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La parola del Vescovo

Omelia del Vescovo - 13 giugno 2013

Armido Cario · 11 anni fa

Omelia S. Antonio da Padova- 13 giugno 2013 Nel Pontificale per la Solennità di Sant’Antonio, oggi alle 10.30 presso il Santuario dedicato al Santo di Padova, Sua Eccellenza Monsignor Cantafora ha presieduto il Solenne Pontificale, concelebrato dai parroci della città. Erano presenti le autorità civili e militari della città e del comprensorio. Di seguito il testo dell’omelia.

1. «Ho annunziato la tua verità Signore».

Carissimi fratelli e sorelle, celebriamo l’annuale festa di S. Antonio a cui il popolo lametino è molto legato. Un saluto deferente alle autorità militari e a tutte le forze dell’ordine qui presenti, come servi della giustizia e della verità, possano sperimentare sempre la protezione del Santo di Padova.

Sant’Antonio veramente ha vissuto nella ricerca della volontà di Dio; non si è adagiato nella pigrizia, ma ha studiato e cercato incessantemente nella Parola di Dio la fonte del suo radicalismo evangelico.

2. Cerchiamo anche noi di nutrire questa nostra devozione conoscendo di più la vita e l’opera di questo nostro santo. Nel 1995, in occasione dell’ottavo centenario della sua nascita, Antonio fu definito “difensore dei diritti umani”.

Fermiamoci dunque su questo titolo particolare. Antonio, come sappiamo, ebbe una solida formazione culturale e teologica.

Formatosi presso gli agostiniani a Coimbra, fu un uomo “europeo”, non legato a nazionalismi, ma aperto all’Europa del suo tempo.

Quando divenne francescano insegnò incessantemente nell’Italia del Nord e nella Francia meridionale ai novizi dell’Ordine e al popolo.

Nel Medioevo la predicazione si fondava unicamente sulla Sacra Scrittura. Antonio trae spunto dalla Parola di Dio per affrontare tutte le questioni della vita.

In questi anni ci siamo fermati su diversi aspetti della personalità del nostro santo.

Oggi, il titolo di “difensore dei diritti umani” ci sembra quanto mai attuale.

3. Dotato infatti di una grande capacità oratoria, utilizzò questo dono per insegnare, esortare, istruire e convincere, secondo quanto ci ha detto anche S. Paolo nella seconda lettura. Il nutrimento di ogni pensiero e la forza della parola del nostro santo non risiedeva dunque nelle sue capacità umane, ma nella Parola di Dio.

Per questo motivo egli riuscì ad entrare nel cuore dei suoi ascoltatori. Questo ne fu il vero segreto! La sua parola, ricordano gli agiografi, era come fuoco: sapeva scuotere il peccatore, avere misericordia del debole e del povero, penetrare nel cuore degli usurai perché si convertissero, formare alla sapienza. Tanti sono gli episodi che lo attestano! Sapeva parlare a tutti perché tutti fossero condotti a conoscere il Signore e a cambiare vita. L’affetto e la devozione per il nostro santo non devono dunque basarsi, e neppure crescere, solo su slanci emotivi, ma occorre che ci lasciamo istruire da lui, che sia per noi un esempio di concretezza, che ci aiuti a diventare sempre più veri discepoli del Signore.

