Il 266° Sommo Pontefice proviene dalla Compagnia di Gesù e un Gesuita, l’unico Gesuita presente in Conclave che ha scelto per sé il nome di Francesco. Un nome non abituale per il soglio di Pietro. Così come non abituali sono le parole che pronuncia e i gesti che compie. Composto, modesto, si mostra all’orbe e all’urbe. Con semplicità pronuncia le sue parole e chiede il silenzio orante di chi dalla terra sa parlare al cielo. Ma c’è un gesto la cui portata forse non riusciamo ancora a capire del tutto. Deve pronunciare la sua prima benedizione Urbi et orbi a cui è annessa l’indulgenza plenaria. Spetta solo al Romano Pontefice in virtù della potestas clavium impartirla, due volte l’anno a Natale e a Pasqua e il giorno dell’elezione appunto.
Eppure prima di compiere questo rito così sacro in cui benedice come Vicario di Cristo, china il capo e chiede lui al popolo di pregare perché il nuovo Papa sia benedetto da Dio. Chiede la preghiera del popolo. Sembra di rivivere quella scena degli Atti degli Apostoli “quando una preghiera incessante saliva dalla Chiesa per Pietro”. E noi tutti davanti alla TV o nelle Chiese, in quel preciso momento, abbiamo voluto pregare per Papa Francesco.
Certo molti sono rimasti colpiti dalla scelta del nome. è vero! Non è un nome usuale per un Papa. Poi essendo il primo, non ha bisogno del numerale, neanche a questo eravamo più abituati! Che dire del nome? Certamente lo stesso Papa, il 19 marzo ce ne darà spiegazione. Per ora, in effetti, il pensiero è andato subito a Francesco d’Assisi, il vero riformatore della Chiesa che ha ricevuto dal Cristo Crocifisso la missione di riparare la sua Chiesa. Ma c’è da dire che Francesco d’Assisi è il grande santo che ha dato ai suoi frati come unica regola quella d’osservare solo il Vangelo. E riscoprire, vivere, diffondere e annunciare il Vangelo, è propria la vita della Chiesa, l’unico motivo della sua esistenza e permanenza su questa terra.
E questo accenno spiega anche perché di San Francesco non ce n’è uno solo! Papa Francesco è gesuita, quindi forse dovremmo aggiungere altri due Francesco. Si tratta di San Francesco Saverio, il primo seguace di Ignazio di Loyola e poi di Francesco Borgia. Anche Francesco Saverio è vissuto e passato alla storia, come l’apostolo dell’oriente, terra dove, anche oggi, la Chiesa è in grande crescita con un numero incredibile di conversioni, specie in Cina e in Giappone.
Ma poi c’è l’ultimo San Francesco Borgia, uno dei figli proprio di Papa Alessandro VI Borgia. Quando noi italiani sentiamo il nome Borgia, subito pensiamo alla corruzione della Chiesa, al suo potere, alle sue presunte omicide repressioni. Eppure Borgia è anche la famiglia di un Santo, che tra parentesi, è l’evangelizzatore del Perù e della Florida e fondatore del Collegio Romano a Roma.
Beh tutto questo nel nome di un Papa, un riformatore della Chiesa, un servo che ha come regola il vangelo, un apostolo dell’Oriente, un apostolo dell’America Latina, ma anche il figlio di una famiglia ferita dal peccato, in cui Dio fa sorgere uno splendore di santità. Tutto questo è contenuto nel nome del 266° Papa della Chiesa Universale. Nomen omen dicevano i latini! Per ora siamo di fronte all’ennesima novità di Dio.