Presentazione-Recensione di Sotto il cielo di Calabria. Memoria di futuro in otto personalità lametine (Ed. Progetto 2000, Cosenza 2012): libro di Filippo D’Andrea Si focalizzano tre figure delle otto nel libro: Elvira Bruno D’Andrea, Gianni Renda e Giannetta De Sensi di Mons. Armando Augello - Professore di Esegesi Biblica al Pontificio Istituto Teologico Calabro “S, Pio X” Premessa: è chiaro che tutti siamo,non solo capaci,ma anche felici di leggere la interiore comprensione che il prof Filippo D’Andrea,innamorato e appassionato dell’uomo in Cristo, ci ha regalato di otto significative personalità lametine. Minimamente curo di evidenziare le qualità letterarie del suo scritto:tradirei la sua intenzione-finalità che non è letteraria;neanche è scontatamente di edificazione attraverso brevi biografie di brave persone.
Parimenti nulla voglio aggiungere di mio, neanche sulla base di eventuali miei rapporti con i soggetti presentati. Quale potrebbe essere allora una valida,in un certo senso corresponsabile ragione di questo nostro incontro?Al di là delle ragioni che ognuno di noi si porta dentro col fatto stesso della sua presenza,accogliamo la ragione suggeritaci dallo stesso autore nel sottotitolo:metterci in cristiana,e perciò profondamente umana meditazione per divenire anzitutto noi “il futuro” di “persone memoriali” che non possiamo lasciare chiuse nei sepolcri,se non altro per i semi che del e dal Signore Risorto esse hanno accolto e maturato nella propria esistenza. Tale finalità ci impegna. C’è pertanto una chiave di comune ermeneutica e prospettiva che ci permette di entrare nella complessa ricchezza d’animo che ha preso corpo ecclesiale,familiare e sociale negli otto bagliori di cielo che D’Andrea cerca di liberare dall’oscurità dell’oblio,ma molto più da una eredità semplice possesso:cioè la chiave della consegna da assumere,nella speranza che nella staffetta della vita abbiamo anche noi patrimoni di interiorità e di esperienza da consegnare ad altri:il futuro è anzitutto la consegna del presente.
Pertanto insieme ci domandiamo quali consegne da esse assumiamo,anche se ci limitiamo a riprenderle solo da tre degli otto protagonisti:Giannetto De Sensi,Gianni Renda di cui cogliamo gli aspetti comuni di impegno della fede nel sociale,ed Elvira Bruno colta sotto l’angolatura specifica della sua presenza nel mondo del disagio dei minori.
Le consegne che accogliamo:
I.Giannetto De Sensi 25 luglio 1938/ 27 dicembre 1991
Gianni Renda 21 febbraio 1952/ 1° dicembre 1983
Dalle date del loro vissuto deduciamo che il periodo in cui i loro impegni si sono in qualche modo incrociati nel Lametino è stato dal 1968 al 1983,cioè il breve periodo di quindici anni concesso a Gianni,ma che,come a tutti noto, nel secolo scorso ha costituito una svolta radicale nella concezione dei rapporti costitutivi della società umana,e che, provvidenzialmente, appunto in senso di comunità è stato lievitato dal rinnovamento del Concilio Vaticano II(1962-65) soprattutto come concezione dell’essere “chiesa”:società e chiesa hanno dialogato non poco insieme su come essere e divenire meglio famiglia umana-famiglia di Dio Padre.
Alcuni aspetti comuni dei due che D’Andrea mette in evidenza:
1. le personalità umane e cristiane non si improvvisano:tutte e due adempiono alla fatica degli studi in giurisprudenza,che permetterà loro una specifica competenza dell’umano sociale;
tutte e due vivono l’intero cammino di formazione nell’Azione cattolica,ma in modo così maturo da poterne divenire tutti i due responsabili:presidente diocesano e delegato regionale Giannetto,delegato diocesano Gianni.Il che significa anzitutto educatori di altre coscienze e personalità,quali Giannetto e Gianni effettivamente sono stati con quella sinfonia di sapiente e amorevole relazionalità che D’Andrea mette continuamente in evidenza,quasi colonna sonora della sua presentazione:il loro approccio era davvero generante e rigenerante,medicinale e costruttivo. Una tastiera si può suonare in mille modi:ed essi entravano col cuore di Cristo nel cuore dei giovani e dei meno giovani.
