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Attualità

La lettura della "Dottrina Sociale della Chiesa" di don Fabio Stanizzo

Vincenzo Rimedio, Vescovo Emerito · 4 anni fa

Ho avuto modo di leggere il libro di don Fabio Stanizzo su “La dottrina sociale della Chiesa” ed ho scelto di soffermarmi con alcune annotazioni su due importanti chiavi della Dottrina Sociale della Chiesa: la dignità della persona e il bene comune. Per noi credenti trattare della persona umana costituisce un motivo di gioia dal momento che sia filosoficamente che teologicamente ne emerge una ricchezza di motivazioni. La persona umana è presentata dalla Genesi al primo capitolo secondo la Parola di Dio “Facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza”, di più perfetto non si può dire. S'interesseranno nel corso del tempo della persona e della sua prerogativa razionale Boezio e San Tommaso d'Aquino. Cartesio ha un po' scompaginato l'assetto della persona con la sua affermazione “cogito ergo sum”. Il “sum” previene il “cogito”.
Il Concilio Vaticano II emanò due documenti importanti relativamente alla dottrina sociale della Chiesa: la Gaudium et Spes e la Dignitatis Humanae. La dignità della persona è come un centro valoriale secondo l'enciclica “Evangelium Vitae” (del 25.3.1995), perché coniuga “l'anelito incessante di tutta la Chiesa a suo favore”.
Ultimamente, proprio il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa studiato con intelletto di amore dall'autore del libro Don Fabio e commentato con perspicacia e con passione da Lui, il compendio espone con chiarezza contenuti, i più vari, della dignità in questione.
Qualche accenno sui caratteri della persona umana .
La dottrina sociale pone in risalto la persona nella sua identità caratterizzata dalla sua unità, trascendenza, libertà, uguaglianza e socialità per dare un volto cristiano alla società, essendo teologia morale. E la teologia senza ha il compito di elevare verso Dio. Anzitutto va sottolineato come la persona non sia una monade ma è relazione. E' la sua definizione: è apertura a Dio e al prossimo. E' questa la trascendenza. E non dipende nel suo agire, e non è condizionata: è in se è per se. Dipende da Dio Creatore. La trascendenza ci richiama il discorso sulla libertà della persona. Nel suo agire l'uomo deve essere libero, sottolinea l'autore del libro. Come ho scritto nel mio volume “Un nuovo esodo”: “la persona è un mondo: la sua libertà, la sua coscienza, gli affetti, le aspirazioni, la capacità di infinito… la libertà è il respiro della vita, esclude ogni schiavitù interiore ed esteriore e crea la leggerezza esistenziale”.
Quanto deve stare a cuore alla Chiesa la Persona, ogni Persona! Quanto ancora la libertà “respiro della vita”.
Si continua con la considerazione del bene comune, che non risulta condiviso dalla mentalità moderna di diversa gente per la diffusione dell'individualismo, eredità anche della teoria liberale. Ma per la dottrina sociale della Chiesa è un riferimento di cui ha bisogno la società per il suo sviluppo nella solidarietà e nell'uguaglianza. Sul bene comune ebbero modo di interessarsi sia San Tommaso d'Aquino che la Scuola Francescana. Vi è una diversità tra la tesi di San Tommaso e quella di francescana: il primo si fonda sulla persona e la sua razionalità collegandosi ad Aristotele, mentre la tesi francescana si fonda sulla volontà. Per san Tommaso il “bonum commune” è “opus rationis”, opera della ragione che assecondando la naturale inclinazione umana alla socialità, la assume coscientemente. L'universo risulta bene comune come la famiglia. La proposta della scuola francescana è ispirata al primato della volontà con trascendimento dalla razionalità e la sua idea suprema è la bontà, che anima la storia. La concezione della Chiesa sul bene comune si è formata soprattutto con l'apporto dei Sommi Pontefici che dall'800 ad oggi si sono resi interpreti della valenza sociale del bene comune. Tra gli ultimi Pontefici “Giovanni XXIII- come ben evidenzia il Compendio- ne ha arricchito ulteriormente il suo contenuto affermando innanzitutto che “il bene comune consiste nell'insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli stessi esseri umani lo sviluppo integrale della loro persona e, successivamente, che il bene comune si definisce in riferimento alla persona umana e a tutte le persone umane, assumendo il significato di bene comune universale”.
La responsabilità per attivare il bene comune riguarda tutti: che si rendano disponibili alla collaborazione a seconda delle proprie capacità. I cristiani si impegnino a ravvivare la coscienza morale della Nazione: compito profetico. Una mediazione importante compete al bene comune dovendo esercitare una armonizzazione della vita sociale, dove gli uni esercitino la propria attività nei limiti consentiti, senza invadere l'esercizio dell'attività degli altri. La mediazione si manifesta come condizione per l'equilibrio tra persona e società. Sono interessanti alcune indicazioni sulla politica in rapporto al bene comune di Giovanni XXIII, presenti nella Mater et Magistra: “La politica è l'arte del fare, nell'ottica del bene comune: è l'arte paziente di tradurre i valori in proposte e, allo stesso tempo, ricercare e far montare un ampio consenso”. Il problema della società contemporanea è quello di una reale democrazia con gli strumenti della rappresentanza parlamentare e con l'opinione pubblica. Il compendio citato dall'autore così si esprime: “per assicurare il bene comune, il governo di ogni paese ha il compito di armonizzare con giustizia i diversi settori, i diversi interessi. L'azione politica deve perseguire valori economici, sociali ed etici”. Oggi si vive in tempo di crisi ed incide il multiculturalismo che va composto dalla democrazia reale. Le comunità cristiane sono chiamate a favorire l'impegno politico dei propri rappresentanti nella vita del Paese, per la trasformazione della società alla luce dei valori evangelici e della dottrina sociale della Chiesa.