Le Acli festeggiano il 1° maggio Il lavoro non è in crisi solo come fatto economico-produttivo, come tramite tra domanda e offerta. Esso è in crisi innanzitutto come legame di fiducia, ponte tra noi e gli altri, tra oggi e domani, tra generazioni, tra sviluppo e solidarietà, tra produzione e ridistribuzione di ricchezza,di garanzie e opportunità, tra economia e democrazia, come patto di cittadinanza. Con esso entra irrimediabilmente in crisi anche la nostra Repubblica,fondata sul lavoro. La crisi non va interpretata come una fatalità, bensì come un momento della verità che mette a nudo contraddizioni divenute almeno negli ultimi decenni sempre più insostenibili, nodi che col tempo non potevano non giungere al pettine:
- una società sempre più. diseguale, sempre più strozzata dalla massimizzazione dei guadagni di pochi, con un ceto medio sempre più vulnerabile e spaventato dal rischio della povertà, che si annida molto spesso dietro un'improvvisa malattia di un proprio caro, un contratto non rinnovato, una separazione;
- uno sviluppo basato sul primato assoluto del consumismo (e sull'indebitamento eccessivo, privato o pubblico);
- un'economia globale sempre più. nelle mani di una finanza senza regole c spesso senza volto.
La sofferenza e le conseguenze di questo passaggio epocale toccano tutti, ma soprattutto si accaniscono su chi è più debole. Serve rispondere alle emergenze e, insieme, serve un diffuso sussulto di responsabilità e di coesione per mettere mani a questi nodi.
La forza del lavoro per riconciliarsi con il futuro significa: usare meglio le risorse, fare meglio e diventare migliori, come persone e come società.
In tal modo il lavoro può essere riscoperto non solo come il grande malato della crisi, ma anche come la forza attraverso la quale ricostruire una società più giusta e solidale, uno sviluppo più sobrio e lungimirante, una democrazia capace di dare regole e senso all'uso della ricchezza.
Per questo il mondo del lavoro va inteso come alleanza dell'economia reale, lavoratori, imprenditori, famiglie e mondo sempre più diffuso dell'economia sociale, che deve essere il perno di una rinascita democratica capace di contrastare il peso delle rendite e dei giochi finanziari e lobbistici legati alla speculazione a un'idea di mercato priva di regole e istituzioni. Il lavoro deve tornare ad essere forza di nuova democrazia.
Temi come la tassazione delle transazioni finanziarie, la richiesta di un'autorità internazionale in campo finanziario, la separazione tra banche d'affari e banche commerciali, che si occupano della raccolta del risparmio, sono obiettivi che portano in particolare a vivere sempre più la necessità di un'Europa che esca dal guado e rilanci il proprio progetto e il proprio modello economico-sociale che mette al centro il lavoro, i diritti e la dignità della persona.
"Il 1 Maggio deve essere la festa di tutti per vedere nel lavoro la chiave per essere solidali, per trasformare la crisi in occasione di cambiamento e ripresa, per saper rifondare quelle istituzioni democratiche che troppo spesso ancora arrancano.
ALCUNE AZIONI MIRATE
-Dare corpo e rendere più svelto e strutturale il pagamento del debiti della pubblica amministrazione.
- Detassare il lavoro, per ridare fiato alle famiglie, oltre a bloccare l'aumento dell'lva, prevedendo un collegamento diretto tra taglio del cuneo fiscale e incremento delle risorse ricavate da una più forte lotta all'evasione fiscale (che viene stimata in 180 miliardi l'anno); e addivenire a una politica fiscale mirata che agevoli e non appesantisca le responsabilità familiari.
- Rinforzare gli ammortizzatori in deroga, risolvere la vicenda esodati e prevedere ammortizzatori veramente universali senza dimenticarsi della necessità di uno statuto del lavoro autonomo e dei tanti lavoratori parasubordinati e flessibili, spesso giovani, che rischiano di pagare il peso più forte di una presunta maggiore regolamentazione dei
- Provvedimenti immediati per politiche attive del lavoro.
- Attuare pienamente la riforma dell'apprendistato, contratto d'ingresso a tutele progressive per tutti gli altri ambiti di avvio al lavoro.
- Riaprire un dibattito sulle possibilità di redistribuire il lavoro: "lavorare meno lavorando tutti" .
- Addivenire a una misura universale di lotta alla povertà assoluta e di promozione di una re-inclusione sociale.
- Garantire diritti e tutele a molti lavoratori oggi messi ai margini a partire dal tema dei diritti dei migranti (come prevedono le campagne "l'ltalia sono anch'io" e "l'Europa sono anch'io"), e ricordando temi impellenti come gli ammortizzatori per gli addetti delle aziende confiscate alle mafie (campagna"Riattivo il lavoro").
- Il lavoro è sempre più globale e nei diversi scenari governi, banche e multinazionali giocano un ruolo determinante. E quindi la politica estera e la politica di cooperazione devono sempre più essere sottoposte alla partecipazione delle organizzazioni dei cittadini, cominciando dalle organizzazioni non governative della cooperazione, sia per capire se vengono rispettati i diritti del lavoratori sia per costruire e favorire nei Paesi emergenti approcci orientati a conciliare solidarietà e sviluppo, diritti e economia.
- Una politica industriale e un piano d'investimenti insieme al resto dell'UE che freni la vistosa e gigantesca deindustrializzazione in atto e la conseguente perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e che punti a uno sviluppo nuovo più centrato sulla qualità, sulla sostenibilità, su un'economia civile, capace di far alleare comunità e sviluppo (come, tra l'altro, ben testimonia la scelta di aderire alla campagna"libera la domenica").
- Prevedere forme di più forte e determinante detrazione o di voucher, anche con il concorso delle stesse aziende, per fare da volano ad una economia del servizi alla persona e alla conciliazione che facendo uscire dal lavoro nero centinaia di migliaia di persone, soprattutto colf, può creare lavoro vero.
- Rilanciare, accanto alla ricerca, la scuola intesa come sistema di Istruzione e Formazione Professionale.
ACLI - Dipartimento Economia e Lavoro