Gianni fra l’altro per la sua formazione spirituale ha avuto anche il dono di potere formarsi alla spiritualità e al carisma di S. Francesco di Paola nel cammino del Terz’Ordine,anche in questo caso divenendo Presidente della sua Fraternità:precisamente negli anni in cui di Francesco di Paola si evidenziava,tra Convegni e pubblicazioni,la carità sociale.
Anima della loro formazione è stata soprattutto la preghiera sia personale di singoli e sia di comunità liturgica.
La consegna:
i processi educativi-formativi autentici,che proprio nel decennio 2010-2020 la CEI ci ripropone,non possono essere funzionali ed efficientistici,di risultati immediati ed appariscenti;devono potere scavare e conformare sin nei fondali l’integrale mistero della persona umana singolare e sociale,nella quadruplice relazione con le cose,con Dio,con se stessi e con gli altri,sapendo anche utilizzare le vie tipicamente giovanili quali possono essere il gruppo, la musica,il teatro..
2.Tutti e due si trovano impegnati nella Chiesa direttamente aperta sulla socio-cultura:
Giannetto nella FUCI,di cui diventa presidente diocesano;Gianni che a Sambiase fonda una sezione ACLI .Tutte e due accettano responsabilità immediate di promozione sociale:Giannetto membro del l’Assemblea del Consorzio Industriale e del direttivo del Consorzio
aeroportuale;Gianni presidente della FIMPA di Lamezia e dell’ISEF di Catanzaro.
La consegna:
soprattutto con la formazione umano-cristiana ricevuta,sapersi spendere ed esporre per la promozione del bene comune rischiando in proprio. Il Signore ci salvi dallo stare solo a guardare facendo facili e posticci commenti al risultato dell’impegno altrui:tante mani sono falsamente pulite,tali solo perché mai messe in pasta pensando di risultare comunque persone per bene.
3.Tutti e due dediti alla carità politica,sia a livello di formazione dei giovani al servizio della città,sia a livello di scelta effettiva di una via politica in un partito,sia a livello di compiti delicati quale è stato quello di Sindaco di Lamezia Giannetto e di consigliere provinciale Gianni,allievo in questo dello zio Giovanni.Tutti e due dediti sino al sacrificio alla purificazione e moralizzazione della politica in situazioni estremamente delicate sia all’interno dei partiti che all’esterno per pressioni inaccettabili;sia contro logiche di poteri individualistici e sia nella fatica di proporre e avviare un processo di conciliazione e convergenza di tutti sui bisogni reali della gente e su investimenti produttivi per il bene comune. Soprattutto in questo campo essi hanno fatto esperienza di concezioni radicalmente opposte dell’essere cittadino come anche dell’essere cattolico,dell’essere cittadino cattolico;e quale fatica quotidiana,complicata e intrisa di continue difficoltà e insidie,comporta farsi carico di delitti e di povertà,di innocenti lagrime di ogni genere e di mestazioni e ambiguità quanto mai gramignose nel nostro familismo e clientelismo oggi non più borghese ma aggressivamente arrivistico.Tutte e due hanno assunto il reale con i suoi ideali, i suoi limiti e le sue contraddizioni,senza galleggiare col salvagente sulle miserie e i peccati altrui:in questo erano non tattici e prammatici,ma illuminati e animati da una profonda e realistica conoscenza del mistero dell’uomo-mistero di Dio nella storia;il crocifisso risorto per essi non era certo arredo da parete,ma senso ultimo del gioco della umana libertà.
La consegna:
in fatto di dottrina sociale occorre superare il predicatorio,il velleitario e il consolatorio,per imbarcarsi in una vera e propria scienza della politica,cogliendo nel vissuto e nel messaggio di Cristo tutte le implicanze ed esigenze di convivenza umana,atte anche a dare conformazione e strutturazione alla polis dalla città al mondo intero:siamo ancora molto lontani dall’avere colto la carità come la vera anima della giustizia,e la giustizia come autentico tessuto della carità.
Significativo che il Convegno di Verona fulcro del passato decennio pastorale della CEI ha visto alla sua attenzione parecchio di realtà socio-politica,facendo appunto seguito al Vangelo della carità degli anni ’90.
4.Tutti e due hanno trovato e continuato nella famiglia, e famiglia allargata,un humus di virtù umane lievitate da fede cristiana praticata,senza soluzione di continuità tra casa,chiesa e società,vissute sempre l’una dentro l’altra,permeata ognuna delle altre due.
Ciò ha permesso una unitarietà di personalità e di vissuto che nei rapporti si rifletteva come equilibrio,serenità,atteggiamento chiaro e salvifico,giusto e misericordioso nello stesso tempo.
