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Movimenti e Associazioni

Le responsabilità dei cattolici per superare la crisi

Armido Cario · 12 anni fa

è molto difficile poter aggiungere qualcosa di nuovo ai molteplici commenti e dibattiti che seguiamo, ascoltiamo quotidianamente sulla situazione politico-istituzionale, alquanto confusa, creatasi in Italia dopo il voto del 24-25 febbraio u.s. Tra le tante questioni dibattute e rimaste ancora aperte nel nostro Paese vi è quella relativa al contributo dei cattolici in politica, per ritrovare la “via” della rinascita del Paese.

Non mi soffermerei sul voto cattolico, bensì sulla visione “cattolica”, un pensiero ed una consapevolezza condivisa su alcune priorità ed obiettivi da perseguire per un futuro di speranza e di crescita del nostro Paese, presupposto che, a mio avviso, non era ancora maturato al momento del recente voto e né, purtroppo, intravedo alcunché all’orizzonte.

Una visione, una prospettiva di speranza: da dove partire?

Desidero partire dall’evento “straordinario” che ha scosso recentemente la Chiesa cattolica: la rinuncia al Papato di Benedetto XVI.

Un evento dal quale, nonostante il grande frastuono mediatico, è emerso in modo chiaro e forte il messaggio di Benedetto XVI: un richiamo a ritrovare il senso della nostra fede, di riconoscere che il vero ed unico “timoniere” della nostra Chiesa è Gesù Cristo, presente nella nostra esistenza e nella storia, Nostro Signore e Salvatore dell’umanità; da qui una visione dell’umanità aperta al “trascendente”, consapevole del proprio limite.

Un invito a tutti noi fedeli a pensare “alto”, ad elaborare una direzione comune, un contributo che la Chiesa Cattolica può e deve responsabilmente offrire all’umanità per “indicare” la via dello sviluppo, uno sviluppo equo e sostenibile, uno sviluppo che sia costruttore di pace, per una nuova civiltà, la Civiltà dell’Amore, meta del Terzo Millennio

è da questa fatica del “pensare”, da questa apertura alla trascendenza che dovremmo trarre la forza per elaborare un pensiero nuovo, proposte che abbiano la forza di colmare alcuni “vuoti” registrati nella recente campagna elettorale, senza frapporsi alle trattative politiche-istituzionali in atto.

Due temi assenti completamente dal dibattito elettorale: la questione meridionale e la vocazione euro-mediterranea ed internazionale dell’Italia, quale via per un autentico sviluppo del nostro Paese.

Due temi apparentemente distanti eppure profondamente legati nel rapporto tra identità e vocazione, cittadino e popolo, un legame creativo, d’amore che il nostro essere cristiano esprime coniugando fede e ragione, anima e corpo, persona e comunità, l’io e Dio, come Benedetto XVI ha magistralmente “segnato”. E’questo legame d’amore che responsabilizza il cattolico nei confronti della società ad impegnarsi per contribuire alla costruzione del “bene comune”.

Non ci potrà essere una via politica per un “autentico” sviluppo in Italia se il nostro Paese non troverà la sua unità di popolo, superando la storica divisione tra Nord e Sud, unità senza la quale non avrà la forza per superare e governare l’attuale crisi.

L’Italia unita troverà la forza per “incidere” il sentiero per una nuova Europa e con essa collaborare con gli altri Paesi per costruire un mondo giusto ed in pace.

Cosa fare?

La proposta più immediata e fondamentale è quella di avviare un dibattito, un confronto costruttivo sullo sviluppo locale partendo dai territori; certamente le diocesi possono svolgere un ruolo significativo nella promozione di tale dibattito, attivando in chiave nuova le molteplici potenzialità, competenze, esperienze che arricchiscono ogni diocesi.

Buttiamo giù gli steccati tra le varie associazioni cattoliche, muri che ci hanno immobilizzato per troppo tempo, impedendo una reale “partecipazione” al dibattito politico sulla “costruzione” del nostro futuro, rimanendo spesso semplici spettatori, vittime di uno nostro essere, immagine di quello che i media volevano che noi fossimo, e non coraggiosi protagonisti della nostra storia.

Alziamoci in piedi e noi tutti laici cattolici appartenenti ad una diocesi promuoviamo incontri tra le migliori risorse territoriali del mondo culturale, universitario, imprenditoriale, politico, bancario, invitando tutti ad una “partecipazione” responsabile per una conoscenza dei bisogni del nostro territorio, declinando il mandato dato ai media di raccontarci senza conoscerci, analizziamo noi i bisogni reali e mettiamo in gioco tutte, dico tutte, le competenze del nostro territorio per elaborare proposte, risposte ai bisogni locali in modo nuovo e sostenibili in un quadro europeo ed internazionale.

Un esempio: l’innovazione sociale oltre che tecnologica è, come ampiamente riconosciuto, fonte di “nuova occupazione”. Innovazione, ricerca, sviluppo di piccole e medie imprese è questa la via segnata dall’Unione Europea per la “crescita e competività”, basti pensare al nuovo programma ORIZZONTE 2020 (Horizon 2020 -nuovo programma dell'Unione per il finanziamento della ricerca e dell'innovazione).

Ripartire dai territori, una via che riflette molto il pensiero di Don Luigi Sturzo e che, probabilmente, potrà delineare nuove prospettive di sviluppo per il nostro Sud, per l’Italia.

E’da questo nostro invito a “partecipare” ad un confronto sulle emergenze dei nostri territori, un confronto “alto”, che potranno sprigionarsi le migliori energie del territorio a vantaggio di tutti, della comunità, superando quelle “irreali” barriere e rivendicazioni generazionali cha stanno falsando il naturale corso della storia. Basti un esempio: se il mondo degli anziani rappresenta una emergenza riconosciuta sia in Italia che in Europa, è da “stolti” negare che la modalità seguita per affrontarla e governarla condizionerà il futuro dei giovani, è questa la “ratio” con cui l’Unione Europea ha proclamato il 2012: “Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni”.

L’incontro, il dialogo, l’apertura all’altro, al mondo, sono le parole chiave del nostro essere cristiani, cattolici, un nuovo percorso e metodo per esprimere la nostra responsabilità di cittadini “partecipando” alla elaborazione di proposte per la soluzione di problemi concreti, “manifestando” così l’Amore che Dio ci ha donato.

Questo è il cammino “nuovo” che con fatica, ma con gioia, abbiamo intrapreso nella diocesi di Lamezia Terme, convinti che saprà produrre “ buoni frutti”.

Nelida Ancora - presidente UCID Lamezia Terme