·

Cultura e Società

Salvate le pensioni di anzianità dei cd. "Quindicenni"

Paolo Emanuele · 12 anni fa

Salvaguardati i diritti previsti dalla riforma Amato per chi ha 15 anni di contributi Nei mesi scorsi si erano costituiti anche in un comitato denominato "I Quindicenni". Non si tratta di teenagers ma di una particolare categoria di lavoratori assimilati a quella più ampia degli esodati, che secondo le normative precedenti alla riforma Fornero avevano già maturato il diritto alla pensione di vecchiaia dopo quindici anni di lavoro (da qui il nome).

La soluzione sembra giunta ieri, per come riportato anche oggi dai principali quotidiani economici. Il ministero del lavoro ha infatti dato ieri il proprio via libera alla circolare dell'Inps che chiarisce il quadro riguardo al mantenimento del diritto ad accedere alla pensione di vecchiaia con i requisiti di 15 anni previsti dalla riforma Amato del 1992.

Si tratta per lo più di donne, spesso con lavori e attività discontinui (servizi domestici e familiari, lavoratori agricoli, lavoratori dello spettacolo) per i quali, adesso, si riaprono le porte di accesso al pensionamento di vecchiaia, una volta maturato il requisito anagrafico. L'allarme era stato lanciato per primo dal quotidiano ItaliaOggi. La novità mette in salvo circa 65mila lavoratori che eviteranno, così, la fossa dei contributi silenti (cioè qui contributi versati da molti lavoratori non sufficienti a raggiungere un livello minimo di pensione e quindi destinati, se non intervengono le necessarie variazioni normative, ad essere del tutto persi.)

Le leggi che negli anni successivi avevano riordinato la materia si erano fatte carico di riconfermare e ribadire quella deroga, mentre il problema era stato ignorato dalla riforma Fornero. Si era posto, allora, il quesito se quella norma fosse ancora in vigore o fosse anch'essa stata travolta dalla furia dell’intervento del governo dei tecnici. In verità, il dubbio non doveva sussistere dal momento che la norma del 1992 non era stata abrogata e che non sembrava possibile equiparare a un’abrogazione la mancata riconferma di una norma.

Dal canto suo l’Inps aveva - come si suol dire - tagliato la testa al toro: con una circolare interpretativa aveva stabilito che d’ora in poi sarebbero occorsi 20 anni di contribuzione minima anche per i salvaguardati del 1992. Il che aveva gettato nello sconforto alcune decine di migliaia di persone (per lo più donne che, a suo tempo, avevano smesso di lavorare) e aperto un nuovo capitolo nella schiera dei cosiddetti esodati (i “quindicenni”, appunto).

La Commissione Lavoro della Camera aveva interrogato il Ministero e l’Inps più volte, riuscendo a ottenere, dopo le resistenze iniziali, una più attenta considerazione degli argomenti portati a sostegno della sussistenza in vita della norma. Dell’argomento si era, poi, a lungo discusso a latere dei confronti con il ministro Fornero sul tema degli esodati e delle ricongiunzioni onerose.

Il Governo e l’Inps avevano preso l’impegno di rivedere la circolare e di cambiare orientamento circa la permanenza in vigore della deroga del 1992. Ma, al solito, la bozza di circolare correttiva dell’Istituto è stata a lungo esaminata dalla Ragioneria generale dello Stato che, a quanto si dice, dovrebbe averla sbloccata in questi ultimi giorni. Siamo dunque in fervida attesa, insieme alle persone che hanno un interesse diretto a veder fatta giustizia.

Ieri è arrivato l'atteso «via libera» del ministro del lavoro, Elsa Fornero, «alla circolare dell'Inps». Circolare che ridà vita alle deroghe previste dalla riforma Amato, con esonero dal nuovo requisito di 20 anni di contributi per chi risultava ammesso a versare i contributi volontari prima del 31 dicembre 1992 e per i soggetti ai quali, in virtù della loro peculiare attività lavorativa (domestici, agricoli, pesca, spettacolo), si riconoscevano concrete difficoltà di raggiungere il nuovo requisito ventennale, ammettendoli perciò a avere la pensione di vecchiaia con 15 anni di contributi una volta raggiunta l'età anagrafica.

Sempre ieri, peraltro, Mauro Nori, dirigente generale dell'Inps, in una lettera al Giornale aveva confermato che «sulla vicenda dell'elevazione della contribuzione minima a 20 anni», innalzamento operato dalla riforma Fornero determinando l'offside dei quindicenni, l'Inps aveva «espresso il proprio avviso in merito al mantenimento delle situazioni pregresse, che riguardano per lo più donne, circa 65.000, con contribuzione versata per 15 anni al 31 dicembre 1992». Certo, 65mila è una quota ancora scarsa rispetto ai «milioni di persone» di cui parla lo stesso Nori nell'intervista di ItaliaOggi Sette in edicola, che nonostante abbiano versato contributi non riceveranno una pensione in cambio.

L'età per la pensione. I 65mila fortunati devono adesso attendere soltanto di compiere il requisito anagrafico per accedere alla pensione di vecchiaia. Requisito che, tuttavia, non sfugge alle novità della riforma Fornero, in quanto non incluso nella deroga della riforma Amato. Pertanto, a decorrere dal 1° gennaio 2013, i lavoratori interessati potranno conseguire la pensione di vecchiaia, con almeno 15 anni di contributi al 1992, compiendo un'età pari a: 62 anni e 3 mesi per le lavoratrici dipendenti; 63 anni e 9 mesi per le lavoratrici autonome; 66 anni e 3 mesi per i lavoratori dipendenti, le lavoratrici dipendenti del settore pubblico, i lavoratori autonomi.

Un costo di 8-10 miliardi. Per il via libera alla salvaguardia dei quindicenni l'ultimo ostacolo superato è stato quello del parere negativo della Ragioneria dello Stato. Va ricordato, peraltro, che nella prima bozza di circolare sulle novità della riforma Fornero, l'anno scorso, l'Inps aveva già assunto un orientamento favorevole al mantenimento della deroga della riforma Amato; e che proprio ragioni di 'cassa' avevano spinto il ministero del lavoro a far correggere la circolare, con eliminazione della deroga.