Potere condividere nella massima intimità familiare la comunione con Dio e con l’umanità
è fonte di grande serenità e condizione di essere operatore di pace.Non solo:tutte e due hanno vissuto un ambiente ecclesiale in cui la formazione al matrimonio e alla famiglia era determinante,anche nei confronti della educazione dei giovani ad essa.
La consegna:
continuare ad essere papà e mamma nella professionalità,a lievitare di rapporti familiari i rapporti sociali,portare a casa i problemi dei fratelli incontrati nella giornata di lavoro,guardare nei propri figli i figli degli altri,mettere al centro della politica la famiglia come la prima fondamentale risorsa e la prima finalità di ogni altra istituzione e simili spiega come Giannetto e Gianni pur nel tafferuglio del loro compito socio-politico potessero essere sempre disponibili,concilianti,capaci di ricominciare,di cogliere il possibile positivo e vie di rinnovata fiducia. Del resto un autentico cristiano attinge sempre nella resurrezione di Cristo sacramento di ogni umana realtà,anzitutto della casa.
5.Tutti e due sono stati santificati da intima delicata sofferenza:Giannetto dalla morte incidentale del figlio Pierluigi;Gianni dal suo tumore che lo ha reso dolorosamente terminale.
La consegna:
considerare un dono potere condividere con altri fratelli la sofferenza innocente:essa permette
l’ultima qualità dell’amore libero e gratuito,quella di dare se stessi nel sacrificio e nella esperienza più alta della trascendentalità del soggetto. Non per nulla Cristo,il Trascendente, ne ha fatto scelta nella volontà del Padre,e come via di salvezza per tutti:via anzitutto sapienziale rispondente alla verità -identità della persona umana.
II. Qualche puntualizzazione dei due:
Giannetto,anche per i contesti in cui è stato chiamato a operare(Comune,Aeroporto,Democrazia cristiana….),si è trovato più versato sul socio-politico e sempre più del tipo istituzionale;ed in esso è stato chiamato a vivere momenti delicati ed esaltanti: l’impegno per la unificazione dei tre comuni Sambiase, Nicastro e S. Eufemia; il dovere scegliere nell’impiego delle risorse e delle vie produttive;la scelta di commissariare la DC;il dovere affrontare la malavita nel pubblico,e simili.
Gianni invece ha avuto appena tre anni di vita di consigliere provinciale,per cui nella sua breve esistenza è più evidente il suo ministero di fedele laico nella pastorale:il giovanottone dei campi scuola,il catechista,il formatore di formatori,il povero di spirito vicino ai poveri anche attraverso la sua professione di avvocato,colui che con tutti conserva i passi pesanti e gioiosi insieme del portare in braccio a messa la sorella più grande di lui,e soprattutto chi partecipa allo sforzo tipico degli anni 70 di inculturare la fede. Anche perché, per quanto attiene il momento formativo,preghiera compresa,al tempo di Gianni era subentrata una ulteriore più mirata attenzione alla Parola di Dio in quanto tale ben oltre la parola nella Liturgia Eucaristica:già dai suoi anni giovanili ogni incontro si fondava sulla Parola studiata e pregata. E nella incarnazione e inculturazione della Parola,si era passati dalla fondazione e dall’impegno della Democrazia cristiana di Don Sturzo, ad una più dichiarata sua profezia nei vissuti e ad una più concreta sua attuazione verso gli ultimi.
Tuttavia tutte e due, nell’uno o nell’altro più accentuato contesto di vita dovuto a tempi e circostanze,mai sono stati settoriali e tanto meno di parte,ma sempre aperti a 360 gradi
secondo il possibile proprio e delle situazioni.
La consegna:
sapere vivere ognuno il compito che la divina provvidenza ci affida senza confronti.
E se dovessimo confrontare i compiti dei due con quello di Gesù solo falegname,e neanche rabbino pur chiamandolo tutti Maestro? E neanche sacerdote,pur avendo offerto se stesso?e neanche sinedrita, pur regnando dalla mangiatoia alla croce?Il vero volto di ogni compito,quale che sia,è di servire l’amore del Padre:è bello sognare il compito umano che meno lo adombra e che meglio lo lascia trasparire.
