·

Cultura e Società

Inno alla speranza. Una preziosa lezione per chi ha perso di vista la bellezza del mondo

Antonio Cataudo · 11 anni fa

«Un Inno alla speranza, una preziosa lezione per chi ha perso di vista la bellezza del mondo!» Rovistando qua e là fra le nuove uscite in libreria, mi ha incuriosito questo libro di Stefano Baldi, e, affascinato dal suo titolo “Sia fatta la tua volontà”, ho deciso di acquistarlo. Così mi sono addentrato nella lettura di questo romanzo autobiografico, sì perché racconta ciò che realmente Stefano Baldi ha vissuto, che ho terminato in una sola giornata trovandomi ad esserne veramente provato.

Narra le vicende di Luca Lazzarini, detto Lazzaro, 26enne, che vive a Maddalena di Cazzano, ha una madre che lo adora, un lavoro e un gruppo di amici molto solido. Avrebbe tutto per essere una persona felice. Poi d’improvviso una malattia insidiosa ed ingiusta colpisce Lazzaro, un male che non lascia vivere e che dà senso al tempo che rimane. Ed è allora che tutto cambia! Il tempo acquista un’altra qualità, arrivano la consapevolezza, il coraggio e soprattutto la fede. Così l’incontro con Anna, prostituta dal viso bellissimo, riesce a fargli superare definitivamente la paura di vivere e di morire. è ammirevole lo spirito con cui questo ragazzo ha saputo raccontare, direi in maniera singolare, vicende molto intime e nello stesso tempo dolorose del suo vissuto. Dalla sua penna traspaiono una spontaneità e una lungimirante voglia di farcela, di volersi aggrappare alla fede così da non uscire sconfitto ma vincente in questa “battaglia” in cui è costretto a vivere. Ciò nonostante sceglie di far trapelare per tutto quanto il romanzo, quelle che sono le sue paure, i suoi dubbi, i suoi continui sbalzi d’umore e soprattutto lo sconforto che incombe puntuale. Non nego che questo è uno dei romanzi più belli che io abbia mai letto! Magari se ne potrebbe contestare lo stile o il linguaggio, per così dire “sgraziato” delle prime pagine, (anche se in fin dei conti a scrivere è pur sempre un ragazzo!) tuttavia credo che il messaggio che lascia questo libro sia inimitabile. Luca Lazzarini ti conquista fin dall’inizio con il suo fare così semplice e normale per un ragazzo che, dalla vita, non ha ricevuto molto. Ma questo ragazzo trova, proprio nella malattia, la forza per prendere in mano ciò che resta della sua vita e con l’aiuto di coloro che l’amano riesce a vincere la sua battaglia con la “sfiga”. Purtroppo la malattia non verrà sconfitta, la morte giungerà lieve ma inevitabile, ma Luca ha vinto. Si, egli ha vinto grazie all’amore di Giorgio, fratello disabile; grazie all’amore della mamma, donna forte e fragile allo stesso tempo; grazie alle parole del parroco che lo guida verso l’accettazione cristiana della morte; grazie all’amore di una prostituta che riesce a sfuggire al suo protettore-aguzzino proprio con l’aiuto di Luca. Mentre leggevo questo libro non riuscivo a porre un freno alle mie emozioni perché il pianto e il sorriso si alternavano come due facce della stessa medaglia. Luca ti conquista, ti prende per mano per portarti, con lui, attraverso le vie tortuose che passando per la malattia, la sofferenza, la delusione, di una vita non vissuta, ti conducono dove ogni uomo, prima o poi, giungerà. La morte lo avvolge, Luca è vinto ma è solo il suo corpo che si arrende. No, morire non è la fine di tutto, la nostra vera essenza si riflette nei ricordi di coloro che ci amano, nell’amore di una madre che è più grande della morte. No, morire non è la fine di tutto, è un ricominciare, si muore qui per nascere altrove, in un mondo sicuramente diverso da questo ma non è la fine, è solo l’inizio di una nuova esistenza. Invitando a leggere questo splendido romanzo, volevo concludere questo excursus alla scoperta di Luca, riportando un estratto dalla parte conclusiva del libro che, a mio dire, è una delle più forti ed emozionanti: "Forse certe cose non capitano per motivi che si possano giustificare, o che si possano contare con i numeri o i pensieri. Certe cose capitano perché Dio vuole che capitino, e noi tutti siamo solo strumenti. Strumenti forse senza memoria, non strumenti abbandonati al tempo e al marcire. Stiamo lì, anni, vite intere, ad aspettare, a disperarci, a pensare di capire da soli tanti perché. Viviamo morti e resurrezioni in ogni momento, ci voltiamo alla speranza, oppure soffochiamo di illusioni senza meta. Non capiamo, perché capire non si può: non ci è dato. Perché la gente muore, si ammala, perché la schiavitù, perché il brutto e la sofferenza? Dio sbaglia, non vede? Non ha tempo? Poi arriva un giorno, un giorno che non scegliamo, che non si può indovinare. E quel giorno gli strumenti di Dio prendono vita, si animano di forze incomprensibili, e ci regalano una salvezza insperata. Che è gioia, che è vita, e che non si deve cercare di capire. Perché la vita che Dio dona va solo amata".