Ritiro del clero diocesano “Chiamati a rinnovare ogni giorno il nostro Si” Si è svolto giovedì 18 aprile l’incontro diocesano del clero della Diocesi di Lamezia Terme presso la Casa Nazareth di Villa Rosa Acquabona di Decollatura, gestita dalle suore “Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue”, fondate dal beato Tommaso Maria Fusco.
Nel corso dell’adorazione eucaristica è stato letto un passo della lettera pastorale del vescovo, mons. Cantafora, pubblicata per l’anno sacerdotale 2009-2010, riguardante il dono della vocazione sacerdotale: «la nostra vocazione, che è stata riconosciuta e confermata dal Vescovo che ci ha ordinati presbiteri, è per l’edificazione della Chiesa: Dio chiama attraverso la Chiesa e ogni vocazione è per la Chiesa […]. Anche se talvolta siamo presi dalla routine o dalla stanchezza, riandiamo con cuore grato alla nostra Damasco, guardiamo alla nostra storia, ricordiamo i primi passi verso il sacerdozio, non per lasciarci andare a pensieri nostalgici, gratificanti ma bloccati sul passato, ma per ravvivare il dono di Dio che è in noi (1 Tm 1,6-7) e rinnovare così, pur nelle difficoltà, il nostro sì a Cristo e alla Chiesa, consapevoli che proprio donandoci generosamente, con un cuore povero, casto e obbediente, possiamo ritrovare noi stessi».
A partire da questo brano si è articolata la riflessione del biblista padre Ernesto Della Corte sulla vocazione presbiterale alla luce dell’esperienza personale di san Paolo. La grazia aspetta tutti sulla strada di Damasco. «Occorre ricordare – ha detto padre Ernesto – che la vocazione non è un fatto umano ma è opera di Dio; da ciò dovrebbe scaturire uno stupore e una riconoscenza continua da parte del chiamato». La consapevolezza della presenza dello Spirito Santo e della sua azione gratuita e benefica rassicura il presbitero anche nel caso del fallimento pastorale perché è il Signore che porta avanti la Chiesa e la rinnova continuamente. Nella vita dei sacerdoti lo Spirito Santo agisce aiutandoli a vincere le chiusure e le resistenze alla volontà di Dio. E’importante «comprendere che la vocazione è un cammino esperienziale sempre in atto e non una teoria da studiare». Ha inoltre sottolineato l’importanza della collaborazione tra sacerdoti, necessaria per la nuova evangelizzazione: insieme ci si aiuta e si risolvono i problemi personali e parrocchiali. «Le tentazioni dell’isolamento e del fare tutto da soli sono sempre accovacciate alla nostra porta; occorre invece camminare insieme con la consapevolezza che senza Gesù ogni sforzo è vano e inutile».
L’esperienza di San Paolo ci aiuta a comprendere che la grazia dello Spirito Santo immette in un cammino continuo di conversione: «lo Spirito Santo non compie “magie” che durano un attimo ma ci dona una grazia che dura per tutta la vita e che agisce continuamente. La vocazione è sempre una grazia in atto». San Paolo era tra i più colti del tempo, uomo giusto, che osservava minuziosamente i precetti della legge. Sulla via di Damasco si accorge che sta lottando contro il Cristo e che il suo mondo interiore sta andando in frantumi. Alla fine comprende che solo in Gesù morto e risorto l’uomo è chiamato alla gloria: non la legge ma è la grazia di Cristo che salva e solo in Lui c’è salvezza. L’esperienza di San Paolo è anche l’esperienza di ogni vocazione cristiana che prima passa attraverso il fallimento dei progetti personali e poi si orienta decisamente verso Cristo che diventa il centro dell’esistenza.