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Vita diocesana

Festa della Presentazione del Signore, "nelle tue mani è la mia vita"

Sr. Elisabetta Torini (SnC) · 3 anni fa

Riflessione per la Giornata della vita consacrata

La Presentazione del Signore del 2 febbraio 2022 riveste un significato particolare perché si celebra la 26/ma Giornata mondiale della vita consacrata.
In ogni Cattedrale, segno di unità e della multiforme bellezza di cui è adornata la Chiesa, si rinnova l'appuntamento con i consacrati e le consacrate che esprimono il loro rendimento di grazie al Signore per il dono della vita religiosa, memoria della bellezza della vocazione-missione cristiana innestata nella grazia battesimale del popolo santo di Dio (LG 4.10), segno profetico della configurazione e trasfigurazione all'umanità di Cristo casto, povero e obbediente.
Che significa per un uomo e una donna degli anni duemila che hanno scelto di appartenere a Dio, mettere la propria vita nelle sue mani a servizio del regno?
Un interrogativo che oggi risuona nei nostri cuori e ci interpella e con urgenza.
La vita consacrata, oggi, più che mai è chiamata a essere un fuoco che accende altri fuochi e ad «accendere il cuore» (Benedetto XVI); è chiamata al fervore, alla intensità della preghiera, alla radicalità evangelica e al servizio della missione, quella che è propria del discepolo missionario.
A partire da queste grandi impostazioni, la vita consacrata si trova di fronte alla grande sfida della sinodalità che Papa Francesco ci invita a vivere insieme a tutto il popolo di Dio.
«La parola "sinodalità" vuol indicare l'esperienza specifica della chiesa
quando si pone in dialogo, quando cerca di capire, di operare con discernimento comunitario e condiviso (…). È uno stile da imparare passo dopo passo. Aiuta le varie vocazioni ecclesiali a interagire e a collaborare.
Sinodalità è camminare insieme, non solo collaborare a uno scopo condiviso».
Le tre parole: “comunione, partecipazione e missione” interpellano ogni comunità vocazionale "nel suo essere espressione visibile di una comunione d'amore”.
L'invito è quello di entrare nel “viaggio” di tutta la Chiesa sulla sinodalità, “con la ricchezza dei carismi e delle nostre vite, senza nascondere fatiche e ferite”. “La partecipazione diventa allora responsabilità: non possiamo mancare, non possiamo non essere tra gli altri e con gli altri, mai e ancor più in questa chiamata a diventare una Chiesa sinodale”.