La lezione di vita di Alessandro Nitti Epilogo di elevato contenuto cristiano per la Scuola di dottrina sociale lametina, a simboleggiare l'evoluzione, il cammino di crescita e di formazione della comunità diocesana nell'Anno della Fede. Ospite dell'incontro è stato Alessandro Nitti, vicepresidente dell'UCID milanese, con un illustre trascorso ai vertici di JP Morgan, la banca d'affari americana leader nei servizi finanziari globali.
La scelta della Scuola e della Diocesi di affidare a Nitti la chiusura di questo ciclo è altamente simbolica, non tanto per il curriculum del relatore quanto per la dirompenza del suo esempio. Nitti ha lasciato il gruppo bancario per vestire il ruolo di imprenditore sociale, abbandonando le regole del mercato e del profitto fine a se stesso per scegliere la Dottrina sociale della Chiesa.
Una scelta di vita paradigmatica, ispirata da un anelito: la ricerca di Dio e dei significati profondi dell'esistenza. Nitti ha parlato a cuore aperto, ha offerto all'uditorio la sua esperienza, il suo percorso, le sue conquiste, manifestando con i fatti "Le risposte del credente alle sfide dell'oggi", tema principale dell'incontro.
Per Nitti, «la crisi ha un'origine più radicale, meno contingente: la crisi nasce nel cuore dell'uomo, è di natura antropologica». Per tali ragioni, giunto al vertice della carriera, ha compiuto l'unica scelta possibile e responsabile, dettata dalla ricerca di senso: prim'ancora che una conversione del cuore, dunque, si è trattato di una maturazione e di una "conversione intellettuale". Di fronte al prevalere di logiche economico-finanziarie, di fronte allo strapotere dei numeri e della moneta, Nitti ha riscoperto ed aderito «all'unico pensiero autentico, capace di fornire risposte alla realtà, alla società, al lavoro: la Dottrina sociale».
Secondo l'imprenditore milanese, che ha lucidamente fotografato l'attualità italiana e mondiale, «fluttuiamo in un mare in tempesta ed in momenti di turbolenza è necessario tornare ai valori più integrali ed autenticamente umani. In questo senso, la Dottrina è un flusso, costantemente aggiornato da esperienze, da nuove modalità attraverso cui leggere la realtà». Determinante, nel cammino di Nitti, la Caritas in veritate, soprattutto laddove si esprime sull'autonomia morale degli strumenti: «è necessario governare gli strumenti altrimenti saranno gli strumenti come la moneta ed il capitale a governare l'uomo. Al giorno d'oggi, i finanzieri sono dei professionisti, dotati della cultura del know-how, del "sapere come" ma privi della cultura del know-why, del "conoscere il perché". L'etica utilitarista, dell'agire per convenienza e per la massimizzazione del profitto, è mossa da criteri incapaci ed insufficienti a comprendere la realta».
Tutto ciò, è evidente nel mondo occidentale, più ricco ma allo stesso tempo piu diseguale. Nella società globale, infatti, i complessi rapporti che governano le relazioni macroeconomiche si riflettono sulla vita delle persone. Perciò, le scelte legate alla moneta ed ai movimenti finanziari, unita alla confusione tra strumenti e fini, influisce negativamente sul nostro lavoro, come nei meccanismi di trasmissione.
Eppure, sottolinea Nitti, le norme e gli strumenti legislativi per cambiare questa linea ci sono. Gli ordinamenti degli Stati occidentali, in particolare il nostro, sono fondati sulla centralità dell'individuo. Nella Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti, per esempio, tra le missioni dello Stato è annoverato il principio della ricerca della felicità, inteso in chiave individualista. La nostra Legge fondamentale, invece, fa un passo ulteriore verso la valorizzazione dell'individuo. Nell'articolo 3 della Costituzione repubblicana è contemplato il principio dell'uguaglianza sostanziale, da perseguire nella solidarietà ed attraverso la rimozione degli «ostacoli di ordine economico e sociale»; tutto ciò allo scopo di consentire «il pieno sviluppo della persona umana». In opposizione a tali principi, il mercato finanziario, l'agire economico di questi anni ha badato alla produzione del reddito, senza interrogarsi sulla diseguale distribuzione del reddito. «Ecco perché - rimarca Nitti - la Dottrina sociale è un faro. La finanza d'oggi rappresenta una deviazione: persegue la concentrazione del capitale e l'accumulazione, perdendo di vista l'utilità sociale dell'economia. Il capitalismo amorale e sfrenato del XXI secolo, nei fatti, è incapace di spiegare il futuro e di offrire una prospettiva di crescita autentica all'individuo».
La risposta del credente è, quindi, da ricercare «nel linguaggio di verità della Dottrina, che disegna una "libertà generativa" e non sottrattiva che utilizza le competenze per sottrarre profitto ed utillità agli altri». La risposta del credente è «la solidità dei valori, contrapposta alla "liquidità" di chi rimanda le scelte». La risposta del credente è «la responsabilità, è comprendere la ricchezza di contenuti ed esperienze di chi ci ha preceduto». La risposta del credente è «l'uomo vero, l'uomo "integrato" che fa un uso equilibrato dei doni di Dio, della fede e della ragione; la ragione, dopo tutto, è uno straordinario dono a vantaggio proprio e di tutti, in una visione olistica che richiama il bene comune». Quanto al sistema economico e politico, «bisogna riempire di senso il principio della sussidiarieta che rappresenta, almeno sulla carta, il fondamento concettuale dell'Europa unita».
La testimonianza di Nitti ha raccolto una vasta partecipazione ed un vivo plauso, sollecitando i molteplici interventi del pubblico accorso presso l'Auditorium parrocchiale di Nocera Terinese. Interventi di varia natura ma di profonda sostanza, che testimoniano l'elevato grado di formazione e di preparazione, perseguito dalla Scuola diocesana.
Le conclusioni, pregne ed edificanti, non potevano che spettare al Vescovo di Lamezia Terme, il quale ha espresso la decisa intenzione di arricchire e potenziare i contenuti della Scuola. Per Cantafora, si tratta di una scelta naturale ed obbligata, che rispetta ed onora il ruolo della Chiesa particolare, valorizzando le capacità e le idee emerse dal territorio nel corso degli anni. Per il presule lametino, infatti, «compito della Dottrina sociale è di formare nel senso più alto della parola, sollecitando l'evoluzione ed il cambiamento della mente, non solo del cuore».