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Cultura e Società

Famiglia e lavoro, luoghi generativi di cittadinanza futura

Antonio Cataudo · 11 anni fa

Nella giornata del Sabato 11 maggio 2013 presso il Salone del seminario Vescovile in Lamezia Terme si è tenuto il seminario “Famiglia e lavoro, luoghi generativi di cittadinanza futuro” alla presenza di S.E. il Vescovo Luigi Cantafora ed altri illustri ospiti Lo scopo dell’incontro è stato quello di confrontare con diversi punti di vista la connessione della famiglia e del lavoro il cui connubio culturale e sociale è da verificare.

S.E il Vescovo - Luigi Cantafora- ha voluto sottolineare la validità dell’incontro al fine di valorizzare l’importanza del bene comune e di come il lavoro e la famiglia sono i suoi più assennati alleati.

Il Presidente Nazionale del Forum delle Associazioni Familiari – Franco Belletti - ha sottolineato come la famiglia e il lavoro sono nuclei costitutivi del Bene comune . Ma la famiglia ha mutato i propri meccanismi di “normalità” o meglio ciò che un tempo era normalità e quotidianità oggi è meno corrente. La scarsità di lavoro ha comportato l’aggregazione della nuova coppia alla famiglia di origine, generando una convivenza con essa. Mentre non è stata portata avanti una politica sociale delle case, intese come luogo di dimora della coppia e da cui inizia il suo percorso. Infatti ciò che si verifica in molte città è la mancanza di distacco della nuova coppia che si è formata, dalla famiglia di origine , poiché i costi della vita sono molto alti e manca un effettivo sostegno economico a favore della famiglia. Mentre si è innescato il meccanismo della paura delle relazioni con l’altro. Ma la famiglia, ha sostenuto Belletti, è la scoperta dell’altro e la felicità, scaturente dalle relazioni interpersonali, non è esente da fatica. Lo scopo principale di ogni persona umana è quella di lottare per il sostegno delle relazioni delle famiglie.

Alessandro Nitti ( Imprenditore) ha evidenziato come l’uomo oggi soggiace al pensiero digitale ed ha ridotto la propria scelta tra questo o quello senza altra opzione. Ovviamente la riduzione del pensiero, come espresso, comporta nell’uomo la sottrazione della sovranità delle scelte. La crisi del lavoro si ha oggi perché è diminuita la capacità di attenzione verso un modello di universalità globale dell’uomo.

E’intervenuta Maria Teresa Morano che, nella qualità di Presidente Antiraket –Fai ha evidenziato come il problema sociale della famiglia imprenditrice è quello dello scontro con la criminalità. Ella ha portato a conoscenza dei presenti l’esperienza di vita e lavoro in una città come Reggio Calabria e di come ci si trova imbrigliati quando la famiglia imprenditrice viene minata dalla richiesta del “pizzo”. E’qui che entra in gioco, secondo la Morano, la responsabilità sociale dell’imprenditore che collima con quelle morali ed etiche . L’imprenditore, moralmente determinato nelle proprie scelte deve costruire un’impresa libera e la possibilità di scontrarsi con la “ndrangheta” non è difficile. Perciò la regola della moralità sociale impone all’imprenditore una scelta precisa : quella del rifiuto del pagamento del “pizzo”. Pagare vuol dire finanziare la criminalità organizzata, la “ndrangheta”. Perciò per avere un Futuro libero occorre non imputare la responsabilità agli enti ma mettersi in prima linea per portare avanti il concetto di libertà imprenditoriale. E se si è in tanti a dire “NO” i rischi tra le persone si possono ripartire.

Altri imprenditori presenti, tra cui Maiorana e Sirianni hanno portato la loro testimonianza di soggetti che fanno parte di famiglie che insieme lavorano e costruiscono il futuro. Hanno posto in evidenza come famiglia e lavoro non sono un’alleanza ma sono la stessa ed identica cosa. Il lavoro se visto come un cammino insieme e non come una sofferenza fa crescere le persone che lo costruiscono ed esso migliora e fiorisce insieme a coloro che lo alimentano. Hanno sottolineato come la continuità generazionale è importante ma occorre anche una vocazione personale. Infatti colui che intende lavorare all’interno del nucleo familiare deve condividere la sofferenza ed il sacrificio con le persone che ne fanno parte . Se ciò non avviene si sfalda l’impresa. Maiorana ha citato una propria esperienza in Uganda dove ha scoperto come il concetto di ciò che è “ essenziale”, in quel luogo, è diverso e differente da quello da noi concepito.

Ha concluso i lavori Suor Alessandra Smerilli – Segretario del Comitato Scientifico delle Settimane Sociali - la quale ha elogiato i molti passaggi concettuali dei relatori e testimoni nonché quanto esposto da S.E. il Vescovo Luigi Cantafora. Ha posto in evidenza come la concezione cristiana del lavoro è opera di Dio e se viene interiorizzato tale pensiero e viene condiviso si ha un’Innovazione Culturale ed un’innovazione del concetto di lavoro.

Se si riparte dal rispetto del valore della famiglia e dei suoi componenti ed essi vengono visti come soggetti facenti parte di una società, non oggetti di transito di economia. Solo così si parte da un importante concetto, quello del Bene Comune.

Infatti l’impresa deve iniziare a vedere l’individuo in quanto tale e non come funzionale per le proprie finalità. Se ciò avviene si inizia ad avere una visione del lavoro in alleanza con la famiglia. Se ciò manca, manca l’alleanza e si ottiene l’isolamento dell’individuo.

Suor Alessandra ha concluso dicendo che se al centro del lavoro non si mette la persona non si esce dalla crisi e si è chiesta: si può immaginare una società senza famiglia?