4. Molti di voi hanno vissuto la tredicina con grande devozione e fervore. Vorrei invitarvi a non fermarvi a questi giorni, ma a intraprendere percorsi profondi di fede. Noi tutti sappiamo che la fede non è un dato acquisito una volta nella vita. Nella fede o si cresce e si avanti oppure si rischia di perderla! Cristiani non si nasce, ma si diventa! Nel vangelo abbiamo ascoltato le ultime battute del Vangelo di Marco. Il Risorto dona agli apostoli un compito straordinario: annunciare il Vangelo ad ogni creatura e per questo dà loro il potere di scacciare demoni, parlare lingue nuove, guarire i malati ed essere immuni da ogni veleno. Queste espressioni significano che il Vangelo, quando attraversa l’esistenza di una persona, ha una forza di bene. Come diceva ieri Papa Francesco: Dio è più forte! Dio è il Signore. Non abbiamo nulla da temere. Lui è la fonte del nostre bene! S. Antonio come anche S. Francesco furono nel Medioevo lampade luminosissime per la gente. Ma questo può accadere anche oggi, qui in mezzo a noi! Sì, solo se il Vangelo troverà accoglienza nel nostro cuore e se Gesù, il Maestro di tutti, sarà il riferimento nelle nostre scelte di vita. Saremo trasformarti anche noi in “difensori dei diritti umani”, oggi, in questa nostra terra come nel mondo intero. Tutti siamo coinvolti in questa conversione personale e nella trasformazione del mondo, nella difesa e anche nella promozione dei diritti umani. S. Antonio ha fatto la sua parte nel suo tempo, ma ora tocca a noi. Non vogliamo assistere impassibili all’inumano fenomeno dei diritti negati! Le povertà sono spesso il prodotto degli stili di vita di alcuni che arrecano danni alla vita degli altri. Le povertà globali abbisognano di risposte anche locali: la povertà estrema va debellata, in particolare eliminando la fame e la malnutrizione. Il diritto all’istruzione va esteso a ogni popolo e nazione; le pari opportunità vanno sostenute in ogni angolo della terra. La mortalità infantile, materna e per malattie curabili, va tolta dappertutto; l’aria da respirare, l’acqua pura, così come gli alimenti, devono arrecare salute e non malattie. Anche la nostra città, ha bisogno di persone e strutture capaci di tutelare e di promuovere i diritti umani, di crescere nella solidarietà evangelica!

Cari amici, si possono fare tanti giochi e schieramenti politici. Ma partiamo prima dal tavolo del bene comune, dai diritti negati, dai bisogni veri e non fittizi dei cittadini.

La politica deve entrare in questa cultura del bene comune e allora la nostra città troverà vie di sviluppo e di crescita.

Lamezia non è un luogo di spartizione, dove ognuno ritaglia la sua parte di consenso.

Se tutti noi che siamo qui, ci lasciassimo veramente trafiggere il cuore dall’Evangelo, e dalle risorse che il Signore ci ha regalato, quanto bene ne verrebbe per la nostra città!

5. Carissimi, è finita l’epoca delle devozioni che non incidono nella vita; dobbiamo sentire che la parola infuocata del Vangelo ispira ancora oggi il nostro modo di essere, quindi le scelte, i nostri comportamenti, il nostro agire e il nostro modo di pensare.

Il Santo Padre Francesco nella catechesi del mercoledì a cui anche la nostra diocesi ha partecipato settimana scorsa, ci ha invitati a vivere nella solidarietà e non nello spreco, a condividere il pane, non a buttarlo; a non avere come riferimento il denaro ma l’uomo, la persona umana, «perché il pane buttato è rubato alla mensa del povero».

Sono esortazioni semplici, eppure per niente scontate e, quando ci arrivano da persone come il Papa, ci sentiamo richiamati a ciò che è essenziale, a una parola vera!

Il Vangelo, carissimi fedeli, è vita. è la vita di Gesù che ci è stata trasmessa perché anche noi viviamo. I santi hanno capito questo.

Cari fratelli, non siamo cristiani tiepidi, da salotto, educati, come diceva Papa Francesco, tanto educati che non sanno annunciare il Vangelo. Sant’Antonio non ha avuto remore ad annunciare il Vangelo sine glossa, senza aggiustamenti, in tutta Italia. Memorabili sono le sue prediche a Rimini, a Udine, a Padova. «Lo zelo apostolico non deve appartenere solo ai missionari».

La Chiesa ha bisogno di questo zelo non soltanto in terre lontane, dove ancora non è conosciuto Gesù Cristo, ma qui in città.

Proprio qui c’è bisogno di questo annuncio di Gesù Cristo.

Il protagonismo evangelico lo dobbiamo avere soprattutto qui tra la nostra gente.

«Dunque chiediamo allo Spirito Santo questa grazia: essere cristiani con zelo apostolico. E se diamo fastidio, facendo ognuno la propria parte, benedetto sia il Signore».

Chiediamo al Signore questa grazia per intercessione di Sant’Antonio che non ha mai temuto di annunciare con franchezza la verità del Vangelo. Amen