II. Elvira Bruno 21-4-1952/16-5-2008:
mi obbligo al rispetto del prof D’Andrea e della sua famiglia a non riprendere alcunché di quanto egli scrive sui travagli familiari e personali della sua cara consorte;egli stesso,confidandoci non poco di lei,ha inteso in verità mettere in evidenza quante delicate sofferenze portano a raggiungere effettivamente una forte e corretta personalità. Ed è su questa spiccata personalità maturata per vie che alcune volte hanno costituito veri e propri tunnel e drammi,che vogliamo porre l’accento quanto più essa appunto nella fragilità è andata divenendo sempre più un qualificato dono di vita e di amore per gli altri. Se i pronostici del suo futuro c’erano nella educazione ricevuta in una famiglia incentrata nelle edizioni UTET,non c’erano però a livello di salute: un cammino che fa veramente pensare. Riprendiamolo in sintesi,ma quanto basta perché
ci sia di stimolo ad avere nella vita fiducia ad oltranza. Laureata in Scienze sociali,diviene insegnante di scuola elementare per 4 anni in paesi remoti della Lucania con ragazzi a rischio;superato un concorso nel Ministero di Grazia e Giustizia,è assegnata al Centro di servizio sociale per adulti per il carcere di Poggio Reale:è quanto dire. Coniugata col prof D’Andrea e trasferitasi a Lamezia,è assegnata presso il Centro servizi sociali per adulti di Catanzaro,per poi passare nel 1989 educatrice presso il carcere minorile di Catanzaro; dal 1990 al 1995 è distaccata presso la Casa circondariale di Lamezia Terme,ove il 1997 è nominata sostituta del direttore .Il 12-10-2002 diviene responsabile della Mediazione penale minorile del Centro per la Giustizia della Calabria e Basilicata,in particolare presso la sede del Centro per la giustizia minorile di Catanzaro.In tale veste si adopera per aprire un Centro ministeriale per minori in Lamezia Terme,che in verità non vede a causa della sopravvenuta morte. Il 25-10-2008 viene a lei intitolato il Centro Servizi sociali per minori di Lamezia Terme.
Ebbene:già questa stessa crescente assunzione di responsabilità con i corrispondenti riconoscimenti evidenzia le qualità personali e professionali di cui la dott.sa Bruno era ricca.
Colpisce ancor più lo spirito missionario con cui essa ha animato le sue competenze professionali,e con cui avvicinava e seguiva soprattutto i ragazzi e giovani deviati. In merito basterebbero le espressioni che per lei i suoi colleghi hanno avuto nel giorno delle sue esequie,o quelle che ha avuto l’alto dirigente del Ministero di Giustizia Serenella Pesarin nella occasione della suddetta intitolazione a lei del CSM di Lamezia T. Compenetrata appunto dal desiderio di prevenire le devianze giovanili,per anni partecipa ai Corsi prematrimoniali diocesani nella speranza di comunicare da esperta e da mamma educatrice di Chiara e Giuseppe quanto può servire a futuri genitori per una educazione dei figli all’altezza dei tempi e dei pericoli che essi corrono.
Siamo tutti ben compresi che nel contesto tipico della Giustizia,sia per l’oggetto in questione e sia per la tipologia dei soggetti, scienza e virtù sono chiamate ad assumere una conformazione di estrema delicata difficoltà:se già è difficile entrare nella libertà e nei cuori di persone
comuni,quanto lo sarà entrare nei vissuti e negli animi di ragazzi e giovani terremotati!quale duttilità interiore ed esteriore deve avere la integrale personalità della educatrice,mediatrice e assistente sociale,non solo verso i minori,ma molto più nei confronti delle loro famiglie e delle istituzioni! Ancor più in questo contesto diventa un’arte coniugare carità e giustizia,morte e resurrezione.
La consegna:
la storia della dott.sa Bruno ci invita ad essere più attenti al valore di tante persone che come lei nel silenzio e nell’umiltà vivono virtù eroiche come le sue. Se il consorte non ci avesse consegnato la sua ricchezza come ricchezza della umanità nel quotidiano,ben pochi avrebbero preso coscienza di essa. Quanti tesori sconosciuti e non utilizzati!Della Giustizia e delle sue carceri finiamo per conoscere solo il negativo dei delitti;e invece quanta dedizione ogni giorno si consuma in essa!Quante cose potrebbero raccontarci i direttori di carcere,o le guardie penitenziarie,o chi è stato ingiustamente carcerato,o i cappellani!Quello della Giustizia è un terreno di vita che non possiamo,non dobbiamo ignorare,soprattutto per gli aspetti di intima umanità che fa emergere e rinnovare.
Ci si augura, anzi, che nasca tutto un filone di letteratura che riprenda la storia di tante persone che in umiltà e nascondimento hanno vissuto virtù eroiche, sia come uomini e sia come cristiani: un patrimonio da valorizzare, una memoria del futuro.