Ci apprestiamo ad iniziare ancora una volta l’itinerario quaresimale che la Chiesa ci propone, per essere condotti dallo Spirito con Gesù nel deserto e fare memoria dell’evento salvifico della Sua passione, morte e risurrezione. “Quaresima” per qualcuno equivale a “penitenze”, piccoli fioretti e privazioni che spesso non scalfiscono minimamente ciò di cui avremmo veramente bisogno di privarci. La vera penitenza è ben altro dalle “penitenze”, ed evangelicamente ha nome “conversione”. Se Gesù tornasse oggi a predicare per le strade delle nostre città, ripeterebbe ancora a noi le stesse parole che diedero inizio al Suo ministero in Galilea: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). Convertirsi e credere formano un binomio inscindibile, che va continuamente rinnovato e rivitalizzato nell’esperienza di fede di ogni credente e che siamo invitati a riscoprire soprattutto in questo tempo di grazia che è l’anno della fede indetto da papa Benedetto XVI.
All’inizio di questa esperienza c’è sempre una chiamata che implica una risposta. Non a caso i due termini che in ebraico indicano “convertire” e “rispondere” hanno la stessa radice: non si dà fede se non nell’ascolto, ma si ascolta perché si è chiamati, amati, interpellati, e non esiste ascolto vero che non si traduca in una risposta di vita. La fede deve trasformare la vita, permearla in tutte le sue fibre, e la conversione traduce quell’incontro in un cambiamento di mentalità e in un rinnovamento di tutto il nostro essere. “Credere nel Vangelo” è più che ridurre la fede ad un insieme di precetti o di dogmi da imparare a memoria. Si crede in qualcuno, ci si affida, perché si è trovata la perla preziosa che è in grado di dare un senso alla nostra esistenza, e il Vangelo, la cui potenza continua a chiamarci e a convertici, è la persona del Signore Gesù, il Verbo fatto carne per la nostra salvezza.
Qualcuno potrebbe pensare che la conversione riguardi gli atei, i non credenti, che devono appunto convertirsi. Ma Gesù sta parlando a tutti, anche a noi, che ci diciamo credenti, perché il cristiano ha continuamente bisogno di conversione. Tutti sperimentiamo la presenza sul nostro cammino di idoli sempre nuovi e sempre più insidiosi, primo fra tutti l’idolo del nostro io. E sempre si deve rinnovare la lotta contro di essi per ritornare al Dio vero. Conversione è passaggio da una vita istintiva e centrata sul proprio io a una vita interamente soggetta e abbandonata alla signoria e alla volontà di Dio.
La conversione non è uno stato, ma un itinerario dinamico che ci conduce a Dio, è una risposta di amore all’Amore che tanto ci ha amati e che continua ad attirarci a Sé con la Sua grazia. è così che si diventa veri testimoni, perché in questo modo si annuncia con la propria testimonianza di conversione che trascina più di tante parole.
Il cristiano è colui che, in forza del mistero pasquale di Cristo, è pronto a ricominciare ogni giorno, anzi ogni momento. Nessuna caduta, nessun peccato, ha mai l’ultima parola nella vita del cristiano, ma la fede nel Risorto che lo invita continuamente alla conversione, lo rende capace di rialzarsi e di credere più alla Sua misericordia che alla propria debolezza, per riprendere il cammino dietro le orme del Maestro, perché nella vita cristiana si cammina «di inizio in inizio attraverso inizi che non hanno mai fine» (San Gregorio di Nissa).
San Francesco d’Assisi nella sua “Lettera ai fedeli” invita a «fare frutti degni di penitenza», cioè frutti corrispondenti all’avvenuta e sempre presente conversione. Non si tratta tanto di mortificazione esterna, ma piuttosto di quel costante cambiamento interiore che è plasmato sul Vangelo che è Gesù, Parola vivente del Padre, per «rinnovarsi nello spirito della nostra mente e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità » (cfr. Ef 4,24).
Convertirsi vuol dire allora «avere il pensiero di Cristo» (cfr. 1Cor 2,16), cioè non solo pensare, ma volere, vivere, e operare secondo il Vangelo, secondo lo Spirito del Signore. è Lui che ci rende conformi Vangelo, cioè al Figlio di Dio che si è fatto nostra via, verità e vita, nell’opera stupenda della Grazia che ci restituisce alla Bellezza in cui il Padre ci ha pensati da sempre.