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Vita diocesana

Tornare ad essere costruttori ed organizzatori della Speranza

Armido Cario · 12 anni fa

Di fronte al degrado culturale e politico in cui versa oggi la nostra società la tentazione di cedere allo sconforto, alla sfiducia, al ripiegamento e, soprattutto, di perdere la Speranza è molto diffusa. Per tentare di arginare questa devastante condizione umana, cercare di risollevarsi dal degrado etico e morale in cui versa la nostra società e riprendere il cammino, tutti siamo chiamati a riflettere sulle passate responsabilità comuni e ad impegnarci per essere costruttori ed organizzatori della Speranza. Costruire la città dell’uomo a misura d’uomo ed organizzare la Speranza, per tutti , non solo per gli amministratori della Cosa pubblica, è insieme una vocazione e una missione , alle quali non si può né derogare né delegare.

Certamente né il contesto di fede né la situazione sociale e culturale generale, in cui siamochiamati a vivere questa vocazione e missione, sono confortanti ed edificanti.

Ovunque diffuso è il processo di crescente scristianizzazione : Cristo Gesù è sempre meno Via, Verità e Vita, fonte e culmine della nostra esistenza ; la sua Parola di salvezza sempre meno illumina i nostri passi, orienta le nostre idee, guida le nostre scelte quotidiane ; la fede, intesa come accoglienza piena dell’amore di Dio, che si è fatto uomo ed è morto in croce per ciascuno di noi, si sta progressivamente trasformando in una religiosità rituale ed esteriore ; l’uomo sembra aver dimenticato la sua dignità di creatura fatta ad immagine e somiglianza di Dio e tende a lasciarsi vivere nell’idolatria ; la dignità della persona è sempre più minacciata , offesa e, in alcuni casi, mortificata nella sua essenza; il senso del bene e del male si sta smarrendo; i contenuti oggettivi della fede vengono costantemente messi in discussione , perfino dai credenti, scadendo in forme di soggettivismo teologico, etico e morale. Le conseguenze sono le diffuse forme di ateismo pratico , di antropocentrismo , di permissivismo morale , di edonismo e di nichilismo , che tendono ad addormentare e, in alcuni casi, ad impossessarsi delle nostre coscienze.

Siamo tutti convinti che oggi certamente si vive meglio rispetto al passato , c’è maggiore libertà e democrazia, si è molto più istruiti e meglio curati , ma nonostante tutto questo , i giovani sono sempre più insoddisfatti, inquieti, insicuri, disorientati e, in alcuni casi, disperati; la famiglia in crisi , delega ad altre agenzie educative, il suo compito primario di educare alla fede i figli ; nello scenario dei rapporti umani prevalgono sempre più : l’egoismo, l’interesse, l’indifferenza, la furbizia e, in alcuni casi, anche il cinismo, la corruzione, l’affarismo, la prepotenza e il disprezzo della legge.

Nonostante questa triste realtà tutti, ma soprattutto i cattolici , devono proporsi come costruttori e organizzatori della Speranza, non tacendo più sui gravi problemi , che ci circondano, ma facendosi carico degli innumerevoli bisogni, che emergono dalla società.

Mi riferisco in particolare: alla mancanza di lavoro, soprattutto per i giovani, ormai subita passivamente quasi come un male inevitabile; alla mafia, che avvolge e corrode come un tumore pervasivo il tessuto sociale; al problema dei tanti extracomunitari, quasi scaricati sul territorio, abbandonati a se stessi e in alcuni casi sfruttati e taglieggiati; alla diffusione della droga, insieme ad una vasta quanto sommersa prassi di usura ; alla povertà culturale, che non fa crescere in dignità e libertà e che crea in modo preoccupante casi di abbandono scolastico; alla crescente e sempre più esigente domanda da parte dei cittadini rispetto alla sanità, alla casa, all’assistenza, alla scuola, alla qualità della vita in generale ; al degrado del territorio; alle disfunzioni di alcune istituzioni, alla non trasparenza delle gestioni, alla presenza di meccanismi perversi che favoriscono il prevalere di poteri alternativi; alla crescente microcriminalità e alla conseguente insicurezza dei cittadini .

Non possiamo nemmeno rassegnarci al diffuso degrado della politica , la quale , piuttosto che essere “ l’uso del potere legittimo per il raggiungimento del bene comune della società “ ; piuttosto che passare “attraverso un preciso e quotidiano impegno, che esige una grande competenza nello svolgimento del proprio dovere e una moralità a tutta prova nella gestione disinteressata e trasparente del potere “ sta , purtroppo, degenerando “in un sistema di potere , terreno di scontro tra interessi individuali e di gruppo, nel quale si privilegia quelli dei più forti e si penalizza quelli dei deboli e dei non garantiti” .

