“Un’accoglienza senza accompagnamento non è vera accoglienza”. Così il Vescovo di Lamezia, Mons. Luigi Cantafora, intervendo alla presentazione del XII Dossier Statistico Immigrazione 2012, realizzato dalla Caritas e dalla Fondazione Migrantes, che si è svolto lunedì 11 marzo a Lamezia. Il pastore della Chiesa lametina ha ribadito quanto espresso in occasione del Seminario Regionale promosso dalla Caritas e dall’Ufficio di Pastorale della Salute, sottolineando che “l’accoglienza significa anche rendere capaci coloro che vengono nel nostro Paese di progettare il loro futuro”. Da qui l’appello alla Caritas, alla Fondazione Migrantes e a tutte le realtà presenti sul territorio diocesano “a continuare nella loro opera meritoria a favore della solidarietà, dell’accoglienza e dell’integrazione”.
Nel corso del convegno, organizzato tra gli altri anche dall’Unar (Ufficio Nazionale antidiscriminazioni razziali) e con il patrocinio del Comune di Lamezia Terme, si è cercato di “fotografare” la realtà del fenomeno migratorio in Italia, mandando un chiaro messaggio alle istituzioni e alle società, a partire da quanto affermato da Papa Benedetto XVI in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: “I migranti non sono numeri, ma uomini, donne, bambini, giovani e anziani che cercano un luogo dove poter vivere in pace".
Ad introdurre il convegno, il dott. Lorenzo Surace, responsabile del Centro Medicina del viaggiore e delle Emigrazioni dell’Asp di Catanzaro, che ha evidenziato come “la lotta contro ogni forma di discriminazione è l’arma più efficace per tutelare i diritti degli uomini”. A questo obiettivo – ha ricordato Surace – “è indirizzata l’attività dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni razziali che dalla sua istituzione, nel 2003, assiste tutti coloro che si sentono vittime di discriminazione”, attuando così “il principio sancito dall’art. 3 della nostra Carta Costituzionale”.
Dopo i saluti istituzionali del Prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci, del Questore di Catanzaro Guido Marino, del Presidente della Provincia di Catanzaro Wanda Ferro e del Sindaco di Lamezia Gianni Speranza, è stato il sindaco di Monasterace, Maria Carmela Lanzetta con il suo intervento ha mostrato come sia possibile portare avanti un progetto di accoglienza e di integrazione anche in un territorio difficile, alle prese con tante emergenze.
La Lanzetta ha ricordato che “senza aiuti dagli altri Enti e senza far parte del progetto Sprar siamo riusciti a garantire l’accoglienza di tante persone e oggi, grazie a un Pon sicurezza, una vecchia scuola sarà trasformata in un centro di prima accoglienza dove dare il primo supporto alle persone che arrivano”. Il primo cittadino di Monasterace si dichiara contaria a quanti pensano che “basta togliere i simboli cristiani dalle scuole per favorire l’integrazione”: “per me” – ha spiegato – “l’integrazione non si fa togliendo ma aggiungendo, favorendo la conoscenza reciproca tra fedi e culture diverse. Privarsi dei propri simboli, al contrario, può essere un ostacolo all’integrazione e può alimentare il razzismo”.
Di “immigrazione come fenomeno strutturale” ha parlato Don Bruno Miolo, direttore Migrantes per la Diocesi di Reggio Calabria, sottolineando come “gli immigrati non siano da considerarsi un problema ma una risorsa per il nostro Paese”.
“A Lamezia non ci sono fattori ostili all’integrazione, come le forme di razzismo che si riscontrano da altre parti; abbiamo però fattori ostativi come il lavoro nero, gli affitti esosi in abitazioni fatiscenti e sovraffollate, malattie legate a mancanza di prevenzione, difficoltà di apprendimento scolastico”: ha detto Don Giacomo Panizza, co-direttore Caritas di Lamezia Terme, evidenziando le diverse realtà positive sul territorio diocesano sul fronte dell’integrazione, “strutture che funzionano grazie a una collaborazione positiva tra pubblico e privato”.
Tra le mancanze, Don Giacomo ha segnalato in particolare “un servizio di pronto intervento per chi arriva e ha bisogno di qualche giorno di assistenza”.
“Quelli che ci diamo da fare quotidianamente per l’integrazione” – ha spiegato il fondatore della Comunità Progetto Sud –“ capiamo ogni giorno che non sono invasori, che non sono numeri ma persone che hanno tanto da dire e da darci”.