Il versetto 20 del capitolo 3 della Genesi («L'uomo chiamò la moglie Eva, perché essa fu la madre di tutti i viventi»), fin dai primi secoli della storia della Chiesa, come vedremo, è stato letto in chiave mariana. Tra i titoli mariani, quello di “Nuova Eva” trae origine dall'appellativo “donna” (collegato a Genesi 3,14) che Gesù rivolge a Maria a Cana (“Che ho da fare con te, o donna?”, Gv 2,4) e sul Calvario (“Donna, ecco tuo figlio”, Gv 19,26). Già nel secondo secolo, Giustino († c. 165) nel “Dialogo con Trifone” utilizzava un parallelismo soprattutto antitetico, analizzando «Maria ed Eva sotto tre aspetti: la verginità che le caratterizza; il procedimento causale che induce Eva ad acconsentire al serpente peccando e Maria ad accogliere il messaggio dell'angelo concependo Cristo; e infine le conseguenze che sono in Eva disobbedienza e morte, e in Maria la generazione dello stesso Cristo liberatore dalla morte» (S. De Fiores, Maria madre di Gesù, EDB, Bologna 2002, p. 115). Inoltre Ireneo di Lione († c. 202), sempre nel secondo secolo, nel libro “Contro le eresie” tratta con più forte vigore teologico il parallelismo Eva-Maria: «Il Signore venne nel suo dominio [...] e compì la riparazione della disobbedienza commessa sotto l'albero della scienza, obbedendo lui stesso sull'albero della croce, per riparare la seduzione subita disgraziatamente da Eva, sposa ma ancora vergine, la buona novella di verità fu portata dall'angelo a Maria, fidanzata ma vergine. Mentre Eva, sedotta dal discorso dell'angelo, si allontanò da Dio e tradì la sua parola, Maria invece ascoltò dall'angelo la buona novella di verità, portò Dio nel suo seno per aver obbedito alla sua parola. Eva aveva disobbedito a Dio, Maria consentì a obbedire a Dio, così Eva vergine ebbe come avvocata Maria vergine. Il genere umano incatenato da una vergine, è liberato da una vergine, alla disobbedienza verginale fa equilibrio l'obbedienza verginale. Al peccato del primo uomo, rimedia la sofferenza del Figlio primogenito, la prudenza del serpente cede alla semplicità della colomba, e i legami che ci incatenano alla morte, sono sciolti» (Ireneo di Lione, Contro le eresie, 5, 19, l). Ireneo utilizza poi un'altra curiosa immagine, quella dei nodi: «Maria, la vergine, si mostrò obbediente, dicendo “Ecco la tua serva, Signore: si faccia di me secondo la tua parola”. Eva fu disobbediente: disobbedì quando era ancora vergine. Se Eva, sposa d'Adamo, e tuttavia vergine ancora, [...] divenne disobbediente e fu, per se stessa e per tutto il genere umano, causa di morte, Maria, fidanzata ma tuttavia vergine, è divenuta per la sua obbedienza, causa di salvezza per se e per tutto il genere umano [...]. Il nodo formato dalla disobbedienza di Eva non ha potuto essere sciolto se non dall'obbedienza di Maria. Ciò che la vergine Eva aveva legato con la sua incredulità, la vergine Maria l'ha sciolto con la sua fede» (Ireneo di Lione, Contro le eresie, III, 22, 4). C'è quindi, secondo Ireneo, una corrispondenza antitetica tra caduta e riparazione, per cui ad Adamo corrisponde Cristo, all'albero la croce, ad Eva Maria. Eva disobbediente annoda con la sua incredulità le generazioni umane alla morte; Maria obbediente scioglie con la sua fede il nodo della morte e inizia la traiettoria della vita. «L'espressione “causa di salvezza” (riferita in Eb 5,9 a Cristo) è logicamente attribuita da Ireneo a Maria in contropartita dell'opera nefasta di Eva “causa di morte”, ferme restando la responsabilità di Adamo e la redenzione compiuta da Cristo» (De Fiores, p. 116). Quindi l'efficacia salvifica di Maria possiede per Ireneo una portata universale che si estende a tutto il genere umano, con valore retroattivo fino alla stessa Eva. Infatti Maria scioglie il nodo primordiale divenendo “l'avvocata della vergine Eva”. Tale parallelismo Eva-Maria trattato nel secondo secolo da Giustino e Ireneo, eserciterà un influsso durevole in tutta la storia della teologia. Anche il Concilio Vaticano II lo riprenderà nella Lumen Gentium al numero 56: «Giustamente quindi i santi Padri ritengono che Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma che cooperò alla salvezza dell'uomo con libera fede e obbedienza. Infatti, come dice Sant'Ireneo, essa “con la sua obbedienza divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano”. Per cui non pochi antichi Padri nella loro predicazione volentieri affermano con Ireneo che “il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll'obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede” e, fatto il paragone con Eva, chiamano Maria “madre dei viventi e affermano spesso: «la morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria”». Possiamo quindi fare nostre le parole di san Giovanni Crisostomo († c. 407): «una vergine ci ha cacciati dal Paradiso; attraverso una Vergine abbiamo trovato la vita eterna. Per una vergine siamo stati condannati; per una Vergine siamo stati incoronati» (Giovanni Crisostomo, In Psalmos, 44, PG 55, 193).
Mater Ecclesiae
“Madre di tutti i viventi…”
Don Giuseppe Fazio · 4 anni fa