Il servizio politico, piuttosto che essere svolto con disinteresse, cercando non l’utilità propria, né del proprio gruppo o partito, ma il bene di tutti e di ciascuno , e quindi, in primo luogo di coloro che nella società sono messi inesorabilmente da parte ; piuttosto che cercare una giustizia che tenda a creare tra i cittadini condizioni di uguaglianza nelle opportunità, e dunque, a favorire quelli che per condizione sociale, per cultura, per salute rischiano di restare indietro o di essere sempre agli ultimi posti nella società, senza possibilità di personale riscatto ; piuttosto che sforzarsi di far crescere lo spirito di solidarietà, per vincere l’egoismo delle persone, evitando la ricerca della potenza – prepotenza politica e della ricchezza economica al di fuori di ogni riferimento ai valori evangelici, sta degenerando in un sistema perverso.

In questo contesto i partiti manifestano una vita asfittica, quasi inesistente , in alcuni casi dominata da piccoli gruppi di potere e talvolta addirittura da singoli personaggi ; mostrano una vita senza autentica democrazia, dove in alcuni casi non si fa politica, non si progetta, non si programma , ma si trama e si litiga continuamente per la spartizione del potere, provocando come conseguenza la ingovernabilità ; continuano ad essere centri di gestione del potere fine a se stessi, nei quali la clientela prevale sul merito e sull’impegno e i valori della professionalità e della capacità, che hanno peso e valenza nella vita civile, non hanno possibilità di affermazione ; nei quali sempre più spesso si tende a demonizzare l’avversario politico e il conflitto va personalizzandosi, diventando aspro e acceso, oltre i limiti del tollerabile e il dibattito sui programmi e sui problemi, quando c’è, è in diversi casi un velo di ipocrisia , che serve a coprire la natura personale dello scontro e gli interessi privati che si vogliono difendere, perseguire e raggiungere; continuano in alcuni casi a dare spazio ai comitati di affare che si costituiscono per gestire propri interessi o quelli dei propri familiari e non manifestano una reazione forte e decisa contro le illegalità, più o meno palesi, e contro l’emergente fenomeno mafioso, che sta sempre più estendendosi e imponendosi sul territorio, con conseguenze facilmente riscontrabili nelle cronache recenti dei giornali .

Di fronte a questo scenario non certamente confortante , organizzare la Speranza rappresenta un imperativo categorico : un’impresa certamente ardua ma non impossibile .

In questa situazione certamente complessa e problematica occorre , innanzitutto, un’attenta e seria meditazione da parte di tutti, soprattutto dei cristiani impegnati in politica , degli amministratori comunali, dei parlamentari. Perché non si cada , da una parte, nell’inevitabile sfiducia verso il mondo politico, già presente in vasta parte dell’opinione pubblica, bisogna dire di no allo scoraggiamento: non è questo il tempo dell’abbandono, del rifiuto, della passività; bisogna reagire coraggiosamente e coralmente ad una situazione grave e compromessa , rifiutando atteggiamenti ambigui e compromessi facili , recuperando idealità e valori, lucidità e impegno; bisogna dire di no al qualunquismo:fare di ogni erba un fascio, non distinguere il bene dal male, mettere sullo stesso piano l’onesto e il disonesto, è atteggiamento né saggio né giusto e serve solo ad alzare la polvere delle parole e a lasciare le cose così come sono; bisogna dire di no all’individualismo: c’è una logica perversa che spinge sempre a porre come fine e criterio di azione l’interesse individuale, a far riemergere forme di vecchi antagonismi corporativi. territoriali, campanilistici, frustrando la volontà di partecipazione e di solidarietà che è la base ineludibile per una società umana.

Bisogna, soprattutto, avendo come riferimento la Paola di Dio e la Dottrina sociale della Chiesa , che si riaffermi con maggiore vigore la necessità di perseguire la giustizia nella Verità e nella Carità, liberando l’uomo da ogni forma di schiavitù, generata dalla cultura consumistica , e la politica da quei meccanismi perversi che la soffocano , soprattutto evangelizzandola e riportandola a strumento di servizio per il bene comune , al fine di realizzare un autentico umanesimo cristiano, nel pieno rispetto della dignità “ di tutto l’uomo e di ogni uomo “

Solo così sarà possibile riavviare nella società un rinnovato cammino di ricostruzione della Speranza