A sancire il diritto delle persone disabili a vivere nella società con la stessa libertà di scelta di ogni altro cittadino è l'articolo 19 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, che ne promuove l'autonomia e l'autodeterminazione, riconoscendo loro il diritto di decidere per sé e per la propria vita ciò che desiderano e di cui necessitano.
Per vita indipendente si intende in concreto la possibilità, dei disabili di poter scegliere dove e con chi vivere. Naturalmente per fare ciò deve essere loro garantita, come a qualunque altro cittadino, la possibilità di accedere ai servizi che consentono un reale inserimento nella società.
Affinché tale diritto possa essere effettivamente fruibile è necessario che l'ambiente edificato e urbanistico, i trasporti siano accessibili e che si possa realmente accedere all'assistenza personale, la cui funzione è fondamentale nella organizzazione di un progetto di vita indipendente, che deve essere calibrato sulle esigenze del singolo.
Ad introdurre il concetto di "vita indipendente", anche come prassi, nell'ordinamento italiano, è stata la legge 162 del 1998. Si tratta di un testo normativo che negli anni ha visto la successiva possibilità, da parte delle autonomie locali, di proporre e sostenere questo genere di interventi.
Da un punto di vista legislativo, i progetti di vita indipendente sono favoriti dalla legge 112 del 2016 sul “Dopo di Noi”, ma a tutt'oggi manca un'applicazione concreta. In questo ultimo anno sono stati fatti alcuni passi avanti: il decreto Rilancio ha incrementato il Fondo nazionale “Dopo di Noi” per l'anno 2020 ed è stato istituito un tavolo tecnico ministeriale per promuovere gli aspetti giuridici e fiscali di attuazione della legge.
Oltre le barriere
La legge 162 del 1998 ed il riconoscimento delle persone disabili ad una vita indipendente
Mirella Madeo · 4 anni fa