“Chiediamo allo Spirito Santo questa grazia: essere cristiani con zelo apostolico.” Così il Vescovo Mons. Luigi Cantafora nel corso della celebrazione in onore di S. Antonio di Padova, che ha visto radunati nel Santuario lametino dei Padri Cappuccini i vertici delle Forze dell’Ordine e le autorità politiche e militari che, come da tradizione, vengono a rendere omaggio al Santo di Padova, Protettore della città di Lamezia. A concelebrare con il Pastore della Chiesa lametina, il Ministro Provinciale dei Cappuccini di Calabria P. Giovanbattista Urso e sacerdoti da tutta la Diocesi. Il Vescovo, ripercorrendo i momenti fondamentali della vita e della predicazione di S. Antonio, ha ricordato l’appellativo con cui è stato chiamato in occasione dell’ottavo centenario dalla nascita: “difensore dei diritti umani”. Ciò che ha animato la predicazione di Antonio – ha spiegato il Vescovo – “non risiedeva nelle sue capacità umane, ma nella Parola di Dio”. E a questa stessa sorgente il Santo attingeva l’audacia di impegnarsi nella società del suo tempo a difesa dei poveri e degli oppressi, la sua virtù di “saper scuotere il peccatore, avere misericordia del debole e del povero, penetrare nel cuore degli usurai perché si convertissero, formare alla sapienza”.
Ricordando la particolare devozione del popolo lametino a. S. Antonio, il Vescovo ha esortato i fedeli a “non fermarsi a questi giorni di tredicina, ma a intraprendere percorsi profondi di fede.”.
Una devozione, quella verso i Santi, che deve tradursi in una fede capace di “parlare” con la vita, con la testimonianza quotidiana dei singoli e delle comunità.
“E’finita l’epoca delle devozioni che non incidono nella vita” – ha aggiunto il Vescovo – “dobbiamo sentire che la parola infuocata del Vangelo ispira ancora oggi il nostro modo di essere, quindi le scelte, i nostri comportamenti, il nostro agire e il nostro modo di pensare.”.
Una testimonianza evangelica che non ha paura di confrontarsi con i drammi del nostro tempo, tra i quali il Pastore della Chiesa lametina ha voluto richiamare “i diritti negati”, “la povertà”, “la mortalità infantile”.
“Anche nella nostra città” – ha detto il Presule – “ha bisogno di persone e strutture capaci di tutelare e di promuovere i diritti umani, di crescere nella solidarietà evangelica”
E si è appellato alle istituzioni, perché “entrino in questa cultura del bene comune” e solo “allora la nostra città troverà vie di sviluppo e di crescita.”
QUI IL TESTO INTEGRALE DELL'OMELIA DI MONS. CANTAFORA