E’al via in questi giorni la 42a edizione della Fiera Agricola, la manifestazione espositiva dedicata al comparto agroalimentare che da sempre si svolge tra le vie dell’ex comune di Sambiase a Lamezia Terme. Essa rappresenta senza dubbio uno degli appuntamenti più attesi e sentiti nella nostra città , dal momento che rimane l’unica, autentica, vetrina dedicata agli operatori del settore per la commercializzazione e la valorizzazione di tutto ciò che ruota intorno al mondo dell’agricoltura.
La realtà fieristica così come la conosciamo oggi trova le sue origini negli anni sessanta, quando dalla collaborazione tra Ente Fiera e, naturalmente, la classe politica dell’epoca, si decide di trasformare la tradizionale fiera di San Biagio, festa millenaria dedicata al patrono di Sambiase, in un evento dalla portata ancora più ampia, in qualche modo specchio fedele di un’epoca che proprio in quegli anni stava conoscendo il boom economico. Dal 30 gennaio al 3 febbraio tutta l’area mercatale di Sambiase sarà occupata dagli stand delle aziende agricole e verranno esposti sia prodotti agroalimentari che varie innovazioni tecniche nel settore. La novità forse più significativa rispetto alle passate edizioni riguarda un piano di allargamento, per così dire, “concettuale” della fiera, l’idea cioè di non circoscriverla e ridurla semplicemente ad una esposizione di prodotti, ma pianificare una sorta di percorso “virtuoso” che parte dalla zona di Cafaldo (dove si svolge la fiera dei venditori ambulanti), prosegue per la Casa della Memoria dove è stata allestita una mostra fotografica con a tema proprio i 42 anni della Fiera Agricola, per poi concludersi nell’area dove sono presenti gli stand espositivi di quest’ultima edizione. Un iter storico-culturale, una bella intuizione per unire idealmente la tradizione della Fiera, la sua storia, con il presente e con tutti i cambiamenti che quaranta anni di evoluzione hanno inevitabilmente comportato. Una strategia molto importante che è prima di tutto una presa di coscienza di un cambiamento storico e della consequenziale necessità di riprogrammare l’evento “Fiera Agricola” ricollocandolo in un contesto nuovo, dove non conta soltanto la compravendita di prodotti e la loro commercializzazione, ma soprattutto l’ottimizzazione della manifestazione inquadrata nella sua storia, tradizione, non soltanto locale, dal momento che si parla di una delle feste più antiche d’Italia. Un plauso in questo senso va all’Ente Fiera, che esattamente come è successo 42 anni fa, ha saputo leggere e comprendere il momento storico e ha saputo rispondere nella maniera più responsabile possibile: negli anni sessanta infatti, in pieno periodo di ascesa economica, soprattutto dal punto di vista industriale, alcune personalità dalla spiccata lungimiranza hanno pensato, in un certo senso, di andare controcorrente, contrapponendo al trionfo dell’industrializzazione la riqualificazione dell’agricoltura, dei prodotti della terra, dell’artigianato, di tutti quei fattori cioè da sempre connotanti la nostra regione e che ne hanno fatto da sempre un’eccellenza in tutto il mondo. Così facendo si è voluto ricordare, in un periodo in cui tendeva a ritenere superata la forza trainante dell’agricoltura in nome di una qualità di vita più tecnicistica e, per l’appunto, industriale, quali fossero i punti di forza della nostra tradizione secolare, di come la Calabria sia, e debba vantarsi di questo, una regione dove attività come la lavorazione della terra, l’allevamento degli animali, l’agricoltura siano propulsori indispensabili per la nostra economia.
Oggi i tempi sono molto cambiati: siamo agli antipodi dei gloriosi anni del boom economico, la recessione sta piegando tutta l’Europa e la crisi, solo economica se ci si basa soltanto sulla realtà più direttamente intellegibile, ma in realtà anche culturale e sociale, sta caratterizzando anni che nessuno dimenticherà mai. Proprio per questo l’Ente Fiera, nella persona del presidente Vincenzo Sirianni e del suo vice Mauro Davoli, ha deciso di rendere gratuito l’ingresso alla Fiera per tutti i cinque giorni della manifestazione, così da permettere a chiunque di partecipare e magari invogliarsi maggiormente all’acquisto dei prodotti locali. L’augurio è che da ottime iniziative come questa possa iniziare quella lenta, e si spera fisiologica, fase di ricrescita per il Paese e di ripresa del mercato. La conseguenza più immediata intanto potrebbe essere un ritorno di interesse, soprattutto da parte dei più giovani, verso l’agricoltura e la lavorazione della terra: argomenti messi da parte forse con troppa facilità, eppure traino imprescindibile per fare andare avanti la nostra regione.