, tornando nella Terra Promessa, Giacobbe lottò fino all’alba con un personaggio misterioso, Dio. Ma in questa lotta, Dio ne fa un uomo nuovo, vittorioso sulla morte, abbandonato alla volontà di Dio.

3. Qui in Terra Santa, noi vivremo una geografia che non sarà soltanto una geografia di luoghi, di città, di paesi che ci riportano ad avvenimenti del passato, ma una geografia spirituale che ci permetterà di percorrere interiormente e di rivivere gli stessi avvenimenti della storia della nostra salvezza. Ci accorgeremo che nella Scrittura tocchiamo la carne del Signore Gesù.

4. Il Figlio di Dio ha preso la carne da Maria e si è fatto uomo della nostra stirpe. è lei la porta per mezzo della quale è venuto ad abitare in mezzo a noi.

Ma è vero anche, che il Figlio di Dio si è fatto uomo in un luogo ben preciso, in un contesto storico particolare, in una realtà che noi in qualche modo cercheremo di ripercorrere facendo memoria di ciò che è avvenuto duemila anni fa.

Se per Cristo la porta per entrare nel mondo è stato il grembo verginale di Maria con il suo sì, ora la nostra porta che ci permetterà di vivere adeguatamente il nostro pellegrinaggio è la fede.

La porta della fede è sempre aperta, come ci ha detto Benedetto XVI, indicendo l’Anno della Fede.

“La porta della fede (cfr At 14,27) che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. E’possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che trasforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita” (Porta Fidei, 1).

Ed è attraverso questa porta che i nostri antichi Padri hanno fatto la loro esperienza di Dio.

Nella fede Abramo è partito dalla sua terra andando verso una terra che non conosceva dove però sapeva che si sarebbero realizzate le promesse divine, fidandosi di Dio, credendo in lui. Cosi pure Isacco, così Giacobbe. Nella fede incontrano Dio.

E’la fede che ci porta in questi luoghi ed è attraverso lo sguardo della fede che vogliamo imparare a leggere questa parte di terra.

E con la fede ci accorgeremo che non soltanto questa terra è Terra Santa, casa di Dio, come diceva Giacobbe, ma che ogni terra, quando è letta e abitata con fede è luogo in cui Dio si manifesta, in cui possiamo incontrare il Signore e fare esperienza di Dio.

4. Quale è dunque l’atteggiamento che ci viene richiesto in questo pellegrinaggio? è lo stesso che portò Maria e Giuseppe con Gesù dodicenne a Gerusalemme. L’atteggiamento di chi sale al tempio per incontrare Dio, nel luogo della sua presenza misteriosa.

L’atteggiamento di chi sale al tempio con le sue fatiche, con le sue lacrime, insomma con tutta la sua vita, ma mentre sale, più si avvicina a Dio, più sperimenta la salvezza, la presenza di Dio.

Allora anche per noi si compiranno le parole del salmista: Mentre cammina cresce il suo vigore, mentre attraversa la valle del pianto, la cambia in una sorgente.

5. Certo se noi volessimo cercare Gesù in queste terre, senza lo sguardo della fede, non troveremmo assolutamente niente, se non delle povere pietre. Ma con lo sguardo di fede sappiamo di poter incontriamo il Signore.

Se abbiamo questo sguardo non ci fermeremo soltanto alla superficie delle cose, ma sapremo entrarci dentro, e anche noi come Giacobbe potremo dire “Questa davvero è la porta del cielo, questa è la casa di Dio”(Gen 28,17), di un Dio che non sta in un luogo soltanto.

Bensì di un Dio che vive nel cuore di ogni uomo, e che incarnandosi nel Signore Gesù ha voluto essere come noi, per essere Lui stesso la via che ci porta al Padre suo e Padre Nostro.

9 novembre 2013