Il viaggio di Papa Francesco a Lampedusa è un nuovo segno concreto, imponente, dell’attuale pontificato. Francesco ci ha richiamati tutti ad essere uomini, con la capacità e dignità di piangere, di compatire “patire con”, di commuoverci “muoverci con”. Ma non è stata, l’omelia di Papa Francesco nell'isola, solo un richiamo alla compassione verso le vittime e i deboli, verso gli immigrati, verso «il fratello mezzo morto sul ciglio della strada,» di cui «forse pensiamo “poverino”, e continuiamo per la nostra strada».
E’stato invece un richiamo ad essere uomini (e umani). Per questo la citazione continua proprio delle prime figure della Bibbia, Adamo (che significa etimologicamente appunto “uomo”) e suo figlio Caino.
«Adamo, dove sei?: è la prima domanda che Dio rivolge all’uomo dopo il peccato. “Dove sei Adamo?”. E Adamo è un uomo disorientato che ha perso il suo posto nella creazione perché crede di diventare potente, di poter dominare tutto, di essere Dio. E l’armonia si rompe, l’uomo sbaglia e questo si ripete anche nella relazione con l’altro che non è più il fratello da amare, ma semplicemente l’altro che disturba la mia vita, il mio benessere. » L’uomo che sogna di poter essere signore e padrone di tutte le cose: è proprio questo il peccato originale che si ripete nel corso della storia dell’uomo.
E poi Caino. «Dio pone la seconda domanda: “Caino, dov’è tuo fratello?”. Il sogno di essere potente, di essere grande come Dio, anzi di essere Dio, porta ad una catena di sbagli che è catena di morte, porta a versare il sangue del fratello! Queste due domande di Dio risuonano anche oggi, con tutta la loro forza! Tanti di noi, mi includo anch’io, siamo disorientati, non siamo più attenti al mondo in cui viviamo, non curiamo, non custodiamo quello che Dio ha creato per tutti e non siamo più capaci neppure di custodirci gli uni gli altri. E quando questo disorientamento assume le dimensioni del mondo, si giunge a tragedie come quella a cui abbiamo assistito. »
«Quindi ha proseguito:”Dov’è tuo fratello?”, la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte. Quante volte coloro che cercano questo non trovano comprensione, non trovano accoglienza, non trovano solidarietà! E le loro voci salgono fino a Dio!»
«Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo» ha proseguito Papa Francesco «abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna; siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita del sacerdote e del servitore dell’altare, di cui parlava Gesù nella parabola del Buon Samaritano: guardiamo il fratello mezzo morto sul ciglio della strada, forse pensiamo “poverino”, e continuiamo per la nostra strada, non è compito nostro; e con questo ci tranquillizziamo, ci sentiamo a posto. La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza! Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!»
Il richiamo e l’esortazione del Papa sono indirizzati a tutti: «Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi.» Per questo bisogna stare attenti a non vederli e utilizzarli farisaicamente come qualcosa rivolto ad altri e che non riguarda l’umanità e la coscienza di ciascuno di noi, un po’come sta avvenendo nei commenti e nelle strumentalizzazioni politiche e giornalistiche di questi giorni, più attenti ad una riduzione ideologica delle politiche dell’immigrazione (soprattutto da destra) che non a comprendere il vero richiamo del Papa.
Il Pontefice parla alle nostre persone, al nostro cuore. Non è un’esortazione buonista ma è invece l’invito alla Chiesa, intesa come comunità dei credenti e non come organizzazione, a liberarsi dall’indifferenza: «Chi ha pianto?, chi ha pianto oggi nel mondo?» e soprattutto dalla tentazione di Adamo, prima di quella di Caino: «Perdono Signore! Signore che sentiamo anche oggi le tue domande: “Adamo dove sei?”, “Dov’è il sangue di tuo fratello?”»