Dal 5 al 7 febbraio, il clero giovane, formato dai presbiteri che non hanno compiuto 15 anni di ordinazione, della diocesi di Lamezia Terme, si è riunito insieme al vescovo mons. Luigi Antonio Cantafora, presso l’eremo Santa Croce di Scandale (KR), per vivere un tempo di formazione su tematiche della vita spirituale e affettiva. Le riflessioni e gli spunti per il confronto comunitario sono stati offerti dal biblista Padre Ernesto Della Corte, sacerdote della diocesi di Salerno-Campagna-Acerno, e dagli psicoterapeuti Silvestro e Antonella Paluzzi. Il lavoro delle giornate è stato ritmato dalla preghiera, dalle meditazioni e da esercizi di formazione, consapevoli dell’impossibilità di scindere la dimensione umana da quella spirituale.
Il cammino secondo lo Spirito di Gesù è un cammino di umanizzazione nel senso più autentico e profondo.
Le tematiche sviluppate negli incontri hanno dato la possibilità di riflettere su quattro aspetti molto importanti della vita presbiterale: il rapporto tra Eucaristia e affettività, in vista di una sempre più integrata capacità di amare; l’ascesi come educazione dell’io per vivere una fedeltà nel tempo; la maturazione del desiderio alla luce del vangelo e la relazione sacerdote-donna.
A favorire una maggiore interiorizzazione degli spunti di riflessione offerti hanno contribuito gli esercizi di formazione umana, i quali secondo il metodo induttivo hanno dato la possibilità, alla luce di una situazione concreta, di confrontarsi per ricavare delle indicazioni valide per la vita presbiterale e pastorale.
Nell’incontro conclusivo il vescovo ha espresso la gioia per la fraternità e la condivisione vissuta insieme, e ha offerto delle preziose linee guida per la vita presbiterale del clero giovane ricordando che: “ la vita presbiterale significa con pazienza imparare a consegnarsi. Consegnare la vita è la strada per essere felici ed essere graditi al Signore”. Inoltre, ha sottolineato che la fedeltà si costruisce discernendo le priorità e impostando il giusto equilibrio tra il tempo che un sacerdote è chiamato a gestire e le relazioni che è chiamato a vivere. Di fronte alle fragilità che anche nella vita presbiterale si possono incontrare ha esortato a vederle in una nuova luce perché: “Mentre sperimentiamo le nostre debolezze scopriamo che la nostra vita è affidata al Signore”. Nel riflettere sulle sfide di oggi, di fronte al grande sviluppo dei mezzi di comunicazione di massa e delle relazioni virtuali, il vescovo ha ricordato che in particolare la comunicazione merita una rilevante attenzione, ecco perché è necessario “ imparare una retta comunicazione, senza banalizzare la parola, e verificarsi su queste tre domande: con chi comunichi? come comunichi? cosa comunichi?”.
L’immagine che da questa esperienza è emersa è quella di una Chiesa che, unita al suo pastore, è in cammino, animata dal desiderio di formarsi, per essere sempre più fedele alla sua identità e alla sua missione nel mondo. Seguendo l’esempio di Gesù che si è fatto uomo, anche noi siamo chiamati ad assumerci la responsabilità della nostra storia personale e del tempo che stiamo vivendo.