“Chiesa di Lamezia, rinnovati nella fede”. Si rivolge così alla Chiesa lametina, il Vescovo Mons. Luigi Cantafora nella Messa del Crisma, preludio al Triduo Pasquale, nella quale i sacerdoti e i religiosi di tutta la Diocesi si sono ritrovati in Cattedrale per rinnovare nelle mani del Vescovo le promesse sacerdotali e invocare da Dio il dono dell’unità e della pace per la comunità diocesana. Nell’Anno della Fede, proclamato da Papa Benedetto XVI, il Vescovo ha invitato i sacerdoti a guardare ad Abramo “nostro Padre nella fede e perciò Padre di noi Presbiteri”. Ciò che avvicina il Patriarca dell’Antico Testamento ai sacerdoti è la “maturità del cuore” e l’“amicizia con Dio”.
“La maturità del cuore” – ha spiegato il Vescovo – “è quella capacità di affidarsi a Dio completamente, di credere nelle sue promesse anche se i tempi di Dio sono diversi dai nostri tempi”: il Presbitero “deve avere la maturità del cuore di chi si affida al Signore non occasionalmente, ma per tutta la vita”, una fede “che non sia mossa soltanto dall’entusiasmo iniziale, ma sia costante per tutta la vita”.
Il sacerdote è un uomo che, pur nella sua fragilità, è stato “rapito” da Cristo che ha scelto di servirsi di lui per continuare tra gli uomini la sua opera di salvezza; da qui – ha detto ancora il Vescovo – “l’esigenza del sacerdote di vigilare sull’uso del suo tempo, sul uso del denaro, rivestendosi dell’essenziale”.
E poi l’amicizia con Dio, che trova la sua immagine esplicativa nell’Apostolo Giovanni che poggia il capo sul petto del Maestro: “l’amico di Dio” – ha detto il Presule “è colui che sa compatire la tristezza di Dio, è colui che è capace di condividere il dolore, la gioia e le speranze degli uomini”.
Il Vescovo ha sottolineato il bisogno della Chiesa di “verificare sé stessa” , di riscoprire quell’“urgenza missionaria” che “come ci ha sollecitati Papa Francesco ci spinge ad uscire fuori dai nostri recinti e ad andare fino alle periferie del mondo per annunciare il Vangelo”.
La Messa del Crisma di quest’anno – ha ricordato il Vicario della Diocesi Mons. Pasquale Luzzo all’inizio della celebrazione – “si celebra in un momento meraviglioso per la Chiesa, segnato dal gesto di grande umiltà e di amore compiuto da Papa Benedetto XVI e dal dono di Papa Francesco che ha iniziato il suo Pontificato nel segno dell’umiltà, ricordandoci l’immagine di Cristo che camminava per le strade della Palestina”. Una Messa, quella della mattina del Giovedì Santo, “in cui esprimiamo la nostra gratitudine per il Mistero ineffabile del sacerdozio, in cui il nostro niente è afferrato dalla potenza di Dio e rinnoviamo nelle mani del nostro Vescovo l’impegno per l’unità della nostra Comunità Diocesana”.
Momento centrale della celebrazione, la benedizione degli Olii con i quali verranno somministrati i sacramenti nelle Chiese della nostra Diocesi: il crisma usato nel battesimo, nella cresima e nell'ordinazione dei presbiteri e dei vescovi; l'olio dei catecumeni usato nel battesimo; l'olio degli infermi usato nell’Unzione degli ammalati. Olio che è simbolo di forza e di vita, segno della “potenza della Grazia di Dio” che entra nella vita degli uomini, che risana le ferite del corpo e dell’anima.
E nel Giovedi Santo, “festa del sacerdozio e festa della Chiesa”, risplende tutta la bellezza e la grandezza della vocazione sacerdotale: Dio che continua a servirsi delle mani, delle parole e dei gesti di uomini che, come Abramo, hanno detto “sì” al Signore, diventando nel mondo segni visibili del Suo Amore, testimoni della Bellezza della Vita che si dona “fino alla fine” per Amore.