Premesso che qualsiasi sintesi su questo tema rischia di esemplificarne la sua complessità ed enormità, Mi scuso, a priori, con i lettori, se non sarò esaustiva.
Come nel titolo c'è da precisare che sia il cyberbullizzato che il cyberbullo sono le facce di una stessa medaglia ed entrambi bisognosi di intervento.
I genitori, il più delle volte, escludono che il proprio figlio possa essere fonte di disagio, di derisione, di vere e proprie crudeltà psicologiche nei confronti dei pari fino a negarne le responsabilità e, di conseguenza, anche le proprie. Al contrario, è situazione da vigilare e da monitorare per non ritrovarsi un figlio minore cyberbullo e nelle condizioni di ricevere eventuali denunce per le quali, come esercenti la patria potestà, si risponde in prima persona.
D'altro canto, i figli da soli in casa e con il web come unico interlocutore non sono, come potrebbe pensarsi, in un luogo sicuro cui affidarli: potrebbero incorrere, infatti, in atti di cyberbullismo di diversa gravità. A tal fine, importante è avere un atteggiamento di “ascolto autentico” che costruisca la fiducia della prole nei genitori come depositari accoglienti delle loro problematiche, astenendosi da critiche a priori sul loro comportamento, ed evitando la forzata confidenzialità che li spingerebbe a non raccontare quanto stanno vivendo, sentendosi sotto “controllo” e mancanti di fiducia. Sarà, invece, opportuno affiancarli nell'uso del web, seduti insieme davanti ad un pc che consentirà loro di avere un filtro adulto su contenuti, anche i più trasgressivi, da selezionare ed essere oggetto di sana conversazione, per non creare danni psicologici nel percorso di formazione della personalità .
La chiarezza educativa è alla base di ogni comunicazione ed azione genitoriale: sarà conveniente spiegare ai ragazzi come si usano i social, affidandosi a persone esperte e di fiducia se ci si ritiene non capaci, mettendo subito in chiaro con gli stessi che le responsabilità genitoriali impongono di avere accesso ai siti che essi frequentano, al codice di sblocco del loro cellulare, senza piegarsi alle eventuali proteste che potrebbero sollevarsi.
Sarà bene spiegare loro la differenza fra un semplice scherzo e l'inizio di un atteggiamento vessatorio che, solitamente, parte dalla denigrazione di aspetti fisici o comportamenti goffi della vittima, non così difficili da riscontrare in età pre- adolescenziale e adolescenziale e, peggio, dalla diffusione di immagini intime e personali che , pertanto, i ragazzi devono sapere essere strumenti pericolosi nelle mani di un cyberbullo che potrebbe decidere di esporli alla “gogna mediatica”.
Contrattare il tempo di esposizione ai media è altra regola fondamentale affinchè l'esistenza di bambini e ragazzi non sia in balia di relazioni virtuali, magari “ già problematiche”, che fanno perdere loro il contatto con la realtà di tutti i giorni e con un mondo fatto di atti concreti, impegni e obblighi.
Vincere la noia di alcuni momenti proponendo o inventando insieme a loro quanto di divertente, di realizzabile con il fai da te, fare un gioco di società che li distragga dal web in modo sano e, soprattutto, in compagnia delle persone che devono prendersi cura di loro, sono altre modalità di impegno genitoriale, di accesso autentico e non controllante al mondo dei figli.
I figli del nostro tempo, i nativi digitali, costituiscono un mondo che va conosciuto e non ignorato, con impegno intellettuale e fuori dagli schemi classici del sentire che se si è genitori è, ovvio, che si voglia loro bene…non è più così, non basta!
Infine, è bene ribadire l'impegno delle altre istituzioni educative, quelle scolastiche e socio- sanitarie, che hanno obblighi precisi nell'intervenire attivamente nella lotta al cyberbullismo, nella consapevolezza che solo un buon lavoro in rete può portare al contenimento di un fenomeno ormai imperante che necessita la mobilitazione di molteplici forze e che, nella multidisciplinarietà, trova la sua massima espressione.
Psicologia e dintorni
Cyberbullizzato e cyberbullo, due facce di una stessa medaglia
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