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La parola del Vescovo

Monsignor Cantafora: “Un’accoglienza senza accompagnamento non è accoglienza!”

Rosario Dara · 12 anni fa

In occasione del Seminario Regionale promosso dalla Caritas e dall’Ufficio di Pastorale della Salute, in programma oggi a Lamezia Terme alle ore 16.00, il Vescovo di Lamezia Terme Sua Eccellenza Monsignor Luigi Antonio Cantafora, nel suo indirizzo di saluto ha fatto riferimento agli immigrati rientranti nel programma ENA. IL Vescovo ha affermato: “La Chiesa è stata sempre presente laddove ci fosse un uomo o una donna nel bisogno. E la sua presenza ha preceduto e ha sostenuto l’azione di tante altre realtà. Siamo a conoscenza di quanto accadrà agli immigrati provenienti dal Nord Africa e rientranti nel programma ENA del Governo. A Lamezia Terme circa 400 immigrati da domani si ritrovano senza alloggio. Non entriamo nel merito del provvedimento, ma sembra doveroso un pronunciamento onesto sulla questione. Un’accoglienza senza accompagnamento, non è vera accoglienza. Quando si accoglie serve non solo offrire risposte adeguate per il presente, ma rendere capaci gli altri di aprire e progettare il proprio futuro. Un immigrato deve avere la possibilità o di entrare nel territorio, attraverso una mediazione e un varco culturali oppure di vedere aperta la possibilità di inserirsi nelle reti dei propri connazionali. Molti di questi immigrati non avevano come destinazione Lamezia Terme, eppure sono rimasti qui”.

Il testo integrale dell’intervento è di seguito.

INDIRIZZO DI SALUTO SEMINARIO REGIONALE “Carità e salute”, S. Giovanni Battista 28 febbraio ore 16.00

1.Con gioia vi saluto e vi do il benvenuto, ringraziandovi per aver voluto prendere parte al Seminario Regionale che ci vede riflettere su Carità e Salute. Il nostro essere qui, non prescinde da quanto la Chiesa intera sta vivendo in questa giornata. Tra poche ore comincerà la Sede Vacante, per questo motivo chiedo che tutto il lavoro che svolgeremo in questo pomeriggio sia generosamente offerto, da ciascuno di noi, per la Persona e le intenzioni del Santo Padre Benedetto XVI. Il censimento delle opere socio-assistenziali e socio-sanitarie, promosso dalla CEI consente di aprire una finestra sulla realtà attuale. La crisi di fiducia e di prospettive attanaglia le nostre famiglie e l’intera società. In questo contesto in cui non mancano nuovi poveri, la fede cristiana, ci porta a essere presenti, con quella vitalità, discrezione e vicinanza che da sempre contraddistingue l’opera caritativa ecclesiale. Dal censimento siamo a conoscenza in tutt’Italia, di una molteplicità di interventi che cercano di essere risposte concrete al bisogno di prossimità dell’uomo. Certo ci rendiamo conto che la prossimità richiesta oggi, non è solo di natura sanitaria. Si richiede soprattutto sostegno umano. Vorrei paragonare tutte le realtà censite a una costellazione di luci di speranze, che solo una fede viva riesce a tenere accese. Scintille che ardono nella stoppia, per parafrasare il profeta Isaia. Per questo motivo è importante conoscere e capire quanto la Chiesa, se fedele alla sua identità e missione, può concorrere al bene comune di tutta la società. La Chiesa è stata sempre presente laddove ci fosse un uomo o una donna nel bisogno. E la sua presenza ha preceduto e ha sostenuto l’azione di tante altre realtà.

Siamo a conoscenza di quanto accadrà agli immigrati provenienti dal Nord Africa e rientranti nel programma ENA del Governo. A Lamezia Terme circa 400 immigrati da domani si ritrovano senza alloggio. Non entriamo nel merito del provvedimento, ma sembra doveroso un pronunciamento onesto sulla questione. Un’accoglienza senza accompagnamento, non è vera accoglienza. Quando si accoglie serve non solo offrire risposte adeguate per il presente, ma rendere capaci gli altri di aprire e progettare il proprio futuro. Un immigrato deve avere la possibilità o di entrare nel territorio, attraverso una mediazione e un varco culturali oppure di vedere aperta la possibilità di inserirsi nelle reti dei propri connazionali. Molti di questi immigrati non avevano come destinazione Lamezia Terme, eppure sono rimasti qui. Per questo motivo è importante non solo essere a conoscenza delle povertà, ma soprattutto essere capaci di discernere le risorse che abbiamo a disposizione e le vie che possiamo rendere percorribili.

Tutto questo è possibile solo se in una Chiesa locale si fa strada una pastorale di comunione dove le risorse e i mezzi di una realtà sono risorse e mezzi di tutti, in vista dello stesso bene comune. La situazione attuale ci chiede coraggiosamente di saper pensare la nostra azione pastorale in termini di sinergia e di rete. Ciò risponde a una visione tipicamente cattolica della realtà, ma offre la possibilità di una risposta capace, adeguata e incisiva. «Occorre, da parte di tutti, questa consapevolezza che la nostra esistenza, il nostro servizio, la nostra vita, il nostro impegno sono in rapporto con i bisogni degli altri: con quello che possiamo fare, con quello che possiamo offrire, con quello che possiamo testimoniare».(Gianfranco Merisi)

Ma il fare, l’offrire e il testimoniare sono sempre un “nostro fare, un nostro offrire, un nostro testimoniare”, ovvero esprimono un noi, quello di Dio che si serve della sua Chiesa per accompagnare il cammino degli uomini.Il Santo Padre nel suo ultimo Angelus ci ha ricordato una grande verità e con le sue parole vorrei concludere questo mio indirizzo di saluto. «L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio, per poi ridiscendere portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio» (n. 3).